Virus, attenti ai numeri

Ho letto con interesse il vostro articolo “Il lockdown? Si poteva evitare”. Senza entrare nel merito della proposta di Carlo Alberto Carnevale Maffè, mi permetto di segnalarvi che contiene una considerazione che potrebbe non corrispondere al vero: “Il Piemonte è stato tra le regioni in cui il virus è arrivato prima ma in cui la sua diffusione è stata contenuta grazie anche a misure straordinarie approvate con qualche giorno di anticipo rispetto alla vicina Lombardia”. Paolo D’Ancona (epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità) intervistato dal Corriere della Sera fa una considerazione interessante riguardo i ricoverati in Terapia Intensiva: “Considerazioni più accurate sulla situazione nel centro-sud le potremo disegnare solo la prossima settimana in base al monitoraggio dei malati gravi ricoverati in terapia intensiva. Questi pazienti sono l’indicatore di quanto la pandemia si sta diffondendo”.

Anche se il Piemonte non è una regione del centro-sud, senza bisogno di essere epidemiologi si può fare qualche proporzione partendo dai dati ufficiali della Protezione Civile aggiornati al 14 marzo: in Piemonte ci sono 150 ricoverati in Terapia Intensiva. Se quel dato è “l’indicatore di quanto la pandemia si sta diffondendo” come dice D’Ancona, il totale dei positivi al Coronavirus si può stimare ad esempio: - prendendo la percentuale di Terapia Intensiva dell’8% (come in Lombardia) e darebbe 1900 casi positivi; - prendendo la percentuale di Terapia Intensiva al 6,5% (come in Veneto e Emilia Romagna) e darebbe 2300 casi positivi; - prendendo la percentuale di Terapia Intensiva al 5% (come accaduto in Cina) e darebbe 3000 casi positivi.

Tra 1900 e 3000 la forbice è molto ampia, ma anche senza scomodare gli esperti chiunque è in grado di capire che qualcosa non va se la Regione alle 19,30 del 14 marzo dice che abbiamo appena “superato il migliaio di casi positivi al virus in Piemonte, ma il dato esatto, in fase di aggiornamento, non è al momento disponibile”.

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