Reagire al declino, come i Sì Tav

Caro direttore,
complimenti per le anticipazioni sul convegno organizzato dall’attivissimo Silvio Viale nel quale è stata presentata la pregevole ricerca di Kkienn sul “Declino di Torino”. Ho partecipato al convegno e sono intervenuto nel bel dibattito precisando però che il declino di Torino non nasce col Covid o con la guerra Ucraina ma data bensì dal 1996. Come sa bene Lo Spiffero, io denunciai la minore crescita economica di Torino e del Piemonte già in un bel convegno alla Piazza dei Mestieri del febbraio 2008 e lo ripetei di fronte al sindaco Chiamparino e alla presidente Bresso alla inaugurazione del Tosm del 2009 cui partecipai come sottosegretario ai Trasporti. Bresso e Chiamparino rifiutarono sdegnati i miei dati e continuarono nel loro tran tran mentre il motore economico di Torino continuava a viaggiare a tre. Lo scorso anno all’Assemblea degli industriali il bravo a presidente Marsiaj lesse i dati. Dal 1996 al 2019 Torino e il Piemonte non solo hanno perso 18 punti rispetto a Milano ma hanno perso 8 punti rispetto alla media nazionale.

Ecco il declino, crescere meno della media nazionale.

Ma il declino ha dei costi umani e sociali pesanti, disoccupazione, sottooccupazione, gente che non arriva a fine mese, disoccupazione giovanile. Possibile che nessuno di questi segnali abbia risvegliato la sensibilità sociale e umana della sinistra inebriata da decenni di potere? È questo l’effetto prodotto dallo smoking usato per la prima al Regio o per i pranzi dove mangiava Cavour? Cavour è un modello nelle sue idee non tanto nella sua vita privata. Il cachemire e la corte ai potenti ha giocato brutti scherzi alla sinistra ex operaia. Dimenticate le periferie sempre più povere e insicure, la domenica a carte con il povero Marchionne, ha cambiato le lenti degli occhiali della sinistra che invece di aumentare il benessere per la classe operaia, cosa in cui riuscì molto bene la Dc, l’ha impoverita, snobbando non solo Giachino ma anche i gridi di dolore dell’Arcivescovo Nosiglia.

Caro Direttore nel vostro bel pezzo parlate di una Torino rassegnata. Non è così altrimenti non avrei avuto il coraggio di pensare di organizzare la prima manifestazione in piazza per la Tav. Perché sino a quando i Sì Tav si trovavano in quattro gatti nei convegni vincevano sempre Perino, il popolo No Tav e i ragazzi dei centri sociali. La nostra grande manifestazione invece ha salvato la Tav convincendo Salvini che partecipava ad un Governo No Tav.

Noi ci siamo sempre perché avendo scelto di non vivere solo per me stesso ma anche per la comunità, io sento mie le sofferenze di chi non ha lavoro e di chi non ha da mangiare e mi emoziono andando dal parroco della Madonna della Pace, non a teatro anche perché non ho lo smoking.

Con stima e simpatia

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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