Facciamo gli Stati Generali di Torino

Caro Direttore,
come sai bene sono un grande lettore di giornali e grande cliente del mio edicolante. Da oltre quarant’anni mi informano, mi aiutano a pensare, come diceva mia mamma, sicuramente mi han dato molto in termini di crescita culturale e sociale. Per chi poi sceglie di vivere non solo per sé stesso ma anche per la comunità nella quale vive, i giornali sono lo strumento base perché raccontano la vita della città, la analizzano in lungo e in largo. Una volta erano la vera coscienza critica della città. Quarant’anni fa i giornali analizzavano criticamente le scelte dei politici e dei partiti, erano molto ma molto più severi sulla qualità dei candidati e denunciavano con inchieste i problemi e gli ambienti della città.

Da oltre vent’anni, da quando la sinistra amministra Torino, è cresciuto un certo appeasement sui sindaci, cui si concede uno spazio francamente eccessivo visti i modesti risultati degli ultimi vent’anni, con Torino che cresce meno della media nazionale e si colloca ormai stabilmente all’undicesimo o dodicesimo posto tra i 20 capoluoghi di regione. Giornali criticissimi con i governi e invece molto più comprensivi con il sindaco o la giunta comunale. Cosicché la metà della città che ha problemi o che sta male, secondo la felice descrizione di Mons. Nosiglia, da chi è difesa? Da qualche raro politico, da qualche associazione del territorio, soprattutto dai parroci.  Se tu vai una volta alla Messa delle 10.30 della domenica mattina alla Madonna della Pace oltre a chiare interpretazioni del Vangelo sentirai e vedrai anche i problemi.

Una volta c’era lo studio Rota che ogni anno analizzava dettagliatamente la città e i suoi problemi, presente il sindaco e i politici più attenti, al punto che nel 2013 Fassino si lamentò pubblicamente delle critiche, peraltro documentate con toni molto rispettosi. Quest’anno il S. Paolo che sosteneva questa ricerca, malgrado gli utili miliardari, ha pensato bene di ridurre il contributo ai ricercatori e così lo studio Rota non uscirà e non disturberà i sonni del geologo sindaco, quanto mai urtato da ogni critica tanto da sollecitare alcuni amici, facili di penna, a scrivere che con lui tutto è cambiato.

Lo studio del Sole 24 ore, non un giornale parrocchiale, che retrocede la prima Capitale d’Italia, la ex Capitale della industria del 900, al 40° posto, declassandola di 9 posti rispetto all’ultimo anno della Appendino, può essere considerata l’analisi del sangue della nostra città. Non so tu ma in molti, me compreso, quando ritiriamo le analisi del sangue, saliti in auto, dopo averle lette, telefoniamo subito al nostro medico di fiducia per prendere le contromisure. Qui no! A fianco della illustrazione dei dati e di qualche giudizio politico si cerca subito un esperto, valido per tutte le stagioni, che mitiga subito l’impressione, calma il paziente, città di Torino, e conclude dicendo “siamo ottimisti”. Se tu prendi i commenti di quindici, vent’anni fa li troveresti tutti identici, medicine consigliate diverse, mai nessuna verifica dei risultati delle medicine consigliate, così di anno in anno come dice l’Istat, Torino non solo ha perso punti rispetto a Milano, Bologna, Firenze, Genova, Aosta, a Trieste, Cagliari, Roma e si piazza al 40° posto in Italia.

Chissà cosa si staranno dicendo lassù Cavour, Quintino Sella, il prof. Giuseppe Grosso, l’avv. Peyron, Guarino, Agnelli, Lancia etc. Se invece vai in Barriera, in Aurora o alla Caritas a dire che gli esperti chiamano la città all’ottimismo non so cosa ti capita. Forse dobbiamo chiamare un grande medico indipendente, non legato al Sistema Torino, che analizzi i risultati e ci dia le medicine e i tempi. Perché a una città che ha tanti disoccupati, che ha periferie malridotte e abbandonate, che ha sulla testa la decisione suicida di costruire solo auto elettriche, con pesanti ricadute sul settore dell’indotto, non basta sapere che nel 2024 inizieranno i lavori della Linea 2 della Metro e che verranno spesi alcune centinaia di milioni del Pnrr. Una città che continua a rinviare il Centro per la Intelligenza artificiale, che è in ritardo nella digitalizzazione, che procede lentamente con la Tav, ha bisogno di iniziative per il 2023, dai nuovi ospedali alla Cittadella dell’aerospazio e al resto.

I torinesi si devono render conto che se non sono bastate le Olimpiadi del 2006 a invertire il ciclo economico, in questi anni non sono bastate le bellissime Atp, il Salone del Libro o alcune bellissime aziende (Spea, Prima, Reply, Magnetto, Sabelt,  Dylog, Viasat, Azimut, Lavazza, Buffetti, Dylog, Robe di Cappa, Leonardo, Alenia,…) o il Politecnico a rilanciare la città perché ciò che abbiamo perso era molto più grande. E per fortuna noi con la nostra grande manifestazione abbiamo salvato la Tav.

Ci va di più e soprattutto occorre fare in fretta a reagire. Ci va che i grandi capitali di cui alcune famiglie dispongono venissero spesi in nuovi investimenti qui a Torino, magari con qualche incentivo comunale.

Una colpa grave la hanno i tanti che abitano sul lato destra di corso Regina, guardando le montagne, e che non sono andati in massa a votare lo scorso anno per il cambiamento. Siccome però non possiamo aspettare altri quattro anni per avere un sindaco manager o imprenditore, proponi gli Stati Generali della città per dare anima e contenuti all’Amministrazione. Che ne dici?

Buon Natale

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