Il "peccatore" Formigoni

Quest’anno a Natale un amico mi ha regalato il libro di Roberto Formigoni “Una storia popolare”. Come la maggior parte degli italiani, so chi è Roberto Formigoni ma, leggendo il libro, mi sono reso conto di conoscere troppo poco per poter esprimere un qualsivoglia giudizio. Dal 1995 al 2013 fu presidente della Regione Lombardia e durante il suo mandato: inaugurò il sistema del buono scuola (finanziamento alle famiglie per sostenere le rette scolastiche); promulgò la legge regionale per il rilancio del settore dell'edilizia; fece costruire il Palazzo Lombardia (2005-2009) che, pur criticato, fu premiato come miglior edificio alto d'Europa e, accentrando gli uffici regionali in un’unica sede, portò a un miglioramento dei servizi e ad un risparmio economico di oltre 6 milioni di euro all’anno. Nel 2019 concluse la sua carriera politica con la condanna in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione nel processo Maugeri.

In realtà di problemi giudiziari Roberto Formigoni ne ha dovuti gestire un certo numero: nel 1997 venne indagato per bancarotta nel fallimento di Lombardia Risorse, società controllata dalla regione, e prosciolto dal gup nel 2001; nel 2000 ricevette un invito a comparire per abuso di ufficio per irregolarità nella gestione della discarica di Cerro Maggiore da cui fu assolto dal Tribunale in primo grado nel 2005, ed poi in appello nel 2007; nel 2001 venne indagato, sempre per abuso di ufficio, in merito alla causa della Fondazione Bussolera Branca da cui fu assolto nel 2002 con sentenza in primo grado confermata sia in appello sia in Cassazione; a fine 2009, ricevette, assieme a Letizia Moratti e Guido Podestà, l’avviso di garanzia nell'inchiesta sullo sforamento dei limiti di concentrazione delle polveri sottili, o PM10, a Milano, inchiesta che la procura archiviò nel 2012; nel 2013 fu indagato per corruzione nel caso della discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona) per aver favorito alcuni imprenditori e la Compagnia delle Opere di Bergamo, ma nel 2018 fu prosciolto dall’accusa “perché il fatto non sussiste”; sempre nel 2013 venne indagato per corruzione e turbativa d'asta per presunte tangenti nell’ambito della sanità lombarda e anche questa volta, nel 2020, fu assolto dal tribunale di Cremona con formula piena “perché il fatto non sussiste”; nel 2017 venne rinviato a giudizio dal gup di Milano per corruzione per aver favorito l'impresa Hermex Italia in una serie di appalti relativi alla fornitura di attrezzature sanitarie agli ospedali ma, non essendo emerse prove, nel 2020 fu assolto; nel 2018 ricevette un nuovo avviso di garanzia per disastro colposo nell’esondazioni del 2014 del fiume Seveso e nel 2020 la Procura di Milano decise di chiedere l’archiviazione dell’inchiesta. Nel 2012 venne iscritto nel registro degli indagati per corruzione nel caso Maugeri in cui Formigoni, come presidente della Regione Lombardia, avrebbe fatto approvare dal Consiglio Regionale alcune delibere favorevoli alla Fondazione Maugeri (specializzata in terapie riabilitative e punta di diamante della sanità lombarda) in cambio di tangenti (soldi, finanziamenti elettorali, vacanze gratuite e utilizzo di mezzi di trasporto). Nel 2013 la procura di Milano lo accusò di associazione per delinquere e nel 2016 fu condannato per corruzione, in primo grado di giudizio, a sei anni di reclusione e ad altrettanti di interdizione dai pubblici uffici. In appello, nel 2018, dopo il sequestro preventivo dei beni (vitalizi, immobili, pensione e conti correnti), Formigoni vide aumentare la pena a 7 anni e 6 mesi e, nel 2019 la Corte di Cassazione la ridusse a 5 anni e 10 mesi. Formigoni fece ricorso per la sospensione del vitalizio e, nel 2021, il Senato accolse il ricorso mentre la Corte dei Conti lo condannò a pagare 5 milioni di euro come risarcimento del danno erariale. Nel 2022 Formigoni ottenne l’affidamento in prova ai servizi sociali per gli ultimi 17 mesi di detenzione.

Nel febbraio 2019 su “Il Dubbio” Tiziana Maiolo, ex magistrato, scrisse: “In uno Stato liberale il peccatore Roberto Formigoni non sarebbe mai comparso davanti a un giudice in toga. Piuttosto, in quanto credente, avrebbe avuto a che fare con un tribunale non meno severo e con l’inferno di severe penitenze per i suoi comportamenti, con l’aggravante della recidiva (…) Formigoni in cella. Perché? Perché è un peccatore. La sentenza, oggi definitiva, sancisce che Roberto Formigoni, nei 18 anni in cui è stato presidente (e anche un po’ monarca) della Regione Lombardia, abbia barattato finanziamenti consistenti all’ospedale S. Raffaele e all’Istituto Maugieri non con elargizioni economiche ma con l’offerta di un tenore di vita impensabile per un casto e sobrio ‘Memores Domini’. Poco importa il fatto che a partire da quegli anni la Lombardia abbia raggiunto i livelli della migliore Europa nell’assistenza sanitaria e che, grazie al sapiente intreccio pubblico-privato creato da Formigoni e la sua squadra, qualunque donna abbia potuto partorire senza spesa anche nella migliore clinica esistente. Poco importa il fatto che ogni delibera non sia stata l’imposizione di un dittatore, ma sia stata sempre approvata sia in giunta che in consiglio. Poco importa di tutto ciò a uno Stato che si arroga il diritto di giudicare i comportamenti. (…) belle vacanze in luoghi da sogno, crociere su barche lussuose, la possibilità di acquistare una casa in Sardegna da un amico che ti fa un prezzo speciale, l’immagine distorta di un mezzo frate che in realtà se la gode, vive sopra le righe e chissà che altro combina e chissà con chi.

Pare poco rilevante quel che ha detto invano in Cassazione il professor Coppi: perché ci sia corruzione occorre dimostrare un concreto nesso di causalità tra un provvedimento (in questo caso finanziamenti a due ospedali privati) e il “compenso” ricevuto, pur se non sotto forma di mazzette ma di tenore di vita. Invece i giudici hanno soppesato e valutato il tenore di vita come se si trattasse di soldi. E giudicato il peccatore come un delinquente. “Troppo Stato conduce alla non libertà”, dice Popper. E il peccatore Formigoni è stato condotto in carcere.” Il 12 novembre 2023, dopo aver trascorso 5 mesi nel carcere di Bollate e circa 4 anni e mezzo in detenzione domiciliare, di cui gli ultimi 17 mesi in affidamento in prova ai servizi sociali, Formigoni ha finito di onorare quanto gli era stato comminato. In un’intervista alla domanda: “Quanto le è costato?”, ha risposto: “La cosa che mi è pesata veramente è l’ingiustizia della condanna che ho subito. Sapere di non aver mai compiuto quello di cui mi accusavano e che stavo sopportando il peso di una sentenza politica senza colpa e senza prova”.

Oggi di Roberto Formigoni non se ne parla quasi più. I giornali e i talkshow sono impegnati su nuove “opportunità” perché i costi dell’informazione sono elevati e lo spettacolo informativo deve necessariamente andare avanti. La guerra in Ucraina sta lentamente sfumando a favore della guerra nella striscia di Gaza che sfumerà appena sul palcoscenico i media individueranno nuove opportunità. Oggi si discute sui problemi etico-giudiziari dell’influencer Chiara Ferragni, sui patetici “saluti romani” di qualche centinaio di giovani improbabili “aspiranti dittatori” o sulla malattia dell’allenatore ed ex calciatore Sven-Göran Eriksson…

Allora mi domando: se l’Italia ha il primato europeo di “debito pubblico” (2.860 miliardi di euro ovvero circa 47.000 euro di debito per ognuno dei circa 59 milioni di italiani) e se le nostre retribuzioni dal 1990 al 2020 sono diminuite del 2,9%, mentre sono aumentate in Germania (+33,7%), Francia (+31,1%), Belgio (+25,5%) e Spagna (+6,2%), possiamo realmente dare la colpa ai Formigoni, ai Craxi, agli Andreotti o ancora alle Ferragni, a qualche saluto romano di troppo, alle guerre, alla Russia, agli Usa? Come recita la locuzione latina “ubi maior minor cessat”: in presenza di quel che possiede più potere o importanza, chi ne ha meno perde la propria rilevanza. Ma in uno Stato democratico, quale afferma di essere il nostro Paese, chi è al vertice del potere se non il popolo? Se ne deduce che a determinare questo Stato, sono, legittimamente, i cittadini ma allora: “Chi è cagione del suo mal pianga se stesso”.

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