Toti e la teocrazia dei magistrati

L’articolo 54 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi”. Ovviamente condizione necessaria per poter rispettare una legge è conoscerne e ben comprenderne il contenuto, in modo tale che siano chiare le conseguenze che comportano il trasgredirla. La Costituzione italiana, all’articolo 73, indica, come strumento necessario per divulgare la conoscenza della legge, la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che avviene dopo la promulgazione, ad opera del Presidente della Repubblica, entro un mese dall'approvazione della legge. La legge entrerà in vigore il quindicesimo giorno successivo alla sua pubblicazione, salvo diverse disposizioni insite nella legge stessa.

In Italia, che si considera un “solido Stato di diritto”, la Costituzione garantisce che prima si approvino le leggi e si stabiliscano le “pene/sanzioni” da comminare a chi le infrange, e solo dopo averle promulgate e pubblicate le si applichi. Di conseguenza le leggi non possono mai essere retroattive: se un cittadino compie un’azione in assenza di una specifica legge che la sanziona, semplicemente quell’azione, qualunque essa sia, non è un reato. Se il legislatore, a posteriori, definirà con una legge che quell’azione è un reato, sarà punibile solo chi commette quell’azione dal momento in cui la legge diventerà operativa, non un minuto prima! Come affermò Montesquieu, sono le leggi che determinano il reato; se non ci fossero vivremmo in una condizione di giusnaturalismo dove le uniche leggi che converrebbe rispettare sono quelle di natura per garantirci la sopravvivenza: come recita una massima latina: “Primum vivere, deinde philosophari (prima si pensi a vivere, poi a fare della filosofia). La legge è necessariamente scritta in un linguaggio tecnico/giuridico e la sua formulazione è compito di appositi organi parlamentari. Eppure, anche quando la legge è scritta in modo impeccabile dal punto di vista tecnico-giuridico, la gran parte dei cittadini non riesce a comprenderla. La democrazia esiste solo laddove il cittadino è messo in grado di controllare l’operato del legislatore, comprendendo il contenuto delle leggi e avendo consapevolezza, senza ambiguità, di che cosa non deve fare per non violare la legge. In uno Stato di Diritto una legge troppo interpretabile, e di conseguenza ambigua, non dovrebbe essere promulgabile. E questo vale anche per sentenze e ordinanze.

Vorrei citare il caso di Giovani Toti come esempio di chiarezza e di democrazia. Maurizio Lupi, in seguito alla lettura delle motivazioni che il Tribunale del Riesame di Genova (ex Tribunale della Libertà) ha stilato per confermare gli arresti domiciliari al presidente della Regione Liguria, ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo di valutare l’invio di ispettori per verificare la legittimità di tale azione. L’ex magistrato e oggi ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha risposto: «Io non posso minimamente, e non devo, commentare l’ordinanza del Tribunale della libertà. Noi enfatizziamo la presunzione di innocenza. Siamo convinti che il garantismo consista nell’enfatizzazione della presunzione di innocenza prima della condanna e nell’esecuzione della certezza della pena una volta che la condanna è intervenuta. Siamo anche convinti che nessuna inchiesta può e deve condizionare la legittimità di una carica politica o amministrativa che è stata determinata dalla volontà popolare. Vi è un’assoluta indipendenza fra i due processi. Per quanto riguarda l’iniziativa del Consiglio superiore della magistratura, questa ha imposto al ministero il dovere di acquisire l’ordinanza del Tribunale, e quindi la conosciamo. Non la posso né criticare, né commentare, posso dire che l’ho letta con grande attenzione ( …) e non ho capito nulla».

Per chiedere le dimissioni del presidente della Regione Liguria le sinistre sono scese in piazza. Giuseppe Conte nel confermare la sua presenza a fianco della segretaria del Pd Elly Schlein, ha dichiarato che reputa non normale che «la Liguria sia bloccata da mesi per le vicende giudiziarie di un governatore agli arresti domiciliari che non vuole dimettersi». Contrario è Riccardo Magi di “Più Europa” che non associandosi a questa “rappresentazione” di piazza ha detto essere «un errore spostare lo scontro politico sul terreno giudiziario. Mi ha stupito che Pd, nonostante molti suoi amministratori abbiano passato le forche caudine di inchieste cadute nel vuoto (…) partecipino. Vi sono tante buone ragioni politiche per attaccare frontalmente Toti, dalla gestione della sanità a quella dei trasporti regionali (…). Sono convinto non faccia bene alla democrazia farne l’obiettivo di una mobilitazione di piazza. (…) Si deve rispettare l'operato della magistratura esigendo che esso rispetti a sua volta rigorosamente la presunzione di innocenza e tutte le garanzie per indagati e imputati combattendo i processi mediatici». È d’accordo anche Carlo Calenda di Azione che giudica «inaccettabile la neanche troppo velata connessione tra la revoca degli arresti domiciliari e le dimissioni di Toti».

Ma in un Paese democratico come si può pensare di tenere agli arresti un “indiziato” con il timore che reiteri dei crimini, non provati, solo perché non ha capito quale reato avrebbe commesso? Come si può confondere le prove con gli indizi che, anche se infiniti, rimangono pur sempre e solo indizi? Come si può negare la quotidianità del “vivere”, le normali attività lavorative, gli affetti e, perché no, i momenti ludici, a causa di un’indagine che non ha ancora gli elementi per la richiesta di un rinvio a giudizio? Per la magistratura solo la “prova certa oltre ogni ragionevole dubbio” dovrebbe avere “valore”. Dov’è finita la presunzione di innocenza? Perché non vengono onorate le leggi secondo lo Spirito con cui sono state create? Se una legge non soddisfa, battiamoci democraticamente per cambiarla ma fino ad allora onoriamola. Ma le stranezze della giustizia e della politica italiana non finiscono qui.

Il partito Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Coalizione Centro-sinistra) si è battuto per liberare dalle prigioni ungheresi Ilaria Salis, una cittadina italiana che nel febbraio 2023 venne arrestata a Budapest. I due capi di accusa sono: partecipazione ad organizzazione politica criminale, che nell’ordinamento ungherese comporta una pena da 2 fino a un massimo di 12 anni di carcere; assalto e percosse nei confronti di tre persone di cui due neonazisti che stavano passeggiando per conto loro, e un comune cittadino ungherese che si recava al ristorante. Ilaria si è dichiarata innocente mentre, dei due cittadini tedeschi arrestati con lei e accusati dello stesso reato, uno ha confessato e ha già patteggiato una pena di 3 anni e l’altra, è tornata in Germania dove è sorvegliata dalla polizia tedesca. Per salvare Ilaria, AVS l’ha candidata per l’Italia alle elezioni europee del 2024. Eletta, ha ottenuto l’immunità parlamentare e quindi la liberazione. Un minuscolo partito italiano ha dimostrato di saper lottare a favore di un cittadino indagato tenuto agli arresti nelle carceri ungheresi!

Perché Fratoianni e Bonelli (AVS), Schlein (PD) e Conte (M5S) non manifestano contro la procura di Genova che per più di due mesi ha tenuto agli arresti un cittadino non condannato ma solo indagato(punto di domanda) Perché fare eleggere l’indagata Ilaria Salis e chiedere le dimissioni dell’indagato Giovanni Toti? Non è che il centrosinistra allargato vuole sfruttare la situazione convinto di poter vincere la Liguria alle nuove elezioni regionali?

Ma ecco che, dopo 80 giorni di arresti domiciliari, venerdì 26 luglio 2024 Giovanni Toti si è dimesso da presidente della regione Liguria. Adesso si terranno nuove votazioni, tutti i partiti sono già ai blocchi di partenza, chi prima ha perso è convinto di vincere, chi prima ha vinto è sicuro di poter rivincere… la giostra elettorale è pronta ad un nuovo giro.

Les jeux sont faits, rien ne va plus, la politica non è stata in grado di difendere i diritti dei cittadini ma si è inginocchiata davanti al nuovo re: la magistratura! A nulla è valso l’esempio di “mani pulite” con tutto quanto ha comportato. Purtroppo, l’Italia è una repubblica “teocratica” dove l’intoccabile divinità è rappresentata da alcuni magistrati che, come tutte le divinità assolute, rispondono solo a sé stessi. La politica non è mai stata in grado di gridare “il re è nudo” e di conseguenza il “re nudo” continua a governare ed i suoi sudditi lo blandiscono per il bell’abito che “non” indossa e si inginocchiano battendo le mani al suo passaggio. Il comico Roberto Benigni afferma che: “la nostra Costituzione è un’opera d'arte. La più bella del mondo”. E allora… viva l’Italia!

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