Una “assurda” Città Metropolitana

Con quale logica si pensa a un’unica conurbazione con 315 Comuni sparsi su un’area grande quasi una volta e mezza la superficie dell’intera Liguria, con ampie zone di montagna e di collina, con vaste aree boschive anche in pianura?

È iniziato da qualche tempo l’iter per la costituzione, entro il 31 dicembre 2013, delle 10 Città Metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) previste dall’art. 18 della legge 135 del 7 agosto 2012, la cosiddetta “Legge Spending Review”. Il concetto di Città Metropolitana nasce nel 1990 con la legge 142 che disciplinando il nuovo ordinamento degli Enti Locali, ne disponeva l’istituzione entro 36 mesi dall’entrata in vigore della legge stessa. Secondo la corrente definizione, una città metropolitana comprende una grande città e i comuni che ad essa sono strettamente legati per questioni economiche, sociali e di servizio, nonché culturali e territoriali.

 

In questo senso la costituzione di una Città Metropolitana sul territorio dell’attuale Provincia di Torino, come ho già avuto modo di sottolineare, è un’assurdità: con quale logica si possono pensare come un’unica conurbazione 315 Comuni sparsi su un’area di circa 7000kmq (quasi una volta e mezza la superficie dell’intera Liguria!), con ampie zone di montagna (oltre il 50% della superficie con punte di oltre 4000 metri di altezza) e di collina, con vaste aree boschive anche in pianura. La realtà dell’attuale Provincia di Torino è totalmente diversa da quella delle altre nove future Città Metropolitane e si impone una riconsiderazione da parte del Governo che la tolga dall’elenco. In relazione a quanto anzidetto invierò in questi giorni una lettera a tutti i Parlamentari eletti in provincia di Torino per sollecitarli a chiedere al Governo di modificare la norma.

 

Nel frattempo, soprattutto su iniziativa del presidente della Provincia Antonio Saitta e del sindaco di Torino Piero Fassino, sono iniziate le prime manovre per procedere celermente all’approvazione dello Statuto del futuro Ente, che dovrebbe essere approvato con il voto favorevole dei due terzi dei Comuni (208 voti su 315). Pare che l’assemblea dei Comuni, riunitasi lo scorso venerdì 2 novembre, abbia deciso (ma molti sindaci hanno riferito che la decisione non è avvenuta in modo formale) di nominare, ai fini della elaborazione dello Statuto, un rappresentante per ognuno dei 45 Collegi Elettorali del territorio, danneggiando quindi pesantemente la rappresentanza dei territori esterni dove il numero di Comuni è maggiore.

 

Sto incontrando in queste settimane i Sindaci dei tanti Comuni che non appartengono all’area immediatamente a ridosso del capoluogo torinese per valutare con loro le conseguenze dell’istituzione del nuovo Ente, vedendo le cose dalla parte dei territori più lontani da Torino e dalla prima cintura., e per ricordare loro che la Città Metropolitana sarebbe gravemente penalizzante per gli interessi delle loro comunità, che sarebbero subordinati a quelli di Torino e dei grandi Comuni della prima cintura, con una scarsa rappresentanza nel nuovo consiglio (solo 12 consiglieri per tutto il territorio!), con una elezione di secondo grado che non coinvolgerebbe i cittadini, con il rischio concreto che i debiti miliardari della città di Torino e dei comuni attorno ricadano sui piccoli Comuni, decisamente più virtuosi, con il rischio di minore attenzione sui servizi alle aree esterne (viabilità, scuole, trasporto pubblico, etc.), con un più facile sfruttamento a costo zero delle risorse naturali della montagna (acqua, risorse energetiche, etc).da parte di Torino e area limitrofa.

 

Provi a chiedere, a puro titolo di esempio, chi ancora pensa che la Città Metropolitana non sia una iattura per i piccoli Comuni e per i territori esterni, a qualche sindaco della Valle Orco quanto sia stata sensibile sin qui la Città di Torino alle esigenze di quei territori a fronte di una quantità enorme di risorse idriche sfruttata da oltre un secolo dalla Città stessa…

print_icon