Droga: 6 arresti, GdF stronca "trust" familiare biellese

Una "impresa familiare" criminale che si muoveva sull'asse Biella-Torino, ma aveva un appoggio fuori dall'Europa e si affacciava su tutti i mercati dello spaccio anche nelle province vicine. L'attività del "cartello" biellese della droga è stata bloccata dalle indagini condotte dal Nucleo di polizia Economico finanziaria della guardia di finanza di Biella, in collaborazione con i militari della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Biella, coordinati dalla procuratrice capo della Repubblica di Biella Teresa Angela Camelio e dalla sostituta Paola Francesca Ranieri. Una operazione complessa, per la quale sono stati necessari oltre sei mesi di indagini, e che ha condotto all'arresto di sei persone, per cinque delle quali è stata emessa dal gip di Biella la misura della custodia cautelare in carcere e per una sesta dell'obbligo di dimora cumulato con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel corso delle varie fasi dell'inchiesta sono stati sequestrati circa cinquanta chili di stupefacente (hashish, marijuana e cocaina) oltre a una somma di denaro superiore ai 100.000 euro. Le indagini avevano preso spunto dall'arresto in flagranza di reato nell'aprile 2023 di una persona nei cui confronti, su disposizione del pm titolare dell'inchiesta, era stata disposta una perquisizione nell'ambito di una indagine per truffa e riciclaggio. Nel corso delle operazioni era stato sequestrato un rilevante quantitativo di droga ed emergeva l'esistenza di una strutturata e continuativa attività di spaccio, con volume d'affari molto rilevante, così come descritto dall'arrestato nel corso di un interrogatorio: "1 kg di marijuana lo compravo a 6.000 e lo rivendevo a 8.000; 1kg di hashish lo compravo a 4.800 e lo rivendevo a 6.000; 100 grammi di coca li compravo a 6.000 e li rivendevo a 8.000". Si avviava così un altro procedimento che metteva nel mirino i legami del soggetto già arrestato con una cerchia di familiari e con una rete di altri collaboratori nell'attività illecita, individuati con pedinamenti e osservazioni e soprattutto con intercettazioni telefoniche. Emergeva così la presenza di un "capobanda" in grado di gestire l'intero traffico di stupefacenti anche dall'estero: dopo alcuni anni passati nel Biellese, quest'ultimo era emigrato verso un paese extraeuropeo, mantenendo costanti rapporti con gli indagati. Così nello scorso luglio i finanzieri intercettavano il trasferimento di un rifornimento di cocaina da Torino e davano corso a una serie di ulteriori perquisizioni che portavano all'individuazione di altri rilevanti quantitativi di droga. Gli ulteriori elementi raccolti hanno consentito al magistrato titolare di chiedere al gip presso il tribunale di Biella l'emissione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di tutti i responsabili dei traffici illeciti. 

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