Marrone non cambia colore: resta nero
19:11 Giovedì 09 Giugno 2011Il vicecoordinatore del Pdl è stato tra i protagonisti dell’irruzione al centro sociale dei Murazzi. Seguito dalle consuete scritte neofasciste inneggianti al Duce e ingiuriose verso i partigiani. Ha messo la cravatta, si è fatto eleggere in Consiglio comunale ma è rimasto il solito provocatore
In campagna elettorale aveva invitato i torinesi a cambiare colore, lui invece resta fedele al nero delle sue matrici neofasciste. Maurizio Marrone, vicecoordinatore cittadino del Pdl e neo consigliere della Sala Rossa, ha guidato nel tardo pomeriggio di ieri un manipolo di giovani di destra nell’incursione ai locali del Csa Murazzi, storico spazio sociale utilizzato nei fine settimana lungo le rive del Po, attivo dalla fine degli anni Ottanta.
Approfittando del parallelo svolgersi dell’Infoaut Festival al Parco Ruffini di Torino, che ha visto l’area antagonista della città impegnata per tutta la settimana nella gestione dell’evento, nonché al presidio No Tav di Chiomonte e dello spopolamento del lungofiume dovuto ai recenti giorni di alluvione, i pronipotini di Almirante hanno fatto irruzione nel centro sociale vergando le pareti di scritte tipiche del vecchio bagaglio neofascista: dal evergreen “Boia chi molla” al nostalgico “onore al Duce”, fino all’inqualificabile “Partigiani infami”, quest’ultima censurata dal segretario provinciale dell’Anpi DiegoNovelli.
Non contenti dell’azione hanno filmato e fotografato il raid annunciando ai giornali di aver “liberato” uno spazio che, con il loro nobile gesto, intendono “restituire alla collettività”. Peccato che fin dal lontano ’89 il csa Murazzi sia non solo uno spazio di cui usufruisce la città aperto tutti i fine settimana, ma che non è neppure uno stabile occupato irregolarmente essendo stato concesso dal Comune. Uno svarione non da poco per un amministratore pubblico che si pone come alfiere della legalità e, forse, un’altra grana da affrontare in Tribunale (si ipotizza il reato di infrazione) dove già deve rispondere per aver preso parte a tafferugli all’interno dell’Università.