SANITA'

Saitta mani di forbice in corsia

L'assessore illustra in Commissione regionale la riorganizzazione della rete ospedaliera. "Così usciremo dal piano di rientro e torneremo a assumere". Insorgono le opposizioni. M5s: "Decisioni calate dall'alto, senza confronto". FI: "Spudorata incoerenza"

La partita adesso si gioca a Roma, dove il Piemonte calerà l’asso della riorganizzazione della rete ospedaliera per uscire dal piano di rientro. Ma una carta la giunta ha incominciato a metterla sul tavolo, oggi, con l’illustrazione delle linee generali della riforma fatta in IV commissione dall’assessore Antonio Saitta. Lunedì prossimo passerà in giunta per poi finire nella cartella che lo stesso Saitta e il direttore generale Fulvio Moirano porteranno con loro al ministero: i compiti fatti, insomma. Un quaderno dove la gomma ha cercato di cancellare il meno possibile, ma sul quale la matita ha apportato parecchie correzioni alla situazione esistente, cui potrebbero seguirne altre. Non mancano i problemi. Tra questi spuntano i casi del San Luigi di Orbassano e del Mauriziano, del Martini, degli ospedali di Verbania e Domodossola, quelli di Acqui Terme e di Tortona.

 

Per il San Luigi la questione ruota attorno al Dea, attualmente di secondo livello (il massimo) che però non trova riscontro nei parametri previsti dal Patto per la Salute per la mancanza di alcuni reparti di alta specializzazione. La vicenda, data dalla compresenza nello stesso quadrante del Mauriziano, è aperta e il nodo da sciogliere. “Se si tratta solo di intervenire sull’area dell’emergenza, ovvero del pronto soccorso la questione si può risolvere, diverso sarebbe immaginare la perdita di alcune specialità. Su questo si dovrà lavorare per trovare una soluzione” dice il consigliere dem Nino Boeti. Decidere tra Verbania e Domodossola a chi lasciare il Dea e di conseguenza altri reparti è un altro capitolo ancora da scrivere, così come quello che riguarda gli ospedali di Acqui Terme e Tortona per i quali si prefigura una diminutio da Dea a pronto soccorso semplice. Sorte segnata, a quanto pare, per il nosocomio di Lanzo (che verrà trasformato in poliambulatorio), per l'Oftalmico e l'Amedeo di Savoia (destinati alla chiusura). Qualche residua possibilità di salvezza per il Valdese e il Maria Adelaide, fortemente ridotti e concentrati su pochissime attività. Alcuni presidi ospedalieri oggi cardine (media intensità) diventeranno invece presidi ospedalieri di primo livello (bassa intensità).

 

Scongiurati i timori di chiusura o pesantissime conversioni per alcuni ospedali minori come quelli di Cuognè, Susa, Ceva e Ovada che saranno classificati come ospedali di area disagiata. In base alla legge Balduzzi questi presidi devono garantire un’attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto: medicina interna e chirurgia generale ridotta. Sono strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri e devono essere integrati nella rete ospedaliera di area disagiata ed essere dotati un reparto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri, una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i casi che non possono essere dimessi in giornata; garantire la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe di chirurgica che garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco, un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato.

 

Un altro aspetto di rilievo della riorganizzazione riguarda i primari: nei piani della Regione non dovranno più esistere quelli a scavalco, ovvero di figure che – come ha osservato qualcuno – passano più tempo per spostarsi tra un ospedale e l’altro, di quanto trascorrono in corsia. Dove è stabilito ne occorra uno, uno sarà e non coprirà altri ruoli. Si è prevista l’assunzione di circa 110 di queste figure professionali.

 

Queste le innovazioni principali, ma per avere il quadro definitivo bisognerà aspettare la giunta di lunedì. Nel frattempo le reazioni e i commenti a margine dell’incontro con Saitta disegnano, anche in questo caso, scenari differenti. Dalla maggioranza l’appoggio scontato arriva per bocca del presidente della commissione Domenico Ravetti (Pd, in foto) che spiega come si siano state “esaminate le criticità e la Giunta ha garantito che i suggerimenti dei commissari saranno valutati in Giunta. La delibera discussa oggi - continua - ha l’obiettivo di far uscire la Regione Piemonte dal piano di rientro del debito in modo da consentire le necessarie assunzioni negli ospedali”. Per il consigliere alessandrino  “nel testo si trovano importanti provvedimenti tra i quali: la valorizzazione degli ospedali territoriali, la chiusura della esperienza dei primariati a scavalco, la riduzione della frammentazione dell’offerta sanitaria con la garanzia ai cittadini della qualità dei servizi, la valorizzazione della medicina territoriale, i percorsi di cura per limitare l’eccesso di diagnostica ed esami di laboratorio”. Secondo l’esponente dem “tutti i provvedimenti  pongono le basi per un sistema sanitario che resti nei costi indicati dallo Stato attraverso il Fondo sanitario di 8 miliardi, con l’obiettivo di un sistema efficiente da un punto di vista economico ma con la  qualità dei servizi”.

 

Decisamente negativo è invece il giudizio del M5s che bolla come “inaccettabile il fatto che la revisione della rete ospedaliera ci venga portata in Commissione il mercoledì, millantando una discussione sul territorio e con i consiglieri che non c’è stata. La delibera di giunta sarà approvata lunedì e portata al Tavolo romano mercoledì per provare, a dar retta all’assessore, ad uscire dal Piano di Rientro e tornare ad assumere. Si tratta di una bufala usata a fini ricattatori. A parte che le opposizioni non hanno strumenti per ottenere un prolungamento della discussione in Commissione, in ogni caso non possiamo accettare che passi sempre la logica dell’emergenza per far passare scelte discrezionali. Con la vecchia logica dei partiti” . I grillini capitanati da Davide Bono accusano l’assessore di essersi “presentato in commissione Sanità con diapositive stringate riguardanti la revisione della rete ospedaliera, la rimodulazione delle reti assistenziali ed il rilancio del territorio. Diapositive in cui non vi sono dati ma suggestioni dal Regolamento Ospedaliero nazionale che recepisce la legge Balduzzi e il Patto della Salute. In soldoni, si parla come al solito di chiusure ospedaliere e potenziamenti fantomatici del territorio, per un risparmio che diventa investimento di addirittura 330 milioni di euro l’anno. Come e dove non si sa”.

 

Di spudorata incoerenza parla invece Forza Italia che con Gian Luca Vignale attacca a testa bassa: “Oggi il centrosinistra ha svelato le sue carte smentendo nei fatti sé stesso e tutte le battaglie condotte fino ad ieri contro le decisioni assunte dalla precedente amministrazione regionale. Siamo di fronte ad una maggioranza o senza pudore o senza memoria. Basta infatti andare su un qualsiasi motore di ricerca online per leggere che fino ad ieri diceva esattamente il contrario di quanto ora sta facendo e vedere come singoli esponenti del centrosinistra, che oggi siedono in Consiglio o in giunta, durante la discussione del piano socio-sanitario del centrodestra, avevano sfilato per il presidio ospedaliero di Torre Pellice e Pomaretto, o avevano  aderito ai comitati per il mantenimento dell’ospedale di Lanzo, Avigliana, Castellamonte e Giaveno, o ancora supportato i comitati per la neonatologia degli ospedali di Carmagnola o Cuorgnè o Domodossola”.

 

Lapidaria la replica di Saitta alle accuse di una mancata discussione: “Sono entrato in commissione alle due e mezza e sono uscito alle sei”. Difficile, invece, prevedere quanto durerà l’incontro romano del prossimo 20 novembre, quello a cui Saitta e Moirano si presenteranno con la cartella piena dei compiti fatti. “La riorganizzazione della rete ospedaliera, ma anche la revisione della spesa farmaceutica e quella della diagnostica, così come il sistema della filiera per gli acquisti delle aziende sanitarie e anche la gara per la fornitura dei pannoloni” spiega l’assessore. Che con questo pacchetto di cose non fatte prima spera di mettere un cuneo importante per aprire la porta e far uscire entro il 2015 il Piemonte dal piano di rientro. Nell’attesa c’è però un’urgenza che non può attendere oltremodo soluzione: la necessità di coprire una serie di posti, ma il piano blocca in maniera netta il turn-over. “Chiederemo una deroga” annuncia Saitta, con la cartella ormai quasi pronta per l’esame romano. (sr)