Grugliasco, Di Pietro sparring di D’Acri

A dieci giorni dalle primarie il leader dell'Idv al fianco del suo candidato, che ha recentemente incassato anche l'appoggio dell'ex sindaco Turigliatto. Si profila un testa a testa con il democratico Montà

LEADER Di Pietro e D'Acri

Meno dieci. Le primarie di Grugliasco sono ormai alle porte. Domenica 22 la Stalingrado dell’Ovest sceglierà il candidato sindaco del centrosinistra e, salvo improbabili terremoti primaverili, colui che per i prossimi cinque siederà all’apice di Palazzo Civico. Tre candidati del Pd: Roberto Montà, Luigi Montiglio e Salvatore Amarù. I primi due, membri autorevolissimi della giunta guidata da Marcello Mazzù, il terzo capogruppo in Consiglio comunale. Chiunque vinca non sarà una rivoluzione, ma verrà sancita la continuità con le ultime due amministrazione.

 

L’elemento di rottura è il dipietrista Marco D’Acri, assessore al Bilancio in Provincia di Torino, dopo una carriera folgorante, iniziata solo cinque anni fa proprio da Grugliasco quando entrò per la prima volta in Consiglio con l’Idv. Il partito lo sostiene in modo compatto e a testimoniarlo, domani, ci sarà il leader nazionale, Antonio Di Pietro, che a settembre gli cucì addosso una inattesa investitura “Sarà il nostro candidato sindaco” disse. L’appuntamento con don Tonino è alle 16 nell’auditorium di viale Radich, a Borgata Paradiso: una prova di forza di fronte alla quale i democrats non nascondono qualche timore, anche se difficilmente risponderanno con i loro (usurati) leader. Quello di D’Acri è l’elettorato scontento, quello che chiede discontinuità. Oltre ai dipietristi in Consiglio (Florinda Maisto e Giuseppe Di Silvestro), altre schegge del centrosinistra cittadino hanno scelto di sostenerlo (vedi il capogruppo di Fds Vincenzo Porcelli o l’ex consigliere democratico, oggi a capo del Cisap, Onofrio Carioscia) e lo stesso Mariano Turigliatto, alla guida della città dal 1994 al 2002, pare abbia mobilitato in extremis le sue truppe per appoggiarne la candidatura.

 

Il testa a testa sarà con Montà. Giovane e preparato custode delle casse cittadine, valorizzato da Mazzù che, non senza forzature, ha tentato di imporlo a un partito nel quale crescevano mugugni e ambizioni personali. Può contare sul sostegno della maggior parte di assessori (Stefano Colombi, Luigi Turco e Anna Cuntrò) e di cinque consiglieri comunali (Giuseppe Rizzo, Raffaele Bianco, Geremia De Stefano, Valeria Saracco e Pier Paolo Soncin, che del partito è anche il segretario cittadino).

 

In ribasso le quotazioni di Amarù, con il quale si è schierato il consigliere regionale Mauro Laus, che potrebbe godere della mobilitazione della comunità riesina, particolarmente nutrita in città. Con lui quattro esponenti dell’assemblea cittadina: Rocco Marfulli, Monica Colonna, Domenico Palomba e Nunzio Forgione. Generosa, infine, la corsa dell’attuale vice sindaco Montiglio, il Peppone nostrano, che ha puntato tutto sul legame identitario degli ex Pci-Pds, ma che alla fine è stato abbandonato da molti dei suoi storici sodali. Una campagna elettorale che non ha mancato di regalare anche qualche curiosità: a partire dal caso della famiglia Bianco, politicamente spaccata. Perché se Raffaele appoggia Montà, il papà Aldo, presidente di una influente associazione di borgata Paradiso, ha scelto il compagno Montiglio, che potrà contare anche sui voti del consigliere Antonio Cambareri.

 

Comunque vada è prevedibile una massiccia partecipazione al voto. Le stime parlano di 5mila elettori che si recheranno nei sette seggi dislocati in tutta la città. Se così fosse sarebbe un record che supererebbe in proporzione anche le recenti primarie di Cuneo (i democratici fanno gli scongiuri).

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