Liberi e Uguali, urne da incubo “ma il sogno continua”
Andrea Giambartolomei 07:30 Martedì 06 Marzo 2018 2Fornaro, ex senatore e ora neo deputato, analizza il voto e il flop della formazione capitanata da Grasso: "Sentivo i populisti crescere, non abbiamo incanalato i voti di protesta contro Renzi". E difende i big: "Contro D'Alema e Boldrini troppo odio"
«Ci aspettavamo di più». Non nasconde la delusione Federico Fornaro, senatore alessandrino uscente di LeU, mentre aspetta di sapere se tornerà a sedersi ai banchi parlamentari: «Sono tra quelli in sospeso». Poi la notizia, alla fine sarà deputato e rappresenerà il Piemonte con l’imbucato “nazionale”, Nicola Fratoianni. Non ce l’ha fatta invece Giorgio Airaudo che, passato alla politica dopo anni alla guida della Fiom, lasciato lo scranno di Montecitorio, occupato nella XVII legislatura, non è riuscito a conquistare il seggio a Palazzo Madama. Sveglio da ore, Fornaro ha passato la giornata di ieri ha conteggiare i dati che arrivavano a scaglioni. «Questa legge elettorale ha un meccanismo di ridistribuzione dei voti sensibilissimo. Basta poco per cambiare». Certo, se Liberi e Uguali avesse ottenuto di più. Invece si è fermata al 3,39% alla Camera e 3,27 al Senato, appena sopra la soglia di sbarramento: «È un risultato insufficiente e bisogna avere l’onestà intellettuale di capire dove e perché si è sbagliato». Insomma, bisogna fare anche in questo caso l’analisi della sconfitta.
Difficile capire cosa abbia sbagliato il movimento di sinistra, unione di tre forze, guidato dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso: «È ancora presto - continua -. Bisogna capire se è un problema di comunicazione, di contenuti o una difficoltà oggettiva, una sinistra che non urla». Lo sostiene pensando alle due forze vincitrici uscite vittoriose: «C’è un disagio profondo, c’è un malessere nella società molto profondo». Ed è così che due forze anti-establishment come il Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo Salvini hanno aumentato i loro consensi. «Durante la campagna elettorale sentivo crescere la Lega, mentre i sondaggi davano in crescita Forza Italia». Questo aumento dei consensi delle forze anti-sistema non ha arginato l’astensionismo, uno dei pallini di Fornaro: «Anzi, è aumentato rispetto alle Politiche del 2013».
IL GIORNO DOPO DELLA SINISTRA di Juri Bossuto
Liberi e uguali, nonostante si sia posta in alternativa al Partito democratico di Matteo Renzi e alle intese con centrodestra del Nazareno, non è riuscito a inserirsi in questo flusso anti-sistema: «L’elettore Pd incazzato con Renzi ha optato per il M5s, non per la sinistra. Forse abbiamo frenato un po’ di astensione, ma non siamo a quella percentuale a doppia cifra che veniva prospettata. È un risultato assolutamente insoddisfacente», ribadisce. Ma l’Italia sembra spostarsi a destra e forse la sinistra è esclusa anche da questo flusso: «Una vecchia regola sostiene che dalle crisi si esce sempre a destra, ricorda. Ma c’è un però: «Non definirei il M5s come una forza di destra. È post-ideologica e a volte liscia il pelo alla destra su certi temi: sui fatti di Macerata sono stati zitti, alle manifestazioni antifasciste non si sono visti, Roberta Lombardi in Lazio ha fatto una campagna elettorale fotocopiata su quella di un leghista moderato: “Più turisti, meno migranti”». E la Lega? «C’è anche una Lega, come quella rappresentata da Riccardo Molinari, che fa discorsi sociali, come il ripristino dell’articolo 18 o la fine del Jobs act, e attrae ex elettori di sinistra. Ci vuole rispetto». Nonostante questo rispetto, però, la linea di LeU dettata da Grasso è chiara: «Noi con la destra non siamo disposti a dialogare».
Grasso che doveva essere come il leader dei Labour inglesi: «Non siamo riusciti a trovare il mix giusto che Jeremy Corbyn ha adottato in Inghilterra, nonostante avessimo copiato il claim: “Per i molti, non per i pochi” - ammette -. Non siamo riusciti a lanciare e a semplificare quei messaggi sui temi dell’uguaglianza che hanno consentito ad altri leader politici della sinistra europea di far sognare gli elettori. Penso ancora a Corbyn e al suo rapporto coi giovani. Grasso ha un altro profilo». Esclude che sia colpa dei volti noti di Liberi e uguali: «La sinistra si è specializzata nell’inventarsi mostri e nel rinvangare i rancori - premette -. Ma pensiamo a Bossi, a quello che diceva su Berlusconi e a quante volte si sono ritrovati». E arriviamo a Massimo D’Alema: «Ha condotto una battaglia, perdendola, ma l’odio nei sui confronti è eccessivo. Ha un’intelligenza politica superiore alla media, è ascoltato
all’estero e non ha posto questioni sulla leadership, si è messo a disposizione». E non è neanche colpa del volto “buonista” di Laura Boldrini: «Nei suoi confronti c’è un odio sui social indegno di un paese civile, segno di un cambiamento in peggio della società italiana». Insomma, «non è tempo per la buona politica».
Il progetto di LeU non muore con questa disfatta: «Abbiamo sempre detto che il progetto proseguirà. Proponi un’idea, la sottoponi agli elettori e danno un giudizio. Dobbiamo capire le motivazioni e trovare ragioni per dare forza e gambe al progetto in cui credo».