SCONTRO ISTITUZIONALE

"Chiamparino non faccia la vittima, pensi piuttosto a governare meglio"

Non c'è nessun attacco al Piemonte e i recenti problemi della Regione sono "frutto della sua cattiva amministrazione". Duro affondo del segretario leghista Molinari che annuncia: "la questione dei 200 milioni la stiamo risolvendo noi"

“La smettano di gridare al lupo al lupo contro il Governo. Piuttosto Sergio Chiamparino e il Pd si facciano un esame di coscienza e riconoscano che i provvedimenti che contestano sono nient’altro che la conseguenza di una cattiva amministrazione del centrosinistra in Piemonte”.

All’insegna del chi è causa del suo mal pianga se stesso, la Lega rispedisce al mittente le accuse di accerchiamento e di attacco da parte del Governo nei confronti dell’ultima Regione del Nord ancora in mano al centrosinistra e prossimo obiettivo di conquista per il centrodestra. Lo fa con il capogruppo alla Camera. Riccardo Molinari, anche nella sua veste di segretario regionale del partito di Matteo Salvini.

“Il Pd deve fare pace col cervello – dice il presidente dei deputati del Carroccio –. Vorrei capire perché quando in Regione governava il centrodestra e arrivavano tagli draconiani dei trasferimenti piuttosto che delle impugnative su norme regionali era il Governo che difendeva la legalità contro la Regione amministrata dai leghisti che violavano le regole e adesso che capita il contrario, invece, si grida invocando la sommossa per difendere il Piemonte”.

Per il Pd l’attacco al cuore della Regione si è palesato in maniera incontrovertibile con una gragnuola di provvedimenti partita da Palazzo Chigi, non casualmente, dopo che Chiamparino ha alzato testa e voce in difesa della Tav e contro il Governo giallo-verde. Bloccati 200 milioni destinati alle imprese, scure sui fondi per le case popolari, impugnata pure la legge sulla caccia: “tre indizi fanno una prova” per dirla con il deputato del Pd Enrico Borghi che citando Agatha Christie appena ieri aveva rinnovando i sospetti su un accerchiamento del Piemonte.

Molinari, nel colloquio con lo Spiffero, respinge questa tesi e ribatte punto per punto alle accuse. Sui 200 milioni che la Regione ha spostato da Finpiemonte alle sue casse per utilizzarli a favore del tessuto delle imprese, procedura contestata dal Governo, il parlamentare leghista fa una premessa: “Visto che siamo persone ragionevoli, vogliamo bene al Piemonte e non facciamo assolutamente una guerra politica, ma ci teniamo a che quei soldi vadano alle imprese, ho già parlato con il sottosegretario del Mef Massimo Garavaglia, il quale ha già parlato a sua volta con il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna, per trovare una soluzione normativa alla vicenda”.

Detto questo, Molinari punta il dito proprio contro la Regione: “La Ragioneria dello Stato e non il Governo ha proposto l’impugnativa. Lo ha fatto perché quei soldi destinati al capitale di Finpiemonte per la sua trasformazione in banca che poi non è avvenuta per responsabilità di un management nominato dal centrosinistra, in base alle leggi di controllo della finanza pubblica fatte dal Pd risulterebbero una nuova entrata nel bilancio regionale. E per questo motivo tali risorse dovrebbero essere destinate a contenere il disavanzo. Io ritengo sia una follia, ma non è una decisione del Governo, piuttosto l’effetto di una legge non fatta da noi e da un pasticcio combinato in Regione. Cercheremo di trovare una soluzione, anche se a parti invertite questo non sarebbe mai stato fatto, si sarebbero limitati a dire che eravamo degli incapaci”.

Anche sull’impugnazione della recente legge sulla caccia il capogruppo del partito di Salvini a Montecitorio ribalta l’accusa: “Noi della Lega avevamo cercato, insieme alle associazioni venatorie, di spiegare a Chiamparino che quella era una norma troppo restrittiva, al limite dell’abolizione della caccia in Piemonte. Non ci ha voluto ascoltare, sono andati dritti e adesso danno addossano la responsabilità al Governo”.

Tutta colpa di “un malgoverno della Regione” anche la sforbiciata da 10 milioni sui fondi per gli alloggi popolari. Secondo la Lega “con i fondi ottenuti nel 2015 ha realizzato soltanto il 4% degli alloggi che si era impegnata a fare. E nell’attuale assegnazione dei fondi una quota del 20% è legata a quel che è stato realizzato o no. Visto quel che non è stato fatto la riduzione è automatica: nessuna punizione, solo quanto previsto dalla legge. Se il Piemonte è la peggiore regione del Nord in questo ambito, se arrivano meno soldi è solo il frutto di una cattiva gestione”.

Quello che agli occhi della Lega è un boomerang pronto a tornare sulla fronte di chi lo ha lanciato da Torino, non si ferma ai tre stop imposti da Palazzo Chigi, ma riguarda anche la questione principale per il Piemonte, ma non solo: quella Torino-Lione che, in verità, continua ad essere un punto di divisione e di imbarazzo per i due partiti di governo.

“Chiamparino e il Pd hanno montato la panna ed eretto le barricate per la Asti-Cuneo, poi il ministro Danilo Toninelli rispondendo a una mia interrogazione – spiega Molinari – ha detto che si farà”. Il segretario regionale della Lega, insomma, fa intendere che a suo avviso andrà così anche per la Tav, pur non potendo esimersi dall’ammettere che “il problema è del M5s rispetto al suo elettorato. Noi cerchiamo di far capire loro che l’opera serve e bisogna farla”. Il terreno, tuttavia, resta scivoloso e irto di ostacoli.

Ostacoli che Molinari nega siano stati messi lungo il percorso verso la candidatura olimpica di Torino: “Ci siamo sentiti dire che il Governo ha voluto fregare Torino a favore di Milano. Poi esce il sindaco Beppe Sala se la prende con il Governo per aver penalizzato la sua città, facendo entrare Cortina e Torino. Un altro castello di accuse che crolla”. E a crollare, secondo Molinari, è il terreno sotto i piedi del centrosinistra, che a meno di un anno dal voto sente l’odore della sconfitta, “così si agita scompostamente e cerca un nemico, puntando sul Governo. Chiamparino farebbe meglio ad interrogarsi sulle ragioni, evidenti, di un malessere profondo che pervade la regione e che ha portato il Verbano-Cusio-Ossola a chiedere un referendum per andare in Lombardia. Territorio che, guarda caso, esprime il suo vicepresidente. Pensi al perché di una situazione come questa, unica nel nostro Paese, invece di continuare a urlare al lupo, al lupo”. 

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