GLORIE NOSTRANE

Crosetto non molla lo scranno

Si conclude in farsa la manfrina delle dimissioni da deputato presentate dal gigante di Marene. Resta e mantiene pure la presidenza dell'associazione delle industrie produttrici di armi. Insomma, è stata solo una ennesima "sparata"

Tra le cose più difficili per un parlamentare è dimettersi. Missione impossibile anche per uno che con i top gun e le stellette ha ormai antica e consolidata abitudine come Guido Crosetto, il Fratello d’Italia di Giorgia Meloni tornato in Parlamento dopo essere stato a capo dell’associazione delle industrie della difesa e dello spazio. Incarico che a neppure due mesi dall'elezione ha voluto lasciare, mostrandosi disposto piuttosto ad abbandonare Montecitorio. In verità, nessuno, allora, capì bene le ragioni di quella decisione accompagnata dall’immancabile rafforzativo: “inderogabili”.

Oggi, dopo il rinvio di giugno osteggiato dai Cinquestelle ma passato con i voti della Lega che aveva aderito alla richiesta del capogruppo di Leu Federico Fornaro di “comprendere meglio” le ragioni della decisione del sottosegretario alla Difesa nei Governi Berlusconi, l’Aula di Montecitorio quelle dimissioni le ha respinte: 285 contrari, 187 a favore, un astenuto e parecchi banchi vuoti del M5s.

“Emozionato” così ha detto di sentirsi il gigante di Marene uscendo dall’Aula in cui resterà a dispetto di quei propositi ripetuti davanti a taccuini e telecamere, senza che nessuno riuscisse a sgombrare il campo da dubbio che dietro l’annuncio ci fosse la delusione e la piccata reazione al mancato ingresso nell’esecutivo del partito della Meloni e, di conseguenza, il probabile ritorno di Crosetto nelle alte stanze di Palazzo Barachini.

Magari si sarà commosso anche per le parole spese a suo favore dal collega deputato Piero Fassino, convinto che l’abbandono del seggio di Guido fosse una grave perdita per il Parlamento. I grillini dal canto loro hanno tenuto il punto sul placet alle dimissioni, ma le parole sono state smentite dai numeri: quelli degli scranni vuoti nel settore del gruppo pentastellato.

"Nessuno mi ha obbligato a presentare le dimissioni da deputato, non esiste nessuna incompatibilità con altri incarichi, come quello di presidente della Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza” aveva spiegato il parlamentare aggiungendo di averle “presentate per rispetto dell'Aula, di ciascuno di voi, più che per me stesso. La mia è una decisione basata solo sull'opportunità, mi sono posto il problema dell'opportunità”.

Già, la stessa per cui ben difficilmente il deputato piemontese reitererà la richiesta. Come si scriveva una volta sui bigliettini in risposta a un omaggio, commosso ringrazia.

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