ANTISFASCISMO

Tav, il Sì torna in piazza

Flash mob sabato 12 gennaio. Adesione di numerosi sindaci di Piemonte, Liguria, Veneto e del presidente Chiamparino. "L'ennesimo rinvio del governo mette a repentaglio fondi e posti di lavoro". Con le madamin Giachino: "Se il no sui costi-benefici arriverà prima riempiremo piazza Vittorio"

Il popolo Sì Tav torna ad alzare la voce. La mobilitazione sarà sabato 12 gennaio in piazza Castello a Torino, la stessa dove il 10 novembre per la prima volta i favorevoli alla Torino-Lione si sono radunati in decine di migliaia per chiedere la realizzazione della linea ad alta velocità. Da allora sembrano passati molto più dei due mesi effettivamente trascorsi. L’8 dicembre i No Tav hanno reagito con la loro tradizionale manifestazione, mettendo alle strette il M5s, diviso tra lotta e ragioni di governo con la Lega e che proprio in Val di Susa ha sempre potuto contare su un consistente bacino elettorale. A promuoverla sono i comitati Sì, Torino va avanti, Sì Lavoro e Osservatorio 21. “L’ennesimo rinvio del governo – spiegano gli organizzatori della manifestazione – mette una seria ipoteca su 800 milioni di fondi europei per la Torino-Lione, come ha fatto notare il portavoce dell'Ue a fine 2018. Se la Tav si ferma, perderanno il lavoro 800 persone, attualmente impiegate; non ci saranno le 6000 assunzioni previste, il 50% per la manodopera locale, e scatterà una ipoteca di 4 miliardi di euro sul futuro dei nostri figli, senza considerare le penali”.

“Ancora non è giunta nessuna notizia sui risultati dell’analisi costi benefici della Tav – scrivono i promotori nel documento –. L’aumento dei pedaggi autostradali dal primo gennaio solo per le autostrade del nord-ovest, Torino-Bardonecchia, Aosta-Monte Bianco e Torino-Savona, lascia intanto presagire una mossa del governo per influenzare il lavoro della commissione incaricata, che avrebbe già dovuto consegnare le sue valutazioni. Inoltre, come hanno fatto notare i sindaci della Val di Susa, il rischio è che i mezzi pesanti si riversino nelle statali, penalizzando la popolazione locale e mettendo a rischio l’ambiente. Per questo invitiamo chi ha a cuore le infrastrutture del Paese e ritiene indispensabile una risposta tempestiva del governo alla mobilitazione di sabato 12 gennaio”.

Alla protesta hanno già dato l'adesione 21 sindaci del Piemonte (Bosconero, Brusasco, Busano, Cavagnolo, Cesana, Chieri, Chiomonte, Ciriè, Lanzo, Levone, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pragelato, Rivara, Rivoli, Rocca Canavese, Salbertrand, San Sebastiano da Po, Sauze di Cesana, Sestriere), quelli di Vado Ligure (Savona), Aosta, Padova e Venezia. In piazza questa volta ci sarà pure il presidente della Regione Sergio Chiamparino. “Il governo, come avevo previsto, rinvia alle calende greche, o meglio a dopo le scadenze elettorali,  ogni decisione sulla Tav, ma autorizza da subito gli aumenti dei pedaggi autostradali sulla Torino-Bardonecchia, in modo da finanziare il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus – scrive in una nota il governatore –. Salvini e Di Maio sono il governo del Sì Tir-No Tav. Ogni manifestazione, ogni forma di pressione, è dunque benvenuta e il 12 gennaio ci sarò anche io, insieme ai sindaci che hanno già aderito e a tutti quanti aderiranno, per contrastare un governo che vuole mettere il Piemonte in un angolo e dire Sì alla Tav, al lavoro, ai diritti, alla crescita”. All’appello hanno risposto positivamente primi cittadini di ogni colore politico, da Dario Nardella di Firenze (Pd) a Luigi Brugnaro (Forza Italia) di Venezia, dal sindaco di Vicenza Francesco Rucco (centrodestra) a quello di Padova Sergio Giordani (centrosinistra), da Maurizio Rasero (Asti, centrodestra) a Fulvio Centoz di Aosta e Giorgio Gori di Bergamo (entrambi del Pd). Il consiglio comunale di Genova voterà un documento pro Tav, mentre alla fine potrebbe sfilare pure il governatore ligure Giovanni Toti.

Insieme alle sette madamin c'è, ovviamente il madaMino Giachino, l'ex sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi cui si deve la chiamata alla piazza dello scorso 10 novembre con la sua petizione via Internet. Ed è lui ha spiegare una delle ragioni di questo ritorno alla mobiitazione: "L'analisi costi benefici sarà certamente negativa come voluto dal ministro Danilo Toninelli. Ma è proprio Toninelli a tenere la carte coperte per paura di provocare una rottura con la Lega. Noi lo vogliamo stanare". E se per caso l'esito dell'analisi affidata alla commissione con a capo Marco Ponti, arrivasse prima del 12 gennaio, "allora dovremmo spostarci nella più capiente piazza Vittorio Veneto", annuncia Giachino.

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