VERSO IL VOTO

Fronte civico e centrodestra unito, ora il Piemonte guarda all'Abruzzo

Un test utile a orientare le mosse dei principali schieramenti per la sfida di maggio. Legnini come Chiamparino prova ad allargare il perimetro della coalizione, mentre sul lato opposto la Lega gioca la partita per affermare la propria leadership

Tre mesi non sono pochi per aggiustare, nel caso occorra, la rotta verso le elezioni regionali in Piemonte. E’ questa la ragione per cui sia dal centrodestra sia dal centrosinistra si guarderà, preparandosi fin d’ora col binocolo tra le mani, a quel che verrà fuori dalle urne in Abruzzo il prossimo 10 febbraio.

Non solo di questione temporale, però si tratta. Pur tra molte naturali differenze, il voto in Abruzzo sta rivelando nella sua preparazione tra i due principali avversari non poche analogie con il quadro che va delineandosi in Piemonte.

Il candidato del centrosinistra, Giovanni Legnini, Pd, ex sottosegretario all’Economia e già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura sta costruendo la sua base elettorale non solo e soprattutto sul suo partito quanto su una rete di liste civiche che va facendosi sempre più ampia, tanto da mostrare il Partito Democratico nel ruolo di comprimario, non certo di protagonista.

E questo non è affatto distante dalla strategia che Sergio Chiamparino delinea, sotto il claim del Sì al Piemonte del Sì, per il suo tentativo di rimanere altri cinque anni in piazza Castello. Anzi quel che accade con l’obbligatorio anticipo in Abruzzo pare una sorta di fotocopia del modello che l’attuale governatore del Piemonte sa poter essere l’unica strada per un non facile bis dopo la tutto sommato facile vittoria del 2014.

Le analogie lambiscono le stesse figure dei due candidati e la loro concezione di offerta elettorale: riformista lontano da eccessi del renzismo così come dalle posizioni radicali della sinistra dem, Legnini si sta attrezzando con sei o sette o forse ancor più liste a suo sostegno, così l’impronta del civismo connota l’azione del suo omologo in Piemonte. Chiamparino, politico di lunghissimo ha saputo navigare nei flutti renziani (cogliendo l’onda lunga delle europee del 2014) senza eccessi, tenendosi lontano, come nel recente congresso regionale e in quello prossimo nazionale, dalle baruffe correntizie. Rispetto all’ex vicepresidente del Csm, Chiamparino ha dalla sua più tempo. Anche da utilizzare ala luce di quanto succederà proprio in Abruzzo, terreno politico al quale non può non guardare neppure il fronte avversario.

Ancora in attesa di un candidato ufficiale, il centrodestra piemontese ha ulteriori ragioni e forse qualche preoccupazione in più per la sua componente forzista per osservare ciò che succederà il 10 febbraio e, più ancora, quel che sta già accadendo in quella regione dove si sono consumati strappi, tensioni e ricuciture di dubbia tenuta, tutto finito nelle scorse settimane sul tavolo degli alleati di Palazzo Grazioli.

Se a spuntarla è stata Giorgia Meloni con il suo Marco Marsilio e Silvio Berlusconi ha dovuto rivedere i sogni legati alla sua attività nel post terremoto dell’Aquila che avrebbe voluto tradurre in voti per un suo candidato, è ancora una volta Matteo Salvini il soggetto da puntare col binocolo dal Piemonte.

Ieri, a poche ore dalla partenza per il suo viaggio sovranista in Polonia, il leader della Lega ha incontrato i senatori del suo partito esortandoli ad essere “pronti e presenti” sul territorio per la campagna elettorale europea e, laddove si voterà, per le regionali, marciando “pancia a terra” senza fidarsi troppo dei sondaggi più che favorevoli.

Non sfugge, tuttavia, come Salvini abbia parlato ai suoi senza far cenno al centrodestra, ma concentrando l’attenzione e l’azione sulla crescita del suo partito. Un obiettivo che il Capitano pare aver in mente anche in Abruzzo, dove più che alla vittoria della coalizione pare puntare sull’aumento di voti propri.

E se in Piemonte sarà confermata l’assegnazione a Forza Italia della candidatura presidenziale anche questo atteggiamento della Lega dovrà indurre a ulteriori riflessioni i berluscones, già oggi sempre più Lega-dipendenti, come dimostra l’agenda per la definizione dell’avversario di Chiamparino palesemente in mano a Salvini e ai suoi che non mostrano alcuna fretta di aggiornarla e definirla.

Sia su quella del centrodestra, sia su quella del centrosinistra è certo che la data del 10 febbraio, giorno in cui si vedrà l’esito delle urne in Abruzzo, è da sottolineare. Per, eventualmente, aggiustare la rotta con tre mesi di anticipo.

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