VERSO IL VOTO

Lista No Tav contro i Cinquestelle

Il simbolo del treno crociato potrebbe comparire sulla scheda elettorale delle prossime Regionali. Due incontri in Valsusa per mettere a punto un'operazione che punta soprattutto a "punire" il M5s, colpevole di "alto tradimento"

La vendetta dei No Tav della Valsusa nei confronti dei Cinquestelle, traditori delle aspettative e deludenti rispetto alle promesse fatte, potrebbe essere servita calda. Tanto da bruciare non poco i grillini alle prossime elezioni regionali. In quell’occasione, infatti, gli oppositori storici della Torino-Lione con ogni probabilità presenteranno una loro lista senza apparentamenti togliendo alla forza politica ormai non più di riferimento, com’è stata invece nel recente passato, un notevole bacino di voti. Insomma, se non proprio una vendetta, certamente una lezione che potrebbe rivelarsi durissima per il partito di Luigi Di Maio. Perché proprio questo, unito ovviamente alla volontà di avere propri rappresentanti nel futuro Consiglio regionale, pare essere la ragione di quel che sta maturando nella valle che i Cinquestelle consideravano un’inattaccabile roccaforte.

Per ragionare su come presentarsi agli elettori, rivendicando una posizione che i grillini hanno interpretato in maniera troppo morbida al limite dell’ambiguità secondo i valligiani contrari alla tratta ferroviaria, ci sarebbero state già almeno due riunioni. A quanto risulta allo Spifffero, la prima si è tenuta a casa di Oscar Margaira, storica figura dei No Tav, autore di un paio di libri in cui spiega le ragioni per opporsi alla Torino-Lione diventati sorta di bibbia per il movimento, poi assessore comunale di Villar Dora. Tra i presenti il giornalista ambientalista Claudio Giorno e Gigi Richetto, professore in pensione di storia e filosofia. E a quanto pare c’era, soprattutto, il leader storico dei No Tav valsusini Alberto Perino. Era stato lui, già nell’estate, a lanciare inequivocabili segnali e a marcare una distanza con il M5s sempre più netta: “Non ci sono governi amici” aveva decretato assistendo sconsolato alle continue manfrine di Toninelli e compagnia. Fino a lasciarsi sfuggire un desolante “In che mani ci siamo messi”, Proprio lui che per mantenere l’asse tra movimento No Tav e M5s non si era risparmiato in campagna elettorale, arrivando a scomunicare la candidatura di Nicoletta Dosio, la pasionaria candidata con Potere al popolo.

In quelle mani grilline lui e molti altri, negli ultimi tempi, hanno spiegato di non voler più restare. Adesso si passa a una fase successiva: dopo l’abbandono per tradimento, la vendetta. Ed è roba da far tremare i polsi pentastellati. Non è un caso se ad essere non poco allarmata è chi come la consigliera regionale del M5s Francesca Frediani che in Valsusa risiede e lì ha (o aveva) il suo bacino di voti. Una distanza che si è palesata sabato scorso ad Avigliana con l’assenza pressoché totale degli amministratori vicini ai pentastellati al corteo dei sindaci della valle contro il decreto sicurezza del governo gialloverde.

Nei giorni scorsi, della lista per le regionali si sarebbe parlato anche in un altro incontro, stavolta a Venaus con il sindaco Nilo Durbiano, autore di un post in cui alla vigilia della manifestazione Sì Tav dello scorso 12 novembre profetizzava “Sabato senza bandiere ci saranno veramente tutti, CasaPound, `ndrangheta, Pd, professionisti liberi e servi degli incarichi, professionisti falliti o sull’orlo del fallimento, corrotti, corruttori, organizzazioni responsabili e complici dello sfascio italiano”. Un duro che, però, aveva trovato più duri di lui i Cinquestelle quando aveva chiesto loro la candidatura a sindaco di Susa. Un passato in vari partiti: troppo per i grillini. O forse, comoda scusa, per il diniego che certo non ha contribuito ad attenuare le tensioni con i Cinquestelle.

Tensioni che, con non meno intensità ed evidenza, si sono viste su un altro fronte del No: quello al Terzo Valico. Dopo il via libera alla prosecuzione della tratta ferroviaria per collegare il porto di Genova con la pianura padana – opera che nell’agenda elettorale dei Cinquestelle era destinata al pari della Tav alla sua soppressione – la rottura dell’idillio tra i comitati contro il Terzo Valico e il M5s è stata nettissima e altrettanto rumorosa con accuse forti nei confronti dei grillini. Non è un caso, dunque, che per la futura lista No- av (e a questo punto No M5s) si stia ragionando con contatti già in atto di un asse con il fronte del No al Terzo Valico, che vede una presenza considerevole di attivisti in particolare nell’Alessandrino.

L’operazione che potrebbe costare molto cara ai grillini sarebbe già piuttosto avanti se è vero, come pare, che si stia valutando il possibile utilizzo come simbolo di quello storico e utilizzato anche per il merchandising (dalle magliette alle spillette) con rappresentato il treno sbarrato. Del resto, non si tratterebbe di una novità. In passato, alle elezioni provinciali di Torino del 2004 i No Tav, capitanati da Claudio Cancelli e Ivana Galliano di Almese tentarono di portare la protesta tra gli scranni di Palazzo Cisterna. Non vi riuscirono, ma ora a dare loro una spinta potrebbe proprio essere la cocente delusione verso gli antichi alleati.

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