VERSO IL VOTO

Centrosinistra a geografia variabile

Alle Regionali con liste di partito, formazioni civiche e listone di coalizione nelle province più piccole. Strategia per far correre più candidati e massimizzare il consenso. Chiamparino presenta il "manifesto" del Sì, che è tutto un programma

Listone a geometria, anzi a geografia variabile. È la soluzione per superare le forti perplessità emerse subito da una parte del Pd e da altre forze politiche all’idea di Sergio Chiamparino per rafforzare il potenziale elettorale del centrosinistra, ma è anche il modo per puntare su un’offerta la più possibile unitaria laddove le condizioni inducano a ritenerla la strategia migliore per massimizzare il consenso verso la coalizione.

Non un’abiura, ma neppure un’accettazione a scatola chiusa dell’idea avanzata nei giorni scorsi dal ricandidato presidente della Regione, in verità non certo accolta con entusiasmo almeno da una parte del Partito Democratico, incominciando dal suo neo segretario regionale Paolo Furia il quale di fronte alle prime indiscrezioni si era premurato di avvertire che “si può tenere coesa una coalizione senza doversi limitare a schierare un'unica lista. Io lo dico chiaramente – aveva specificato – ritengo utile avere più liste in campo al fianco del candidato presidente”.

Lungi dal dover essere letta come una vittoria del Furia-pensiero, la correzione di rotta è piuttosto un’ulteriore conferma della necessità per Chiamparino e il suo schieramento di non poter considerare il Piemonte in maniera indistinta nelle sue particolarità territoriali, giocoforza delimitate nei confini elettorali coincidenti con quelli delle province e cercare di modulare la proposta legandola quanto più possibile ai territori. Un aspetto che, come si vedrà, viene preso in decisa considerazione anche nel manifesto che il Chiampa si appresta a presentare, dando l’abbrivio ai comitati del Sì.

Ma restando sulla questione liste o listone, va osservato come la geometria variabile in virtù della geografia politica del Piemonte trovi aiuto nella legge elettorale: quest’ultima, infatti, prevede che ogni singola lista possa presentarsi agli elettori purché ciò avvenga almeno in quattro province sulle otto in cui è suddivisa la regione. Facile, pertanto, immaginare che laddove il centrosinistra abbia più chance di vincere o meno probabilità di perdere presentandosi con una coalizione unita, insomma con il listone più o meno completo, farà questa scelta, mentre in altre zone – soprattutto quelle più grandi e popolose – il traino dei simboli di partito così come delle liste civiche possa rappresentare un valore aggiunto si opterà per la soluzione tradizionale.

Se quest’ultimo caso può certamente valere a Torino e provincia, così come ad altre aree come il Novarese, forse la stessa provincia di Alessandria e, ancor più di Cuneo, l’ipotesi di un listone nel Verbano-Cusio-Ossola, così come a BiellaVercelli Asti non appare affatto lontana dalla realtà. Spetterà comunque ai componenti la coalizione decidere e, non certo da ultimo al Pd che agli occhi degli altri alleati rischia con la lista unica ovunque di apparire come una sorta di asso pigliatutto, tenuto conto che i posti sarebbero evidentemente ridotti rispetto a un’alleanza con più liste convergenti sulla candidatura di Chiamparino.

E le liste che hanno già manifestato l’intenzione di presentarsi con il loro simbolo, almeno laddove non si deciderà tutti insieme di optare per il listone, non sono poche: dai Moderati di Mimmo Portas che proprio sul brand ha saputo costruire una posizione che dura da oltre dieci anni nel centrosinistra, passando per la lista civica chiampariniana del Monviso che conserverà il profilo del Gigante di Pietra unendo un Sì a caratteri cubitali, a +Europa che unirà le forze con i seguaci di Federico Pizzarotti. Ancora da vedere la posizione che assumerà Liberi e Uguali, ormai non più il partito mai diventato ma con tre consiglieri attualmente a Palazzo Lascaris, così come la boldriniana Futura dell’assessora Monica Cerutti. Della coalizione farà pure parte la lista Sì Tav cui sta lavorando il consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino e magari altre formazioni nasceranno da qui alla data di presentazione delle liste.

Ma Chiamparino non attende, ovviamente, quella scadenza per dare il colpo di acceleratore alla macchina già avviata da tempo, mentre il centrodestra è ancora fermo in autogrill per decidere a chi affidare il volante e chi far salire sul pullman. Domani in conferenza stampa il Chiampa presenterà il manifesto del Sì al Piemonte del Sì, in vista del lancio al pubblico fissato il prossimo 9 febbraio allo Sporting Dora di corso Umbria. Accoglierà i giornalisti alla ex Incet, in via Cigna, stesso luogo scelto dall’allora sindaco uscente Piero Fassino per annunciare la sua ricandidatura: circostanza che sta scatenando gli scongiuri persino nel suo entourage.

Il manifesto conterrà una serie di punti programmatici cui il presidente sta lavorando da tempo.  Chiamparino vuole declinare i tanti Sì – dalle infrastrutture alle soluzioni di crisi industriali e occupazionali, dall’ambiente alla cultura, alla sanità e ai diritti civili – in ogni territorio facendo emergere problemi e offrendo possibili soluzioni calate il più possibile nelle diverse aree del Piemonte. Ieri ne ha discusso con i consiglieri di maggioranza eletti nelle province, oggi lo farà con quelli di Torino.

Nell’incontro non ha mostrato il manifesto e non lo farà neppure oggi, ma lo scopo era quello di incominciare quel lavoro nei tanti Piemonti (per usare un’azzeccata definizione di Cristina Bargero nel suo saggio Il Piemonte oltre la crisi) dove il Chiampa vuol vedere presto all’opera i comitati del Sì, al contempo sintesi delle proposte e macchina elettorale.

Se e dove sarà listone o liste che corrono separate, seppur unite sulla candidatura del presidente uscente, sarà certamente una questione da affrontare al tavolo dell’alleanza. Difficile immaginare ovunque una strada tutta in discesa, ma per Chiamparino ad unire resta quel Sì. Che, per lui, è tutto un programma.

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