PALAZZO CIVICO

M5s: no al direttore "a gratis"

La maggioranza chiede all'Urban Lab di ritirare e riscrivere il bando di gara per la scelta del nuovo vertice operativo. Tranchant il grillino Carretto: "Il lavoro va pagato". Tutto da rifare? Patata bollente nelle mani del vicesindaco Montanari

“Quel bando non sta in piedi” dice chi a Palazzo Civico di gare pubbliche se ne intende. Nella maggioranza a Cinquestelle c’è chi ne invoca la revoca. La sindaca Chiara Appendino se n’è occupata, chiedendo al suo vice Guido Montanari di trovare una soluzione. L’oggetto del contendere è la gara per la selezione del direttore di Urban Lab, associazione fondata dal Comune di Torino e che ha come socio la Compagnia di San Paolo; una via di mezzo tra pensatoio e centro studi sulle politiche di sviluppo urbanistico ed economico della città, in totale sinergia con l’assessorato all’Urbanistica. La gara, pubblicata sul sito dell’associazione nei giorni scorsi, prevede che venga individuata una figura “di comprovata professionalità ed esperienza”, che possegga “doti di creatività, intraprendenza, visione strategica, capacità di leadership e attitudine a collaborare in modo proficuo con lo staff”. Un incarico da svolgere “full time” e “con carattere di esclusività”, ma al punto 7 del bando firmato dalla presidente Elena Dellepiane ecco la sorpresa: “Il rapporto di lavoro è a titolo gratuito”. E chi mai lo accetterebbe?

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Urban Lab nasce dall’accorpamento del vecchio Urban Center con la Fondazione Smart City e Torino Strategica, perché in tempi di ristrettezze economica sembrava eccessivo a questa amministrazione tenere in piedi tanti soggetti il cui ruolo era spesso piuttosto nebuloso: centri studi, sedi di dibattito scientifico, talvolta marchettifici. Risparmiare era (e resta) una delle principali mission della riorganizzazione, ma così forse è troppo.

Tra coloro che – a due settimane dalla pubblicazione della gara – si è ribellato c’è il consigliere grillino ed ex presidente della Commissione Urbanistica in Sala Rossa Damiano Carretto: “La professionalità va adeguatamente retribuita” ha affermato. Secondo lui questa scelta “rende il bando estremamente discriminante ed escludente ed è quanto di più lontano dalla volontà politica del Movimento 5 Stelle che prevede bandi aperti a tutti e trasparenti”. Motivo per cui, ritiene Carretto “debba essere ritirato e riscritto”. Con lui anche altri consiglieri dell’ala più ortodossa del M5s, come Maura Paoli e Daniela Albano.

Quando l’associazione si chiamava ancora Urban Center e la situazione finanziaria in via Milano non era così critica il direttore veniva pagato e anche bene. Gli ultimi sono stati il professor Carlo Olmo e il suo vice Antonio De Rossi, destituiti dall’allora assessore Stefano Lo Russo, il quale dopo aver abolito il cosiddetto "accompagnamento ai progetti" e tolto loro ogni compenso (dal 2002 al 2013 guadagnarono in due oltre un milione di euro) individuò per la direzione Paola Virano, dirigente a Palazzo Civico, motivo per cui poteva assumere quell’incarico senza gravare ulteriormente sulle casse dell’ente. Dopo di lei è stata la volta di Valentina Campana, una dipendente, oggi principale favorita a succedere a se stessa giacché anche lei, essendo una “interna”, può assumere gratuitamente l’incarico.

Il cortocircuito nasce dalla volontà dei Cinquestelle di nominare il nuovo direttore a tutti i costi attraverso una selezione pubblica, facendo sfoggio di trasparenza e meritocrazia, ma allo stesso tempo, essendo il Comune al verde, il bando diventa un boomerang poiché è di fatto inaccessibile alla stragrande maggioranza di professionisti che per lavorare hanno bisogno di essere pagati. Se l’intenzione è di scegliere un dipendente allora sarebbe bastata una call interna, se si vuole spalancare le porte a nuovi contributi e professionalità è necessario mettere mano al portafoglio. Ha ragione Carretto quando dice che il bando così non funziona: ma ha anche pensato a dove trovare i soldi per retribuire un direttore esterno?