VERSO IL VOTO

Candidati sotto esame

Gli imprenditori sottopongono idee e proposte a Cirio, Chiamparino e Bertola. Ravanelli (Confindustria): "Abbiamo perso competitività, ma siamo ricchi di potenzialità. Colmando il gap, un futuro più roseo sarebbe alla portata". Le risposte dei politici

Avvio in pieno stile torinese, fedele al sobrio understatement sabaudo e senza grandi colpi di fioretto, per il primo faccia a faccia fra i tre principali candidati alle presidenza del Piemonte alle elezioni regionali del 26 maggio, organizzato oggi all’Unione Industriale. “Come imprenditori siamo abituati a misurarci con la competizione sul mercato, purtroppo la nostra regione negli ultimi dieci anni ha perso di competitività per effetto delle crisi economiche e perché sconta gravi carenze infrastrutturali e logistiche, sia materiali che immateriali, di eccessiva burocrazia, di mancato supporto negli investimenti, di assenza nell’orientamento scolastico e professionale e di difficoltà nell'attrarre capitali da fuori”. Questo il quadro tratteggiato da Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, in occasione delle assise dell’associazione, durante il quale è stato presentato il documento “Il Piemonte verso il futuro” e uno studio socio-economico realizzato dalla Fondazione Edison e illustrato nella sala Agnelli di via Fanti dal vicepresidente Marco Fortis, alla presenza del numero uno di viale dell’Astronomia, Vincenzo Boccia.

Leggi il documento della Confindustria

Il dossier è stato illustrato ai tre candidati alla presidenza della Regione, Giorgio Bertola del Movimento 5 Stelle, Sergio Chiamparino del centrosinistra e Alberto Cirio del centrodestra. “Con questo documento intendiamo offrire un nostro contributo di idee alla prossima legislatura regionale sui temi strategici dell’industria e del territorio, per creare sviluppo in favore di tutto il sistema e favorire l’attrazione degli investimenti, sapendo che la nostra regione rimane ricca di potenzialità e che, colmando alcuni gap, un futuro più roseo sarebbe alla portata”, ha spiegato Ravanelli. Il documento è strutturato in sei capitoli, dedicati ad altrettanti temi prioritari e quattro settori strategici. È  frutto del lavoro di sessanta imprenditori, un rappresentante per argomento da ogni territoriale del sistema confindustriale piemontese, ai sei tavoli tematici. I sei temi sono: semplificazione e autonomia; scuola, formazione, inclusione e giovani; territorio e infrastrutture; innovazione; sostegno agli investimenti, con un sistema di garanzia pubblica; sostegno all’export.

Leggi lo studio “L’Economia piemontese”

Il confronto è partito dai temi relativi a sburocratizzazione e formazione: Chiamparino ha rivendicato le cose fatte, i testi unici che hanno sostituito decine di leggi in agricoltura e cultura e le borse di studio raddoppiate con la sua amministrazione. L’azzurro Cirio ha ricordato le pastoie burocratiche che ingessano la sua attività di imprenditore agricolo e sottolineando che “meno lo Stato infastidisce, meglio stanno le aziende”. Il grillino Bertola ha concordato sulla necessità di semplificare e dicendosi pronto ad andare nelle aziende per capirne di persona le esigenze. Mentre il governatore uscente ha avuto buon gioco nel cavalcare la manfrina sulla Tav, lo sfidante pentastellato ha attaccato sullo scandalo Finpiemonte, fianco scoperto dell’esecutivo di centrosinistra. “Qualcuno polemizza sul fatto che ci sarebbero No Tav nella mia coalizione – ha detto Chiamparino – ma in questi cinque anni al Cipe, a sostenere l’opera, ci è andato il sottoscritto. Nella legislatura non c’è stato, in Consiglio regionale, un solo atto politico di un esponente della maggioranza che si sia messo di traverso. Il percorso della Torino-Lione si è interrotto perché questo Governo nazionale lo ha interrotto”. Cirio ha insistito sul suo cavallo di battaglia, l’uso non sempre ottimale dei fondi europei: “L’Italia rimanda indietro un sacco di soldi perché non siamo in grado di utilizzarli. E questi, almeno per un terzo, sono destinati al Nord – ha ricordato l’europarlamentare albese –. Risorse che poi vengono date ad altri, che le chiedono. Ecco perché serve una lobby Piemonte, altrimenti non possiamo lamentarci che comandano e ottengono sempre i soliti, come la Germania”. L’aspirante presidente del centrodestra ha insistito anche sulla necessità di formare i giovani “per essere competitivi nel mondo del lavoro, non per la dignità dei genitori, che li vorrebbero tutti al liceo. Dovrebbe essere il mondo del lavoro a dire che cosa è necessario studiare, non quello della scuola per il quale alcuni percorsi sono ritenuti più di valore di altri. Ciò che serve alle imprese è presto detto: più inglese e più formazione professionalizzante”. Bene ha fatto la Regione, ha aggiunto Cirio, a chiedere autonomia nel campo della formazione: “le permetterà domani di metterci del suo”.

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