PARTECIPATE

Iren, Appendino svende Torino

Due dei tre nomi indicati dalla sindaca per il cda della multiservizi vengono da fuori. Logiche di partito e potere alla base di scelte altrimenti incomprensibili. Un sinistro presagio di quel che succederà per la governance: tutto nelle mani di Genova

A leggere i nomi dei rappresentanti di Torino nel prossimo cda di Iren la prima cosa che salta all’occhio è che, di tre, uno solo è espressione del capoluogo piemontese e peraltro si tratta di Maurizio Irrera, l’avvocato che ha seguito per conto di Palazzo Civico la trattativa sui nuovi patti parasociali. Nella terna di nomi comunicata da Chiara Appendino, in attesa di dirimere il nodo relativo al presidente, figurano, oltre a Irrera, Sonia Maria Margherita Cantoni e Ginevra Virginia Lombardi.

La prima, laureata in Scienze Agrarie, è una manager lombarda, a lungo legata al sistema politico diessino che è ruotato attorno a Sesto San Giovanni e all’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Dal 1999 al 2001 è stata direttore di un dipartimento dell’Agenzia nazionale per l’Ambiente, durante il governo di centrosinistra presieduto da Massimo D’Alema, poi è stata assessore a Sesto e, dal 2005 al 2011, direttore dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione Toscana, allora guidata da Claudio Martini (Ulivo-Pd). Quando Giuliano Pisapia diventa sindaco di Milano, strappando al centrodestra il capoluogo lombardo, Cantoni torna in patria con la carica di presidente dell’Amsa, società del gruppo A2a (per inciso si tratta della più forte concorrente di Iren tra le multiservizi pubbliche). Infine diventa consigliere di amministrazione nella Fondazione Cariplo, seconda azionista di banca Intesa dopo la torinese Compagnia di San Paolo. Ora Cantoni rappresenterà Torino nel cda di Iren, ma la sensazione è che la sua nomina rientri in logiche che poco c’entrano con un territorio, quello subalpino, che avrebbe tanto bisogno di qualcuno che lo difenda nelle dinamiche aziendali ora che, con la cessione di una parte delle sue quote, Torino ha perso peso nella compagine azionaria.

Altrettanto avulse dal contesto torinese sono le ragioni che hanno portato alla designazione di Lombardi, una ricercatrice toscana, che in passato è stata assessore all’Ambiente al Comune di Pistoia, salvo poi rompere con il centrosinistra e fondare una lista civica con cui si è candidata a sindaco nel 2017, contribuendo alla storica capitolazione della coalizione rossa a vantaggio del centrodestra. Attivista nei comitati per l’acqua pubblica e nelle associazioni ambientaliste locali, la Lombardi è entrata presto in contatto con i vertici locali del Movimento 5 stelle, creando un link con l’amministrazione pentastellata di Livorno, guidata da Filippo Nogarin, tra i pochi amici che Appendino possa davvero vantare in un movimento che, dalla Sala Rossa a Milano, ormai la tiene sotto scacco. Ed è proprio sull'asse Livorno-Torino che la Lombardi avrebbe ottenuto il posto nel consiglio di amministrazione.

Così facendo, però, la prima cittadina, di fatto, umilia la presenza torinese nel cda della principale azienda partecipata di Palazzo Civico, ma soprattutto abdica dal proposito di rendere trasparenti i processi che ispirano queste nomine. Se per anni si sono contestate le logiche di selezione – spesso di affiliazione politica e correntizia – che hanno caratterizzato le stagioni della "vecchia politica", ora neanche si comprende a fondo da dove certe designazioni traggano origine. Chi ha indicato alla sindaca la dottoressa Cantoni e in base a quale strategia? Come si concilia la figura della toscana Lombardi con gli interessi di Torino? A queste domande dovrebbe rispondere Appendino prima di indicare anche il presidente di Iren, magari facendo rotolare la testa di Paolo Peveraro che, a parte essere torinese, non è stato certamente avaro nei confronti di una amministrazione perennemente morosa nel pagamento delle sue “bollette”, continuando a elargire con generosità contributi e sponsorizzazioni. Il tutto garantendo ottimi risultati all’azienda, assieme all’ad Massimiliano Bianco, che infatti Genova, ormai diventata prima azionista, conferma nel suo incarico.

Merita una riflessione anche la nomina dell’unico torinese nella terna proposta da Appendino, cioè Irrera. Avvocato, classe 1958, Irrera è vicepresidente di Ream (società che la sindaca conosce bene e che è al centro di un procedimento giudiziario che la vede indagata) e attualmente siede nel consiglio di indirizzo della Fondazione Crt, ma soprattutto è stato il consulente del Comune di Torino nella stesura dei patti parasociali assieme ai professionisti degli altri principali soci. Così, a quanto pare, si è ritagliato un posto per sé. Chi ci ha rimesso, in questo intreccio di nomine e potere, è Lorenza Franca Franzino, consigliera d’amministrazione uscente, di cui sono stati apprezzati in questi anni competenza ed equilibrio e che fino a pochi giorni fa era stata rassicurata dalla stessa Appendino circa la sua riconferma. Così non è stato.

Ora, brandendo lo scalpo di Peveraro alla sua maggioranza, alla sindaca non resta che indicare il prossimo presidente. Il nome più accreditato è quello di Renato Boero, torinese solo di nascita, laureato al Politecnico, ma che ormai vive stabilmente a Milano con la sua famiglia. È il fratello di quel Valter Boero coordinatore in Piemonte del Popolo della Famiglia con cui si candiderà alle prossime elezioni regionali. Un manager che la stessa sindaca ha piazzato al vertice di Trm, l’inceneritore del Gerbido che con il suo arrivo è diventato un “biscottificio”, con un passato professionale nella concorrente milanese A2a, sebbene sui trascorsi in Amsa dove ha gestito il termovalorizzatore di Milano vi siano versioni contrastanti. Era vicino al centrosinistra, molto stimato da qualche signore delle tessere Pd, ora pare convertito sulla via della Damasco grillina, magari dalle parti di piazza San Babila dove ha sede la Casaleggio Associati. Di sicuro con queste mosse Appendino svende Torino e consegna Iren nelle mani di Genova e dei soci emiliani.

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