POLVERE DI (5) STELLE

Via il vincolo dei due mandati,
Di Maio apre all'Appendino bis

Strada spianata per la sindaca di Torino alla ricandidatura ma più che un'opportunità potrebbe rivelarsi una trappola. A oggi rischierebbe una sonora bocciatura. Intanto il M5s si avvia a cambiar pelle e trasformarsi definitivamente in un partito

Dopo il semaforo rosso degli attivisti torinesi al superamento del vincolo dei due mandati, è da Roma che scatta il verde per Chiara Appendino e gli altri consiglieri “comunali, municipali e di circoscrizione” che intendano servire la propria comunità per un terzo giro. La decisione non è ufficiale, ma la strada è tracciata come testimonia anche un post su facebook di Luigi Di Maio al termine di un incontro con un centinaio di amministratori grillini provenienti da tutta la Penisola. La regola dei due mandati “si può superare” dice il capo politico del Movimento 5 stelle che poi aggiunge: “Solo per loro, non per i consiglieri regionali e non per i parlamentari nazionali ed europei”. A rappresentare l’area torinese c’era Katia Coppola, consigliera comunale a San Mauro, designata da una chat appositamente creata per individuare il “delegato” subalpino all'incontro. Solo una settimana fa i militanti torinesi si erano espressi contro la possibilità di un terzo mandato per la sindaca in una riunione molto partecipata nella sala al civico 57 di via Moretta. I vertici nazionali, invece, stanno orientando la discussione verso un altro epilogo. Resta un dubbio, costituito dalla possibilità di escludere dalla deroga i grandi comuni, come Torino, ma al momento appare un’opzione remota.

Appendino, dunque, avrà la possibilità di ricandidarsi per un secondo giro da sindaca dopo cinque anni da consigliera di opposizione e altri cinque al piano nobile di Palazzo Civico. E non è detto che per lei sia una buona notizia: i numeri delle elezioni europee e regionali parlano chiaro e dicono che a Torino il Movimento 5 stelle non è più un riferimento né per la upper class del Centro, che è tornata a votare Pd, né per le periferie che virano verso la Lega. Si fatica a restare in doppia cifra e anche il successo delle Atp Finals di tennis non sembra avere avuto un impatto rilevante sul consenso di questa amministrazione. Cosa farà Appendino a fronte di questo scenario? Una rinuncia potrebbe essere interpretata come una fuga di fronte a una sconfitta annunciata. E per lei, a differenza del sindaco (uscente) di Livorno Filippo Nogarin, tra i pochi amici veri dell'Appendino nel M5s, potrebbe non esserci neanche il paracadute delle europee. 

Intanto, se tre indizi fanno una prova, il M5s è ormai pronto a cambiare definitivamente pelle e trasformarsi a tutti gli effetti in un partito. Sono tre, infatti, i totem ideali a crollare definitivamente al termine dell’incontro romano. Il primo, come detto, è il vincolo dei due mandati (oggi per gli amministratori locali, domani chissà). Il secondo è il tabù delle alleanze: per Di Maio c’è la possibilità di una “apertura alle liste civiche”. Infine, il terzo, è costituito dall’organizzazione “nazionale ma anche territoriale che” i consiglieri comunali giunti nella Capitale “sentono ormai necessaria”. Per essere presenti sul territorio servono una struttura, delle gerarchie, sedi fisiche da aprire nelle città: dal virtuale al reale. “Troveremo dei modi per individuare i coordinatori di ogni area” aveva detto il candidato governatore Giorgio Bertola a scrutinio ancora in corso, preannunciando, di fatto, una nuova stagione in cui uno non vale uno e anzi ci saranno vertici provinciali e regionali proprio come in un partito. Con una sola differenza: nel Movimento 5 stelle non c’è democrazia interna e la leadership nazionale non è contendibile.

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