SACRO & PROFANO

Un "bergogliano" per la diocesi di Torino

Il suo nome non è (ancora) nella terna al vaglio della Conferenza episcopale piemontese ma mons. Viola è il candidato alla successione di Nosiglia su cui punta l'area progressista della Chiesa. A meno che il Papa non lo voglia a Genova

Beati gli ultimi, o comunque non essere tra i primi potrebbe riservare soprese anche nel non facile e tuttora più che aperto percorso verso la sostituzione dell’arcivescovo Cesare Nosiglia alla guida della diocesi torinese. Nel più autentico stile curiale e con l’aggiunta della variabile, tutt’altro che marginale, di una decisione autonoma di Papa Francesco rispetto alla terna di alti prelati che verrà a lui proposta dalla Conferenza Episcopale piemontese, il successore dell’arcivescovo che il prossimo 5 ottobre compirà 75 anni raggiungendo l’età della pensione sarebbe (anche) da cercare oltre i tre sui cui nomi ormai ci sono ben pochi dubbi.

Alla Nunziatura, tramite dei vescovi piemontesi con il Vaticano, nei prossime mesi dovrebbero arrivare le indicazioni riferite a Marco Bunetti, vescovo di Alba (a detta di molti quello con maggiori chance anche per il sostegno nei suoi confronti del Cardinale Severino Poletto), a Egidio Miragoli, cremonese da un paio d’anni al timone della diocesi di Mondovì, e del vescovo di Vercelli, Marco Arnolfo con dalla sua una lunga permanenza nella parrocchia di Orbassano e in altre della cintura torinese.

Dalla terna, secondo fonti vicine alla Conferenza Episcopale sarebbe rimasto fuori fino ad ora un nome su cui, invece, molti concentrano l’attenzione. Come scritto nelle settimane scorse da lo Spiffero, padre Vittorio Francesco Viola, vescovo di Tortona da poco meno di cinque anni, è figura da tenere presente nel guardare attraverso gli stretti spiragli della dovuta riservatezza a quanto sta accadendo e, soprattutto, succederà nei mesi a venire nel processo verso la successione a Nosiglia.

La sua traslazione (termine canonico che sta per il più prosaico trasferimento) sarebbe vista e caldeggiata con grande favore da parte del clero progressista. Un auspicio di quella parte della Chiesa più vicina alla parola bergogliana, più “sociale” e per i detrattori “di sinistra”, con radici piemontesi nel Cardinale Michele Pellegrino e nel vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi che avrebbe come naturale contraltare una serie di perplessità e riserve nei confronti del vescovo di Alba e di Vercelli, entrambi torinesi e per questo ritenuti in qualche modo troppo conoscitori della situazione della diocesi retta da Nosiglia e del entourage. Un’ombra di difficoltà nel tracciare e imprimere quella svolta alla Chiesa torinese auspicata e invocata da più parti e che molti affidano proprio al futuro arcivescovo.

Padre Viola è un liturgista di punta e si dice che porti al dito l’anello episcopale che fu di monsignor Annibale Bugnini, padre della riforma liturgica del Vaticano II. Ma il vescovo di Tortona è anche l’alto prelato che di fronte allo spettro del licenziamento di migliaia di lavoratori delle autostrade, appesi a una decisione del Parlamento, un paio di anni fa non esita a scrivere una lettera aperta – ovviamente concordata e avallata dalle massime gerarchie vaticane – in cui si rivolge ai politici. “Una legge che non tutela il bene primario del posto di lavoro finisce per tradire la sua missione sociale” ha scritto, ricordando come “in molte occasioni Papa Francesco ha fatto sentire la sua voce in difesa del diritto al lavoro, ricordandoci che senza lavoro non c’è dignità”.

Il vescovo, francescano, la cui data di nascita a Biella curiosamente quasi coincide nel giorno con quella di Nosiglia (il 4 ottobre del 1965), è Custode del Convento e della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, ma è anche il pastore che quando nella sua diocesi c’è un problema legato al mondo del lavoro non esita a telefonare per comprendere a fondo le situazioni a chi di quei problemi si occupa, magari facendo trasalire dall’emozione per un istante un sorpreso sindacalista. E, ancora, il vescovo che la notte di Natale va a celebrare la messa su un semplice altare di legno insieme agli operai della Pernigotti di Novi Ligure.

Il nome di Viola circola anche per la successione del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che ha avuto prorogato da Papa Francesco il suo incarico per ulteriori due anni dopo le dimissioni presentate il 14 gennaio 2018. Da notare, infatti, come la diocesi di Tortona pure essendo in Piemonte faccia parte della Conferenza Episcopale della Liguria, confermando quella differenza tra i confini ammnistrativi e quelli canonici che, sempre per restare tra Piemonte e Liguria vedono in quest’ultima regione molte parrocchie della diocesi di Acqui Terme.

Entrato nell’Ordine dei Frati Minori dell’Umbria, dopo la maturità scientifica, Padre Viola ha frequentato l’Istituto Teologico di Assisi, il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo in Roma dove ha conseguito il Dottorato in Sacra Liturgia, è componente della Consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale oltre ad aver insegnato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense. Un profilo di alto spessore teologico che unito a quell’impronta bergogliana e di impegno sociale piace a quella parte più progressista del clero piemontese. E, chissà, forse anche Oltretevere.