RETROSCENA

Regione, patto Cirio-Porchietto (con un occhio su Torino 2021)

Dopo aver duellato per la candidatura a governatore tra i due scoppia la pace. Attovagliati al Sestriere concordano la strategia: la parlamentare sarà consulente della giunta per le politiche economiche e del lavoro. Ma l'obiettivo è il dopo Appendino

Da duellanti a più che alleati. Sotterrata l’ascia di guerra roteata più volte quando si trattava di conquistare la candidatura alla presidenza della Regione, Alberto Cirio e Claudia Porchietto hanno alzato i calici. A fine cena, giovedì scorso a Sestriere. Cin cin all’inizio di una collaborazione su cui nessuno avrebbe scommesso fino a pochi mesi fa e che, invece, adesso porterà la deputata azzurra a ricoprire il ruolo di superconsulente della giunta regionale in materia di economia e lavoro. Una ritrovata intesa, una comunanza di visione e di intenti che, addirittura, potrebbe proiettarsi sulle comunali torinesi del 2021 con una ad oggi ancora ipotetica candidatura della parlamentare azzurra a sindaco.

Dopo un presidente di Forza Italia, anche un candidato a primo cittadino dello stesso partito? Troppo presto per analizzare scenari pronti a mutare, soprattutto in questo periodo, di giorno in giorno. Troppo presto anche per ragionare su un’ipotesi che, lontana dall’essere all’ordine del giorno, sembrerebbe trovare, sempre ad oggi, la diretta interessata perplessa, come riferisce chi ne ha raccolto le confidenze, dopo la cena.

Il rendez-vous in quota, appunto. Già quello sarebbe stato da solo una notizia. Senza mai arrivare a uno scontro diretto, i due per mesi si erano fronteggiati attraverso le rispettive diplomazie interne a Forza Italia per ottenere quel che alla fine, complici spinte arcoriane e frenate leghiste su candidati in pectore suggeriti dalle alte sfere del Carroccio a Palazzo Chigi, avrebbe ottenuto l’allora parlamentare europeo agli sgoccioli del suo mandato. Finalmente investito ufficialmente della candidatura Cirio avrebbe visto Porchietto sostenerlo lealmente e senza risparmio. Lui, appena eletto, era partito con le avances, offrendole un assessorato di peso, lasciando però quel margine di dubbio sul tasso di sincerità della proposta che ai più pareva un appeasement tutto sommato facile vista l’altissima probabilità di un cortese diniego motivato dalla necessità di conservare il seggio alla Camera, per di più conquistato nell’uninominale e quindi con elezioni supplettive in caso di dimissioni.

Il dubbio sulla genuinità di quella proposta è svanito nella notte incipiente del Sestriere, custode delle parole scambiatesi tra i due, ma di cui è chiaro il senso: “In Regione c’è bisogno di una come te, se accetti troviamo il modo”. E già della questione sarebbero stati investiti gli uffici di Piazza Castello per regolarizzare un ruolo che in Piemonte non ha precedenti – parlamentare e consulente della Regione – ma altrove sì. Non è certo questione di emolumento, visto che la deputata non percepirà un euro, ma di attribuirle quello status che le permetta di svolgere il compito propostole da Cirio e che lei ha accettato.

L’ex assessore al Lavoro, la già presidente di Api, l’attuale componente della commissione Attività Produttive di Montecitorio, conosce la Regione con la maiuscola e pure quella con la minuscola, la macchina degli assessorati e i problemi dei territori sul fronte dell’economia e di quelle politiche dell’occupazione di cui si è occupata nei quattro anni della giunta di centrodestra che ha preceduto quella di Sergio Chiamparino, con Porchietto battagliera e preparata sui banchi dell’opposizione.

Piglio e determinazione che non mancherà di mostrare anche in questo nuovo ruolo. Certo servirà un surplus di tatto, giusto per eviatre reazioni di rigetto da parte dei titolari della squadra di governo. Chissà, ad esempio, come la prenderà Alberto Tronzano, pupillo della deputata che molto lo ha appoggiato in compagna elettorale e nella partita per la conquista delle deleghe economiche. Il salto da gregario e portatore di voti (una carriera covata nella nidiata di Angelo Burzi) ad amministratore di primo piano è di quelli da far girare la testa ed è un attimo credersi mezzi statisti, scelti per le proprie qualità e non solo in base ai bilancini politici. Continuerà ad apprezzare e seguire suggerimenti e aiuti, senza soffrire quello che potrebbe passare per un tutoraggio? Si vedrà. E se in tema di Lavoro, delega di cui Porchietto si occupò con Roberto Cota governatore, il rapporto sarà con la “sorella” d’Italia Elena Chiorino, sembra tuttavia che Cirio intenda valersi della compagna di partito come una sorta di consigliere del presidente, senza creare situazioni di difficoltà tra gli assessori, ma neppure sminuendo quel ruolo duplice – parlamentare e consulente – che per la prima volta conoscerà la Regione. Frutto di quell’inatteso (almeno in questi termini) asse tra il governatore e la deputata.

Un asse che, come si diceva, allunga l’orizzonte fino alle comunali di Torino. È vero, mancano ancora poco meno di due anni al voto, molte cose possono cambiare nel quadro nazionale del centrodestra e probabilmente cambieranno nel giro di pochi giorni o settimane, tuttavia il passaggio di Cirio e Porchietto da duellanti ad alleati oltre la forma, legittima quella che già oggi è più di una fantasia. Qualora le suggestioni odierni si traducessero in un progetto politico, la Lega accetterebbe di cedere la designazione del successore di Chiara Appendino? Non è un mistero che il neo assessore regionale Fabrizio Ricca ci stia facendo più di un pensiero e la stessa decisione di mantere scranno da consigliere comunale e ruolo di capogruppo testimonia la volontà di presidiare la Sala rossa. Certo è vero che, qualora si ripresentasse lo schema di coalizione, la Lega rispetto al resto del Piemonte farebbe fatica a presentarsi con lo stesso peso elettorale: sotto la Mole, pur con il notevole incremento registrato all’ultima tornata, è ancora marginale, numericamente e nelle relazioni con l’establishment cittadino. E già questo è un dato di cui tenere conto. Inoltre, chi può dire che il Carroccio salviniano, i cui vertici regionali sono sempre attenti a non essere messi in ombra da figure di indubbia visibilità, non possa ragionare come ha fatto per la Regione?

Troppo presto per azzardare ipotesi e scenari. In cui va inserito, innanzitutto, quel rischio per la deputata azzurra di replicare quanto successo per la candidatura alla presidenza della Regione. Troppo presto anche e soprattutto perché lei, di fronte a quella prospettiva, sarebbe non poco perplessa. Per lei, adesso, c’è il ritorno in Regione, restando ovviamente in Parlamento. Consulente e deputato, due ruoli conciliabili. Come quelli di duellanti e alleati.

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