CENTRODESTRA A PEZZI

Lega e Forza Italia ai ferri corti, ma Molinari "protegge" Cirio

Il segretario regionale del Carroccio mette al riparo il governatore dal fuoco incrociato tra alleati: "Dinamiche nazionali, qua non cambia nulla". Nonostante siano proprio i parlamentari piemontesi i più scatenati nell'attacco (orchestrato) a Salvini

“Non cambia nulla. In Piemonte l’alleanza è solida, va tutto bene”. Riccardo Molinari segna un tracciato piatto del sismografo riferito alla sua regione, evitando accuratamente che anche una minima scossa, per ora, arrivi sulla da poco avviata amministrazione di centrodestra. Questo mentre il terremoto scatenato dalla dichiarazioni di Matteo Salvini l’altra sera nel comizio di Conselve sta provocando macerie ancora da quantificare, ma certamente non di poco conto, nel rapporto tra Lega e Forza Italia.

Quel “Noi non abbiamo bisogno di niente e di nessuno” pietra tombale – per quanto tombale possa essere qualunque parola o atto in una politica in cui tutto cambia nel giro di ore se non di minuti – su quel centrodestra che già più volte il Capitano aveva chiaramente detto di aver definitivamente messo in soffitta, ha comunque scatenato una sequela di reazioni da parte degli azzurri.

Con una intuibile regia, per tutto il giorno ieri da Forza Italia si sono susseguite note e dichiarazioni di fuoco contro l’intemerata sbruffoncella e solipsistica, com’è del resto nel carattere dell’ex vicepremier, con in più la necessità di tenere alta la tensione tra i suoi e, come puntualizza il capogruppo alla Camera e segretario piemontese del Carroccio allo Spiffero “rispondere a tono alle accuse di aver aperto a un Governo di centrosinistra arrivate da Berlusconi”.

E a distinguersi in questo fuoco sono proprio i parlamentari piemontesi che imbracciata la penna hanno risposto agli ordini di scuderia ingolfando le caselle di posta dei giornali con dichiarazioni bellicose. E se il coordinatore regionale Paolo Zangrillo, fratello del medico personale del Cav, invita Salvini a “ripassare la storia del centrodestra prima di lanciare attacchi a Forza Italia” trovando proprio nel modello Piemonte gli antidoti al virus della dissoluzione di una coalizione minata dalla “deriva autarchica” della Lega, uno dei peones bolla come “inaccettabili e prive di qualunque contatto con la realtà” le esternazioni dell’ormai ex ministro. Sottolinea gli “errori di valutazione enormi” fatti dal Capitano, il novarese Diego Sozzani che ricorda agli “amici” della Lega il “disegno comune” dei partiti del centrodestra dove pur “nelle reciproche differenze”, afferma, “c’è tutta la ricchezza culturale e politica di un Paese come il nostro”. Un’esortazione giovannea a cercare ciò che unisce e non ciò che divide che trova concorde un vecchio lupo di mare come Osvaldo Napoli: “Un centrodestra che voglia essere davvero e non solo dirsi sovranista far valere gli interessi dell’Italia per gli italiani e non contro chi italiano non è. Altrimenti è solo un sovranismo sterile e perdente", praticato da leader “che hanno imparato a prender voti salvo poi buttarli nella fornace della vanità personale”. 

In Piemonte le elezioni ci sono state appena tre mesi fa e, con la Lega al Governo del Paese e un risultato che le è valso il 37,1% contro l’8,4 di Forza Italia, hanno portato alla presidenza il forzista Alberto Cirio che, pur essendo uno degli azzurri storicamente più vicini al Carroccio nel quale pure ha militato all’inizio del suo percorso politico, non ha certo marcato ulteriormente quella sua affinità come avrebbe potuto fare aderendo al progetto del suo amico e collega ligure Giovanni Toti.

Un equilibrio, agli occhi di alcuni un equilibrismo, quello del governatore che l’altissima tensione tra il Cavaliere e il Capitano potrebbe non giovargli affatto nel caso il terremoto riservasse ulteriori scosse da cui sarebbe difficile preservare i territori. Per adesso, Molinari rassicura indirettamente il presidente della Regione ribadendo che “non ci sono tensioni” tra alleati e attribuisce il duro scontro ai vertici dei due partiti alla responsabilità di Forza Italia “alla ricerca disperata di un suo ruolo politico”. Per il capogruppo leghista a Montecitorio molto contano in questa vicenda “il momento cruciale” della difficoltosa formazione del nuovo Governo, ma non di meno “gli smottamenti interni al partito di Berlusconi”.

E se la casa del fu centrodestra unito brucia, chi può dire che qualche scintilla non arrivi prima o poi anche laddove uno dei massimi esponenti del Carroccio, nel suo ruolo di segretario regionale, prende preventivamente in mano l’estintore? Cirio, sempre per ora, non deve indossare la tuta d’amianto, neppure calzare i guanti per maneggiare la sua squadra palesemente e ampiamente presidiata dalla Lega in virtù del risultato del 26 maggio scorso. “L’alleanza è solida, regge, lavora. Non c’è nessun problema” ripete Molinari.

Il governatore pur sempre vicino a Berlusconi non ha aggiunto la sua al coro di indignate reazioni alle parole di Salvini. Lui, Cirio, si sente a suo agio nel ruolo di pontiere e vestendo quegli abiti è riuscito a stare in equlibrio per settimane tra Toti e Berlusconi come su un ponte tibetano. Alla fine è rimasto con il Cavaliere, dall’altra sera ancora più lontano come ormai improbabile alleato del Capitano e più vicino a lui come bersaglio. Quando di ponti all’orizzonte non se ne scorgono, mentre si vedono fuoco e fiamme tra i due ex alleati nel centrodestra che non sarà più ma ancora tali in molte regioni cui si è appena aggiunto il Piemonte, il pontiere azzurro per ora è garantito e protetto dal pompiere leghista. Per ora.

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