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Acqua pubblica, comitati contro M5s: "In tre anni non avete fatto nulla"

Il 23 settembre verrà consegnato lo studio di fattibilità per la trasformazione di Smat in consorzio. Per la Rosolen sono solo chiacchiere (che ai cittadini costano 86mila euro). La difesa di Unia: "Dobbiamo convincere gli altri comuni soci"

“Siete qui da tre anni e ancora non avete fatto niente”. Con voce bassa e tono pacato, Mariangela Rosolen, storico esponente della sinistra torinese e anima dei Comitati per l’acqua pubblica prunicia un duro atto d'accusa e mette i consiglieri del Movimento 5 stelle di fronte a una evidenza che molti di loro faticano a digerire. L’occasione è la Commissione consiliare in cui i vertici di Smat hanno relazionato sullo stato di avanzamento dell’iter per la trasformazione della società da spa ad azienda speciale consortile di diritto pubblico, come richiesto da una delibera votata dalla Sala Rossa in attuazione del referendum di otto anni fa.

Il presidente Paolo Romano – presente assieme all’ad Marco Ranieri – ha annunciato che il 23 settembre si concluderà lo studio comparativo sulla trasformazione e che il percorso prevede venga sottoposto all’assemblea dei 291 comuni soci di Smat i quali dovranno poi esprimersi sulla proposta di Torino. Il gruppo di esperti nominati dall’azienda percepirà 86mila euro per stabilire “tecnicamente” se e quanto sia conveniente una eventuale trasformazione della società in un consorzio. Durante l’audizione Romano ha precisato che “Smat è già pubblica”, giacché “i suoi soci sono tutti pubblici”. Parole che non sono certo bastate per placare Rosolen: “Si tratta di una Spa che fa utili e che distribuisce dividendi ed è questo aspetto lucroso dell’attività svolta da Smat che va in contraddizione con quanto previsto dal referendum”. La lingua batte dove il dente duole: la trasformazione di Smat è uno dei tanti nervi scoperti per i grillini torinesi, che l’avevano inserita nel proprio programma salvo ritrovarsi poi a combattere contro gli altri comuni soci, ben poco propensi a mettere mano a una delle poche aziende pubbliche che funzionano, godono di bilanci in ordine, investono e garantiscono utili.

Per Daniela Albano, la consigliera pentastellata che più si è spesa per modificare la natura giuridica di Smat, da parte dell’amministrazione “è stato fatto poco ed è mancata una vera volontà politica”, mentre per il collega Massimo Giovara “più che uno studio comparativo fra le due forme societarie si sarebbe dovuto commissionare un piano di attuazione della delibera, ossia uno studio su come fare questa trasformazione”. Critiche cui ha replicato l’assessore all’Ambiente Alberto Unia: “Non si può dire che non abbiamo fatto nulla - ha replicato - Smat esiste da 19 anni ed è la prima volta che si fa davvero qualcosa. Senza dati certi non riusciremmo neanche ad aprire un dialogo con gli altri Comuni soci e se fossi andato in assemblea a chiedere semplicemente di votare la trasformazione senza dati non avrei ottenuto nulla”. Così invece si fa almeno un po’ di ammuina.

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