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Da Berlusconi a Berluschino, incontro top secret con Cairo

Il Cav prepara la successione politica e ad Arcore vede in gran segreto l'editore piemontese. Tagliato fuori l'inner circle di Forza Italia, presente solo il gran consiglio della corona. Il patron del Toro scalda i motori e scruta le mosse di Renzi

Ha inventato poco o nulla, ma tutto quel che ha preso in mano, anche in condizioni disperate, è riuscito a portarlo a insperati successi. Chi si augura o teme che Urbano Cairo possa ripetere per Forza Italia il miracolo già realizzato nell’editoria, nella televisione così come nel calcio, dall’altro giorno ha un elemento in più, se non per avere la certezza di una sua discesa in politica, senz’altro per non allontanare l’ipotesi.

Nessuno sa che cosa si siano detti, di cosa abbiano discusso Silvio Berlusconi e il tycoon che iniziò la sua carriera come assistente personale del Cavaliere. Lo stesso incontro, ad Arcore, sarebbe dovuto rimanere riservatissimo, segreto addirittura. Quando l’editore piemontese e presidente del Torino – in questo un perfetto replicante del fondatore di Forza Italia – ha varcato il cancello di Arcore ad attenderlo non c’era nessuno nel cerchio magico, nessuna scrupolosa badante, nessun cicisbeo di quella corte che ha segnato gli ultimi anni difficili della politica declinante del partito. Solo Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Si direbbe un ritorno al passato per guardare al futuro.

“Cairo sarà protagonista al prossimo giro”, diceva all’inizio dell’anno scorso con le urne alle viste, uno che spesso vede lungo come Luigi Bisignani. “Deve solo scegliere se per il dopo Grillo il dopo Silvio”. Se dovrà essere, sarà scelta obbligata. Il prossimo giro spinto più avanti, anche se non si sa quanto, dal Governo giallorosso darebbe il tempo necessario al presidente granata per salvare dal baratro – come ha fatto con le sue imprese – quel che resta dell’ex partito azienda ormai da tempo con i bilanci elettorali in calo continuo, con un board sempre più allo sbando e un destino segnato.

La stessa nota congiunta al termine dell’incontro di ieri tra Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in cui i tre ribadiscono che “Il centrodestra si rimette in marcia verso i prossimi appuntamenti politici ed elettorali con spirito unitario”, appare un'altra passata di belletto su un volto – quello del centrodestra classico – più volte definito ormai vecchio sia dal leader della Lega sia da quella di Fratelli d’Italia. I due negli ultimi mesi non hanno perso occasione per chiedere prove di fedeltà agli azzurri dandone parecchie di un certo fastidio e altrettanta diffidenza.

E poi c’è Matteo Renzi. La sua Italia Viva con ammiccamenti e attrattività verso una parte dei parlamentari forzisti oggi e dell’elettorato domani, avrebbe indotto un’accelerazione nei ragionamenti di Arcore. Quelli che, secondo alcuni, avevano portato il Cav a limare pesantemente le unghie a Giovanni Toti, nel frattempo uscito con il suo Cambiamo, e a Mara Carfagna a capo dell’ala più lontana dalla Lega e meno dal senatore di Rignano.

Due rampanti messi fuori dal gioco della successione dall’uomo che quella parola non la contempla nel suo vocabolario politico, ma non per questo probabilmente – e con tutte le garanzie – dovrà metterla in conto. Cairo non ha mai del tutto negato la possibilità di replicare le gesta del suo antico datore di lavoro, anche nella discesa in campo politico. È passato più di un quarto di secolo e nulla può essere come allora, ma più di un sondaggio attribuisce una possibile risalita al 15% di Forza Italia nel caso del semplice annuncio del passaggio della guida del partito, pur sempre presente Silvio, a Urbano. È sotto questa luce che va inquadrato l’incontro dell’altro giorno, ben oltre la visita di cortesia.

È possibile immaginare quel colloquio, lontano dalla solita corte e presenti solo i due amici e collaboratori più fidati di Berlusconi, come momento per cercare di comprendere da parte del leader di Forza Italia le reali intenzioni dell’uomo la cui determinazione l’aveva mostrata forse per la prima volta non stancandosi di chiedere, giovane appena laureato, un incontro con l’uomo di successo diventandone ben presto l’assistente personale. Da lì un’ascesa continua, una storia per molti versi quasi fotocopia di quella di Silvio. Berluschino, per questo, lo hanno presto ribattezzato. Chissà se da quell’incontro il Cav ne è uscito con idee più chiare? Soprattutto sul futuro di Forza Italia, che va disegnato in fretta per non finire nel passato della politica.

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