PALAZZO LASCARIS

Papeetellum, tutto da rifare

La Lega sbaglia la formulazione del quesito referendario e la Cassazione costringe il Consiglio regionale a ricominciare daccapo. Un'imperizia che costa un'altra settimana di sedute a tambur battente solo per compiacere Salvini

“Non pensino che sarà una passeggiata”. La prima volta, a trasformare in sfiancante maratona l’iter per approvare nel minor tempo possibile la richiesta di referendum sulla legge elettorale era stata la maggioranza, prona al diktat di Matteo Salvini. Sedute anche notturne e poi il contingentamento dei tempi per arginare il previsto ostruzionismo delle opposizioni avevano raggiunto l’obiettivo, rivelatosi però effimero: come noto, la Corte di Cassazione nei giorni scorsi ha chiesto di modificare il quesito, concedendo tempo fino all’8 novembre per correggere e (ri)approvare agli otto consigli regionali, tra cui il Piemonte.

Da qui il rapidissimo inserimento all’ordine del giorno dei lavori di Palazzo Lascaris della “proposta di deliberazione della formulazione del quesito referendario”. Si ricomincia oggi alle 14 e 30. Quando si finirà? Preceduto da meno rumore rispetto al primo passaggio, questo secondo giro nelle previsioni e ancor più negli auspici della Lega e dei suoi alleati dovrebbe essere roba da sbrogliare in fretta, anche se non in giornata e neppure in settimana visto che il piano della maggioranza prevede di entrare nel merito la prossima settimana e, dopo due o tre giorni, di nuovo il contingentamento con cancellazione o accorpamento degli emendamenti.

Come la volta scorsa, il centrosinistra ne sta preparando una caterva. A pranzo il capogruppo del Pd Domenico Ravetti si confronterà con i colleghi del centrosinistra concordando una linea che pare ormai tracciata chiaramente: “presenteremo emendamenti di merito e ostruzionistici. Questa maggioranza in cinque mesi non ha prodotto nulla e dopo aver sbagliato la prima versione del quesito ripeterà un analogo errore, ma soprattutto usa il consiglio per questioni inutili”, attacca Marco Grimaldi di Liberi Uguali Verdi.

“La Corte di Cassazione ha confermato tutte le questioni che avevamo sostenuto nei giorni assurdi delle continue convocazioni dell’Aula. Avevamo ragione noi, ma, in quei giorni, il delirio di onnipotenza del centrodestra era impossibile da arginare” ricorda Ravetti, con un gruppo pronto nuovamente sulle barricate. “Vogliamo vedere questa volta come motiveranno l’urgenza”, dice. “Già non stava in piedi la volta scorsa – osserva Grimaldi – e non credano basti quel termine fissato dalla Cassazione per rimediare a un loro errore. Il quesito, se non sono riusciti a formularlo in maniera esatta, lo possono presentare anche più avanti. Si tratta di una questione meramente politica, non è un obbligo per la Regione. E non pensino neppure di far passare la cosa come una banale correzione: qui si ricomincia da zero”.

Nel centrosinistra lo scenario è abbastanza chiaro: “Con questo atteggiamento la maggioranza si pregiudica qualsiasi possibilità di portare a casa l’assestamento di bilancio. Ci sono novanta giorni di possibile lavoro in commissione e non vediamo alcun motivo per lasciargli chiudere questa partita in meno tempo. Vorrà dire – spiega il capogruppo di Lev – che non metteranno il milione di euro sui call center voluti dall’assessore Chiara Caucino e si terranno il nostro bilancio”. Una prospettiva non certo digeribile per chi si è messo a disposizione di Salvini e del suo Papeetellum con un quesito raffazzonato.