ECONOMIA DOMESTICA

Troppe imprese chiudono

Nel terzo trimestre dell'anno in Piemonte ci sono state 4.286 cessazioni a fronte di 4.861 nuove aperture. Il saldo è positivo, ma di pochissimo e i livelli pre crisi sembrano irraggiungibili. Ilotte: "Regione fragile. Serve un intervento coordinato delle istituzioni"

Nascono più imprese, ma aumenta anche il numero di quelle che chiudono e il Piemonte non riesce a vincere una evidente e sempre più tristemente consolidata fragilità. È pur vero che nel terzo trimestre dell'anno sono nate 4.861 imprese, performance migliore rispetto allo stesso periodo del 2018, ma è altrettanto vero che sono cresciute anche le cessazioni: 4.286.

Il saldo è, quindi, positivo soltanto per 575 unità che tradotte in percentuale di crescita rappresentano un misero 0,13%, dato peraltro sostanzialmente analogo a quello del terzo trimestre 2018 (+0,11%). Ancora una volta il bilancio il bilancio anagrafico di Unioncamere sulla base dei dati del Registro delle Camere di commercio piemontesi, al quale sono iscritte in totale 429.449 imprese, tratteggia un’economia che non riesce a superare una crisi sempre più cronica.

Osservando il Piemonte nei suoi diversi territori, tra le province che mostrano maggiori difficoltà ci sono Novara e Biella con livelli negativi attorno allo 0,48%, per la prima e 0,19 per la seconda. Sostanzialmente stazionario il tessuto imprenditoriale del Verbano Cusio Ossola (+0,04%) e di Vercelli (+0,05%), così come una crescita modesta viene attestata per Alessandria (+0,02%) e Asti (+0,09%). Al di sopra del risultato regionale si collocano, invece, Cuneo (+0,7%) e Torino (+0,27%).

L’analisi per forma giuridica evidenzia segnali positivi per le società di capitale, che rappresentano il 18,7% delle imprese con sede legale in Piemonte e che hanno realizzato, nel terzo trimestre del 2019, un tasso di crescita pari allo 0,50%. Un incremento dello 0,17% anche per le ditte individuali che rappresentano oltre la metà delle imprese, e per le altre forme (+0,10%). Segno negativo, invece, solo per le società di persone che con una quota del 22,6% del tessuto imprenditoriale regionale registrano un tasso pari a -0,24%.

Per quanto riguarda i settori di attività tutti i settori hanno registrato tassi di variazione dello stock positivi. In vetta il turismo (+1,67%) e gli altri servizi (+1,32%*) che hanno realizzato le performance migliori.

Il comparto del commercio ha manifestato una crescita del +1,07%, seguito dalle imprese delle costruzioni che crescono dell’1,0%. Più modesta, ma sempre positiva, la variazione evidenziata dal tessuto imprenditoriale dell’industria in senso stretto (+0,65%) e dell’agricoltura (+0,48%).

“I dati non brillanti dei primi nove mesi dell’anno ci restituiscono una regione fragile”, ammette Vincenzo Ilotte, presidente di Unioncamere. Il possibile rimedio? “Ora più che mai, l’intervento di tutte le istituzioni deve essere coordinato", spiega il presidente dell'associazione camerale, richiamando a una necessità più volte rimarcata anche in questo ultimi tempi e dopo l'annuncio del piano per la competitività voluto dal governatore Alberto Cirio, così come nella prospettiva dell'utilizzo dei fondi per l'area di crisi complessa individuata in Torino e buona parte dell'area metropolitana.  "Occorre da una parte focalizzare i nostri interventi su poche linee strategiche e dall’altra utilizzare a pieno i fondi europei, con misure volte a potenziare ulteriormente le nostre eccellenze. In questa maniera potremo fare vera politica industriale e supportare il nostro sistema imprenditoriale”.

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