POLITICA AL CASELLO

Autostrade, concessioni al bivio: "Meno proroghe e più gare"

La minacciata revoca ai Benetton non risolve la questione. "L'unica soluzione per abbassare i costi e migliorare il servizio è aprire alla concorrenza", afferma il senatore forzista Malan. Intanto Palenzona alza il tiro sul Governo e chiede l'apertura di un negoziato

"Sediamoci a un tavolo e facciamo un negoziato”. L’appello al Governo di Aiscat, l’associazione dei concessionari autostradali presieduta da Fabrizio Palenzona, arriva mentre i Cinquestelle alzano ulteriormente il tiro dando ormai per scontata la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, il Pd con il ministro Paola De Micheli pare orientato ad assecondare l’alleato grillino, lasciando solo i renziani di Italia Viva a sollevare una ferma contrarietà sul passaggio delle competenze all’Anas, chiedendo invece di affrontare la questione complessiva con nuove regole e non a colpi di decreti.

I concessionari, dunque, chiedono con il direttore di Aiscat Massimo Schintu dopo che nel Milleproroghe è stata rivista la normativa sugli indennizzi in caso di revoca – “una norma piena di errori e incongruenze che si riverbererebbero sulla politica dei trasporti” – ma mettono sul tavolo anche quello che ha tutta l’aria di un avvertimento, anche se non senza una solida base di verità: “Non esistono strade gratis e non c'è governo che tenga. O vengono affidate alla fiscalità generale o devono essere pagate da chi le utilizza. I nostri pedaggi – ricordano i concessionari – oggi, sono circa il 25% più bassi che in Francia e sono tra i più bassi d'Europa”.

Pedaggi che, con una decisione del Governo in accordo con i gestori, sono stati congelati per il 95% della rete. Una nota del ministero conferma come “il termine per l'adeguamento delle tariffe autostradali relative all'anno 2020 è differito sino alla definizione del procedimento di aggiornamento dei Piani economici finanziari predisposti in conformità alle delibere adottate dall'Autorità di Regolazione dei Trasporti “.

Il provvedimento in base al quale gli eventuali incrementi d'ora in poi non scatteranno più in automatico ma saranno strettamente correlati agli effettivi investimenti sulla rete e al livello del servizio offerto dalla società di gestione, prevedendo addirittura in alcuni casi dei ribassi, riguarda anche le tratte piemontesi: dalla A4 Torino-Milano alla Milano-Serravalle, Voltri-Gravellona, Torino-Bardonecchia, comprese quelle per le quali la concessione è scaduta come nel caso della Torino-Quincinetto di Ativa e la Torino Piacenza.

“Il rinvio degli aumenti dei pedaggi autostradali è una buona cosa, ma per abbassare davvero i costi per gli automobilisti e gli autotrasportatori l’unica via è quella della concorrenza”, osserva il senatore di Forza Italia Lucio Malan che sulla questione delle concessioni e delle proroghe è intervenuto più volte in passato anche quando il tema era meno sotto i riflettori (forse debitamente tenuto in ombra) di quanto non lo sia ultimamente.

“Basta con le proroghe, le estensioni e altri trucchetti per impedire la competizione e favorire chi ha già moltissimo avuto nel passato: cozzano contro il buon senso e le norme europee, come si vede dal fallimento dell’ultimo tentativo per l’Asti-Cuneo, che dovrebbe essere finita da 25 anni". Malan non cita a caso l’eterna incompiuta piemontese per la quale ancora si attende l’annunciato piano De Micheli: “L’esempio dell’Asti-Cuneo è lampante per quel fenomeno dell’esplosione dei costi che invalidano la gara, per non dire dei macroscopici inadempimenti dei concessionari”.

E mentre in Regione, dove si culla l’idea di una possibile gestione se non del tutto in house certamente con una partecipazione diretta di alcune autostrade che scorrono sul territorio, si aspetta di conoscere il piano della ministra per l’Asti-Cuneo con il governatore Alberto Cirio che annuncia “azioni eclatanti” in caso di ulteriori ritardi è ancora il parlamentare piemontese di Forza Italia a indicare il dicastero di piazza di Porta Pia come luogo dove “come dico da anni, spesso sono sembrati più attivi a difendere gli interessi dei concessionari piuttosto che quelli dello Stato e dei cittadini”.

Malan premette che “concessionari sono imprenditori rispettabili come tutti ed è normale che cerchino di massimizzare i profitti”, ma ricorda come “spetta ai funzionari dello Stato sorvegliare che questo sia fatto nei limiti delle regole, nell’assoluto rispetto della sicurezza degli utenti, e senza fare regali a nessuno, visto che chi paga sono i cittadini al casello autostradale e, in alcuni casi, anche attraverso finanziamenti statali. Ad esempio, grazie a un mio esposto la Corte dei Conti ha iniziato un’azione per richiedere la bellezza di 600 milioni di euro a certi dirigenti per decisione contro l’interesse dello Stato”. E che qualche cosa e forse di più non funzioni come dovrebbe nel ministero, a partire dai controlli per arrivare agli ormai fantomatici piani di cui si appena detto, appare chiaro. Così come la situazione sempre più critica della rete in più di una tratta, specie nella zona di confine tra Piemonte e Liguria.

“La sfida dei sindaci di Comuni attraversati dalle autostrade, nell’area tra le due regioni, è continua. Chiusure di tratti, bypass, limitazioni, rischi da affrontare per i lavori, deviazioni del traffico, abitati intasati da automobili e soprattutto tir" si legge in una nota dell’Uncem, l’associazione dei comuni montani. Il suo presidente Marco Bussone ha scritto al ministro De Micheli chiedendo “maggiore supporto ai territori e di risolvere le problematiche urgenti. I sindaci non ce la fanno più”.

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