POLVERE DI (5) STELLE

"Sto restituendo, sono in regola"

Il deputato grillino Romano si difende dalle accuse di morosità nei confronti del Movimento 5 stelle: "Ho versato ma non ho compilato il form sul sito". Corsa al rendiconto per evitare la sentenza dei probiviri e l'espulsione

Tutto regolare, nessuna intenzione di fare il furbo. Il deputato grillino Paolo Nicolò Romano, astigiano di 35 anni, tra i morosi del Movimento 5 stelle, secondo quanto riportato on line dal sito Tirendiconto.it, chiarisce la sua posizione e rassicura sull’intenzione di non venire meno alle regole del MoVimento. “Se non ho restituito i soldi al Movimento? No, vi devo smentire, l’unica cosa è che non ho compilato il form del sito sul rendiconto, non sono riuscito a incasellare in maniera opportuna ma ho versato tutto fino ad agosto. I bonifici sono partiti, ho le ricevute che lo dimostrano” si difende a Un Giorno da Pecora su Rai Radio 1. Tutto risolto? Chissà, decideranno i probiviri che in queste ore stanno passando al setaccio le posizioni di tutti i deputati e senatori risultati non in regola con le restituzioni di parte dello stipendio.

“Ho avuto dei problemi un anno fa per una denuncia che ho ricevuto e mi stavo pagando le spese legali, non sono riuscito ad incasellare in maniera opportuna le varie spese” prosegue Romano, quasi a giustificarsi. Sul portale del MoVimento risulta non aver restituito neanche un euro per tutto il 2019 al punto da finire tra gli indiziati numero uno per l’espulsione. Per evitare l’estrema ratio paventata da Luigi Di Maio in persona è partita la corsa a sanare le situazioni rimaste in sospeso e lo stesso Romano pur assicurando di aver versato buona parte dei rimborsi ammette di essere arrivato fino ad agosto. E quelli mancanti? “Settembre, ottobre, novembre e dicembre sono ancora in tempo per darli, verserò gli ultimi quattro mesi, sicuramente, entro la scadenza fissata dal Movimento”.

Tra chi ha corrisposto in fretta e furia le quote mancanti c’è anche la ministra cuneese Fabiana Dadone, tirata in ballo da Gianluigi Paragone, prima di essere giubilato, anche per il suo doppio incarico nei probiviri del partito e nell’esecutivo di Giuseppe Conte. “Dovrà giudicare me, anche se un po’ incompatibile visto che è ferma a cinque mensilità – aveva detto l’ex direttore della Padania prima della cacciata -. Te ne mancano un bel po’, figlia mia...”.

Sono risultati in regola o indietro di poche mensilità tutti gli altri eletti piemontesi, a partire dai componenti dell’esecutivo, come la viceministra dell’Economia Laura Castelli.

Proprio la Dadone difende il metodo delle restituzioni: “Noi ad oggi abbiamo restituito in totale oltre 106 milioni di euro, indirizzandoli verso progetti utili alla collettività. Tutti gli altri, quelli che chiacchierano a vuoto e ridicolizzano i nostri sforzi, quanto hanno restituito?”. “Era il 29 Febbraio 2012, primo Restitution Day a Torino – scrive la ministra pentastellata – “Una classe politica, mai vista fino a quel momento, manteneva una promessa fatta agli elettori e si tagliava davvero il ricco stipendio per destinarlo a progetti concreti in favore dei territori e delle persone. All’epoca tutti sollevarono il sopracciglio e dissero che una rondine non fa primavera, che presto saremmo diventati parte del sistema e che appena giunti nella stanza dei bottoni, il Parlamento, saremmo diventati come gli altri. Oggi, dopo anni, siamo ancora qui, fedeli alla promessa”. 

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