Ream, "condannate Appendino"
15:30 Giovedì 06 Febbraio 2020L'accusa chiede un anno e due mesi per la sindaca e l'assessore Rolando. Un anno all'ex capo di gabinetto Giordana. Chiesto il rinvio a giudizio per il direttore finanziario Lubbia. La vicenda ruota attorno a un debito di 5 milioni, cancellato dal bilancio
Un anno e due mesi per la sindaca di Torino, Chiara Appendino e l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando e un anno per l’ex capo di Gabinetto, Paolo Giordana. Sono le richieste avanzate dalla procura di Torino nell'ambito del processo per il caso Ream. La richiesta al termine della requisitoria dei pm, Enrica Gabetta e Marco Gianoglio. L’accusa per tutti e tre, oggi presenti in aula, è falso in atto pubblico e abuso d’ufficio per un debito da 5 milioni di euro non iscritto nel bilancio del 2017 del Comune versati come caparra dalla società Ream. Appendino, Rolando e Giordana hanno chiesto il rito abbreviato. Nel corso dell'udienza del processo Ream i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il direttore finanziario di Palazzo Civico Paolo Lubbia, l'unico ad aver chiesto il rito ordinario. La prossima udienza è stata fissata per il 17 febbraio.
Secondo i pm gli amministratori hanno perseguito un interesse “politico” e non l’interesse “pubblico” della Città. È per questo motivo, secondo quanto è trapelato a margine dell’udienza, che l'accusa ha chiesto che venga riconosciuta la sussistenza del reato di abuso in atti di ufficio. “Sono solo venuta per sentire l’accusa, era giusto esserci” ha dichiarato Appendino lasciando il Palagiustizia. “Abbiamo ascoltato i pm, esporremo le nostre regioni. Siamo convinti del corretto operato dei nostri assistiti. Vedremo cosa deciderà il giudice” ha aggiunto il difensore della sindaca Luigi Chiappero.
Il procedimento ruota attorno a una posta da 5 milioni di euro, un debito che il Comune di Torino aveva contratto con Ream – società partecipata dalla Fondazione Crt – riguardo a un’operazione di valorizzazione dell’area ex Westinghouse. In sostanza, nel 2012, la Ream aveva versato una caparra da 5 milioni come diritto di prelazione, ma a fine 2013, in seguito a una procedura pubblica, il progetto fu affidato alla Amteco-Maiora. L’operazione è stata perfezionata alla fine del 2016, quando il Comune ha incassato una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati. E proprio qui sta il punto: al momento del perfezionamento dell’accordo con Amteco-Maiora, il Comune avrebbe dovuto restituire la caparra a Ream. Non solo questo non è avvenuto, ma anzi quel debito è scomparso dal bilancio. L’indagine era scattata nel 2017 a seguito di un esposto dei capigruppo d’opposizione Stefano Lo Russo (Pd) e del notaio Alberto Morano, rappresentante in Sala Rossa dell’omonima lista.