WELFARE

Non autosufficienti, la Regione taglia i fondi a Torino

L'assessore Caucino annuncia che non ci saranno risorse aggiuntive per 30mila piemontesi in lista d'attesa. E toglie 5 milioni al capoluogo. Il vicesindaco Schellino: "Non sono d'accordo, queste cose si discutono nelle sedi opportune"

La Regione Piemonte non metterà un euro in più sull’assistenza domiciliare, piuttosto punterà su una redistribuzione dei fondi che penalizzerà Torino a vantaggio degli altri Comuni. “Il modello torinese di assistenza domiciliare per i non autosufficienti, per quanto buono, non è esportabile sul resto del territorio regionale, se non attraverso una diversa redistribuzione dei fondi” afferma l’esponente della giunta Cirio, liquidando una situazione che coinvolge decine di migliaia di persone.

L’anno scorso il centrosinistra aveva stanziato 18 milioni di euro per il 2020 con l’obiettivo di estendere l’assegno di cura anche oltre la cinta daziaria del capoluogo, l’unica area in cui questo servizio era stato garantito anche negli anni del piano di rientro. Quelle risorse, però, sono state cancellate nell’assestamento di bilancio approvato in autunno. “Questa giunta pensa di lasciare senza sostegno dal giorno alla notte migliaia di torinesi?” polemizza il consigliere dem Daniele Valle che sul tema ha depositato un ordine del giorno. “È ovvio che non siamo d’accordo, queste cose si discutono nelle sedi appropriate e ieri c’è stata una commissione congiunta in Regione” replica allo Spiffero il vicesindaco di Torino Sonia Schellino che ieri in Commissione ci si è presentata, mentre i colleghi “regionali” Luigi Icardi (Sanità) e la stessa Caucino (Welfare) non si sono presentati.

In Piemonte sono 25.652 i malati non autosufficienti in lista d’attesa. Ma vista la difficoltà ad accedere al servizio per mancanza di risorse si stima siano incrementati in questi anni fino a raggiungere il numero di 30mila. Di questi, 15.594 chiedono prestazioni domiciliari, 10.058 hanno richiesto un posto letto in una struttura (Rsa). Tra questi molti continuano a pagarsi autonomamente le spese per il ricovero o per un’infermiera a casa: cifre che si aggirano tra i 3 e i 4 mila euro al mese. Spesso, per mancanza dei soldi, i familiari si devono sostituire al servizio sanitario nazionale, provocando, tra gli effetti collaterali, accessi impropri nei pronto soccorso e l’aggravamento delle patologie del paziente non autosufficiente. Dopo il pronto soccorso, spesso questi anziani vengono mandati in riabilitazione in casa di cura. Al termine dei due mesi alcuni vengono dimessi, ma restano non autosufficienti altri restano in casa di cura (ma indebitamente le case di cura chiedono loro di pagare parte della retta) altri ancora vengono rimandati in pronto soccorso.

In Rsa il costo complessivo oscilla tra i 2.176 euro (intensità bassa) e i 4.015 euro (Nucleo Alzheimer) - media 3.095 euro - complessivi. Chi è privato se li paga tutti, chi è in convenzione con l'Asl ne paga il 50% e i restanti li paga la sanità. Solo per i casi in convenzione, chi ha quota comunale di compartecipazione alla retta alberghiera paga meno del 50% per la sua parte. A casa l'importo massimo dell'assegno di cura come da modello piemontese (modello Torino), cioè con la quota sanitaria, è 1.350 euro. Quindi, in caso di assegno massimo, la sanità paga il 50% di questo importo: 675 euro. Il restante 50%, se l’utente è anche indigente, lo paga il Comune (ma sono casi rarissimi).

“Invece che estendere un sistema che fa risparmiare al resto del territorio, si pensa di ridurlo?” si chiede polemicamente Valle. “Ci sono ragioni sociali, legate alla maggior fragilità del territorio cittadino, e storiche per cui quelle risorse sono ora destinate a Torino. È  tempo di estendere un modello virtuoso apprezzato dalle famiglie e che consente grandi risparmi, non di tagliare o spostare, in un gioco a somma zero”.

Per Caucino invece “la Regione s’impegna a rendere omogenee le prestazioni su tutto il Piemonte, anche alla luce della prossima definizione del Piano regionale per la non autosufficienza. Per realizzare il riequilibrio, nel bilancio della  Regione 5 milioni saranno spostati dal capitolo Fragilità sociale, attualmente ripartito solo sulla città di Torino, al capitolo Servizi domiciliari per persone anziane non autosufficienti, che ne prevede invece una distribuzione su tutto il territorio regionale”.

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