CARROCCIO ADDIO

Salvini battezza la nuova Lega

Alla vigilia dell'arrivo del leader a Torino è stata costituita anche in Piemonte la formazione che sostituirà il partito bossiano. Davanti al notaio le firme di quattro parlamentari e del segretario, vecchio e nuovo, Molinari

Per il battesimo, domani, ci sarà Matteo. Ma la Lega Piemonte Salvini Premier è già iscritta all’anagrafe: l’atto costitutivo, registrato lunedì scorso dinanzi al notaio, porta le firme del segretario regionale della vecchia Lega destinato a guidare anche la nuova, Riccardo Molinari, e poi dei colleghi parlamentari Alberto Gusmeroli, Alessandro Giglio Vigna, Andrea Giaccone, Flavio Gastaldi. Rappresentanza territoriale equamente distribuita tra i fondatori, tutti fedelissimi del capogruppo alla Camera, il nuovo Carroccio piemontese manda definitivamente in rimessa quello delle origini e marcia compatto con gli omologhi delle altre regioni, non solo più del Nord, nello schema approntato dal Capitano.

Relegata a bad company con il fardello dei 49 milioni di restituire la vecchia Lega Nord, il nuovo partito ormai rodato, adesso si dota delle sue braccia territoriali completando il disegno che non lo lega più soltanto a una parte del Paese, senza per questo rinunciare alla connotazione di radicamento nel territorio, vera forza della Lega, vecchia e nuova. “Oggi è l'inizio di un bellissimo percorso, è il battesimo di un movimento che ha l'ambizione di rilanciare l'Italia nel mondo”, con queste parole lo scorso 21 dicembre Salvini aveva aperto il congresso-lampo che nel giro di un paio d’ore aveva archiviato il partito fondato da Umberto Bossi nei primi mesi del 1991 federando le più o meno organizzate forze autonomiste che si muovevano facendo spirare il vento del Nord. Un partito, la vecchia Lega, ormai soppiantata da almeno un paio d’anni dal nuovo soggetto che richiama nel nome il suo leader. Una coesistenza talvolta paradossale, talaltra strumento per coloro che restii alla svolta ne facevano un fragile appiglio.

E poi c’era la questione burocratica, la stessa che ha di fatto imposto addirittura la doppia tessera: una per il vecchio e una per il nuovo partito. Che adesso, registrato ufficialmente all’anagrafe regionale, può avviare le procedure per darsi i suoi organi, senza riservare grandi sorprese almeno per quanto riguarda il Piemonte destinato a rimanere saldamente nelle mani di Molinari, chiamato a giocare da protagonista, dopo la partita vinta per la Regione, quella delle comunali di Torino del 2021. E non è affatto improbabile che, domani nella sua tappa piemontese del Giro d’Italia, Salvini almeno un passaggio sul dopo Chiara Appendino lo faccia, anche se nei rapporti con gli alleati e, in primis, con il governatore Alberto Cirio il segretario regionale mostra di non avere eccessiva fretta nel procedere verso la scelta del candidato o della candidata da far scendere in campo nel 2021.

Sono piuttosto i temi nazionali, declinati in Piemonte, quelli nell’agenda del leader della Lega per il suo incontro al Lingotto, per il quale si stanno già mobilitando pullman dalle varie province. "In tutto il Paese, dal Sud al Nord gli italiani sono stanchi e arrabbiati, si sentono presi in giro da un Governo Pd-Cinquestelle che sta sfasciando la nostra economia. Pensando al nostro Piemonte – osserva Molinari – non si può non essere molto preoccupati per il pressappochismo con cui il Conte2 sta affrontando, o meglio non affrontando, situazioni molto critiche, sul fronte occupazionale, come quelle di Fca e Ilva, con il suo importante un importante stabilimento a Novi Ligure”.

Restano, ovviamente, i temi su cui la Lega ha costruito gran parte del suo successo elettorale, incominciando dall’immigrazione: “I flussi di migranti sono di nuovo in costante aumento. Anche qui i numeri parlano da soli. Ma la Lega non molla – avverte il capogruppo alla Camera – chiediamo che questo Governo, ben conscio di essere sostenuto da una maggioranza parlamentare priva di consenso nel paese reale, si dimetta subito dopo il referendum di fine marzo, e che la parola sia restituita al popolo italiano, che ha il diritto di scegliere da chi vuole essere governato”.

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