CORONAVIRUS & POLITICA

Emergenza, declassato Raviolo. Cirio nomina un commissario

Dopo le polemiche degli ultimi giorni il governatore mette alla guida dell'Unità di crisi Coccolo, ex direttore di Arpa Piemonte. A Monchiero il compito di aprire in fretta l'ospedale di Verduno che sarà il più grande presidio Covid-19 della regione

La decisione era nell’aria. Inevitabile e improcrastinabile. Il Piemonte affida l’emergenza coronavirus a un commissario con poteri non limitati all’ambito sanitario, anche se resta questo il fulcro dell’azione che la Regione ha, finalmente, deciso di affidare a una figura che governerà una situazione che di ora in ora si fa sempre più grave e drammatica. Appena dopo un paio di giorni dalla decisione del suo omologo lombardo Attilio Fontana di affidare il ruolo di consigliere speciale a Guido Bertolaso, il governatore Alberto Cirio ha sciolto gli indugi decidendo di nominare Vincenzo Coccolo, geologo, già direttore delle Opere Pubbliche della Regione, un passato al vertice dell'Arpa e consulente del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. Un dirigente pubblico di lungo corso, in pensione dal 2014, politicamente vicino all’ex assessore di centrodestra Ugo Cavallera, che avrebbe ricevuto il placet direttamente dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli.

A indurre il presidente della Regione a cambiare lo schema seguito fino ad oggi oltre a suggerimenti arrivatigli dagli uomini a lui più vicini nella sua squadra di governo, è stata senza dubbio la consapevolezza maturata circa la situazione venutasi a creare con la gestione dell’Unità di Crisi da parte di Mario Raviolo. Il medico cuneese, responsabile del 118 che continuerà a svolgere questo ruolo e si limiterà al coordinamento dell’emergenza sanitaria, negli ultimi giorni è finito sotto attacco dalla quasi totalità del mondo sanitario. Rambo, com’è stato soprannominato per i modi e le sortite – ormai famosa quella a Tortona nel convento della suore – anziché mitigare la naturale tensione che si produce in circostanze come questa e dare un’immagine di sicurezza, ha finito per alimentarle e acuirle. Lo scontro con i medici di medicina generale, tessuto cruciale nell’emergenza, accusati di non rispondere sempre nei modi dovuti alle richieste dei cittadini e con lo stesso sindacato degli ospedalieri Anaao-Assomed, ha dato la conferma di quel che da giorni sarebbe dovuto apparire chiaro ai vertici regionali.

L’accorata, pur nella sua durezza, lettera del presidente dell’Ordine dei medici di Vercelli Pier Giorgio Fossale, figura molto nota anche nel mondo politica e per nulla incline allo scontro e alla polemica, è suonata non solo come ulteriore conferma della necessità di cambiare registro e persone al vertice della catena di comando, ma come finalmente udita sirena di allarme in piazza Castello. Poi altri presidenti degli Ordini hanno tuonato contro la gestione Raviolo, a partire da quello di Alessandria Mauro Cappelletti che in un post ha scritto: “A seguito delle proteste degli Ordini dei Medici del Piemonte, contro il coordinatore Unità di crisi Raviolo, oggi col presidente Cirio abbiamo posato sul tavolo i provvedimenti necessari per la prevenzione e la cura dei cittadini piemontesi che i medici del Piemonte vogliono che siano presi in considerazione”. Insomma il vento di tempesta su Rambo, che avrebbe avuto anche momenti di tensione con un altro cuneese piazzato al vertice della sanità piemontese come il direttore regionale Fabio Aimar, ha incominciato a spirare forte. E troppo forti le sue reazioni di fronte a chi deve lavorare in corsia, in ambulatorio o a domicilio senza dispositivi di protezione, dovendo addirittura arrangiarsi a costruirsi mascherine con la carta da forno.

Oltre al commissario per l’emergenza, ne arriva un altro, ad acta. È Giovanni Monchiero, in passato direttore di aziende sanitarie e un’esperienza da parlamentare in commissione sanità. A lui sarà affidato l’ospedale di Verduno che sarà aperto in anticipo rispetto alla data previsto e dedicato interamente al coronavirus. “L’apertura era in programma a fine maggio, ma ora è una necessità improrogabile – spiega Cirio - da settimane l’assessore alla Sanità Luigi Icardi lavora affinché l’ospedale possa aprire immediatamente. Questa struttura è stata attesa per 20 anni ed è stata realizzata grazie alla grande generosità degli imprenditori e dei cittadini di Langhe e Roero che, attraverso la fondazione nata per il nuovo ospedale, hanno investito di tasca propria milioni di euro e lavoro perché potesse essere finalmente completata. Avevamo detto che, per rispetto, lo avremmo aperto in silenzio. Mai avremmo pensato di doverlo fare con urgenza per una situazione come quella attuale. Ma oggi più che mai poter contare su una struttura sanitaria completamente nuova e di ultima generazione come questa sarà una risorsa vitale per tutta la nostra regione”.

Sono centinaia i posti a disposizione, come spiega Icardi “per trattamenti di terapia sub-intensiva e, possibilmente, intensiva. Sarà un ospedale in più, in quanto gli altri sul territorio continueranno a funzionare regolarmente. Abbiamo disposto di affidare ad un commissario ad acta di lungo corso e comprovata esperienza, come Monchiero affiancato per la parte sanitaria da Paolo Tofanin il coordinamento dell’operazione, che contiamo di chiudere nel giro di pochissimi giorni, con l’accoglienza dei primi pazienti da tutta la regione”. Monchiero ha già fatto un sopralluogo nella struttura che in poco più di dieci giorni sarà in grado di fornire 200 posti letto, incrementando di molto i previsti 12 posti di terapia intensiva.