CORONAVIRUS & POLITICA

"Sulla Sanità non si torna indietro, ma va potenziata quella pubblica"

Alla vigilia dell'istituzione della commissione sull'Autonomia, Cirio ribadisce il ruolo centrale delle Regioni, anche nell'attuale emergenza. I privati sono importanti, però "da uomo di destra" afferma: "Va rafforzata la medicina territoriale"

“No a qualsiasi ipotesi di neocentralismo nella sanità. Indietro non si torna”. A pochi giorni dall’intervista nella quale il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, alla luce dell’emergenza coronavirus e degli scontri tra Governo e Regioni, ha indicato la necessità di un ritorno della Sanità allo Stato, Alberto Cirio allo Spiffero dice con fermezza che quell’ipotesi non può entrare in nessuna agenda. Ma fa di più. Con un ragionamento che potrà sorprendere alcuni e prendere in contropiede altri, il presidente della Regione a corollario della sua linea aggiunge: “Semmai, e lo dice uno di centrodestra come me, sarà da rivedere, valorizzandola ulteriormente, la sanità pubblica”, sempre mantenendola in capo alle Regioni.

Una risposta, indiretta, a chi accusa le Regioni del Nord governate dal centrodestra di uno strabismo che avrebbe favorito i privati, depauperando il pubblico, quando invece sono state soprattutto le scelte molto concentrate sulla rete ospedaliera a discapito della medicina territoriale ad accentare le criticità in una situazione peraltro oltre l’eccezionalità. Nessun rigurgito statalista, però. “I privati stanno offrendo un contributo importante – chiosa Cirio – e resto dell’idea che occorra incrementare la loro presenza. Ma ritengo che tutto il sistema, nel suo complesso, vada ridisegnato”. Cirio ribadisce la linea alla vigilia di un passaggio che in altra circostanza avrebbe avuto ben diverso rilievo: domani il consiglio regionale voterà l’istituzione della commissione per l’Autonomia che, come noto dall’inizio, sarà presieduta dal leghista Riccardo Lanzo.

Il totem dell’attuale governo regionale, quell’autonomia differenziata che per mesi ha occupato l’agenda di Palazzo Lascaris, adesso in piena emergenza e con il rapporto spesso complicato tra Regioni e Governo, s’intreccia pesantemente con la richiesta, avanzata da Cirio, di poteri straordinari per affrontare la cosiddetta fase 2 dell’emergenza. Anche su questo punto il governatore è altrettanto netto. Affida a una metafora la ragione della sua richiesta che ha trovato a dir poco freddezza da parte del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia: “Non si possono usare le regole del tempo di pace quando si è in guerra”, dice Cirio che non si è spostato di un millimetro neppure dopo le parole pronunciate dal ministro l’altro giorno a Torino.

“Chiedo dei poteri straordinari per il Piemonte e lo faccio perché per affrontare l’emergenza economica che permarrà anche quando, speriamo, sarà finita quella sanitaria serve la possibilità, come è accaduto per il ponte di Genova, di utilizzare procedure più agili. Abbaimo messo in quarantena gli italiani ora dobbiamo mettere in quarantena la burocrazia. Il fattore tempo non è una variabile marginale per scongiurare la catastrofe economica”. Per rendere l’idea, il presidente ricorre a un esempio concreto: “Oggi abbiamo la necessità di dare sostegno diretto e immediato alle famiglie, ma stiamo studiando come. Perché i soldi ci sono nel fondo sociale, ma la procedura ordinaria prevede che debba essere convocato il comitato di monitoraggio per esprimere un parere. Ottenuto questo, il dossier deve essere trasmesso alla Commissione Europea dalla quale a sua volta aspettare l’approvazione. Ben che vada, ci vorranno tre mesi. Troppo. Lo stesso vale per i fondi Fesr: l’iter prevede l’apertura di un bando, il vaglio delle pratiche, altri mesi e ci vuol poco ad arrivare in autunno. Le imprese non possono aspettare, ecco perché chiedo poteri speciali”. Spiega di non farne una “una questione di persone”, Cirio. “I poteri vadano al presidente della Regione, al prefetto o a un commissario, l’importante è che ci siano”, dice lasciando evidentemente aperta alle varie ipotesi.

Il governatore saluta il varo della commissione, ribadendo che “l’autonomia differenziata resta un caposaldo di questo governo regionale”, ma se premette che “adesso dobbiamo salvare vite umane”, spiega anche che “quando sarà ora di fare i bilanci si vedranno le responsabilità delle Regioni e del Governo”.

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