CORONAVIRUS & POLITICA

Fase 2, la road map della Regione

Un piano di riaperture graduali da sottoporre in settimana al Governo. Misure di sicurezza, riorganizzazione del lavoro, riduzione dell'orario, eliminazione della mensa. Il protocollo Fca e la ripresa di alcune filiere (meccanica, lavorazione della pietra, cantieri)

“Ci sono aziende dove, rispettando le misure di sicurezza e adottando i dispositivi di protezione, il rischio di contagio è di gran lunga inferiore di quello che si corre in un mercato”. Il governatore Alberto Cirio resta sulla linea di massima intransigenza per quanto riguarda le misure di restrizione sociale, ma prepara una road map per la ripartenza, sia pur graduale, delle attività economiche e produttive. L’obiettivo è quello di presentare, già entro fine settimana, al premier Giuseppe Conte uno schema di riaperture per tappe, individuando settori e filiere in grado di riprendere l’attività con prescrizioni stringenti di carattere sanitario ma anche introducendo accorgimenti nell’organizzazione, dagli orari di lavoro alla mobilità del personale. Tra le ipotesi vi è l’impiego iniziale di forza lavoro più giovane e un monte di 6 ore giornaliere in modo da evitare la pausa pranzo ed eliminare le mense.

Un piano, quello in fase di elaborazione, da sottoporre per l’approvazione al Governo che, tuttavia, non è escluso possa essere gestito direttamente dalla Regione, qualora il presidente del Consiglio alla fine dovesse decidere cedere la potestà ora in capo a Palazzo Chigi: “Non vede l’ora di scaricare la responsabilità della decisione”, commentano maliziosamente tra loro i governatori del Nord.

In queste ore si stanno esaminando singoli comparti e addirittura determinati stabilimenti per stabilire i vari livelli di “rischio”. Il primo passo è estendere il numero di attività collegate alle aziende finora considerate “essenziali”, allargandole maglie dei codici Ateco ai vari livelli di fornitori e subfornitori: una presa d’atto di quello che, in verità, sta già accadendo attraverso le comunicazioni ai prefetti. Se Fca è un capitolo a parte – il vertice della gruppo ha siglato nei giorni scorsi un protocollo piuttosto dettagliato con i sindacati e, come annunciato, prepara la riapertura di Mirafiori – l’industria automobilistica farebbe da apripista alla ripresa di numerose aziende. Nel frattempo, a livello locale si ragiona sulle modalità per dare il via libera agli addetti della filiera della pietra, marmi e piastrelle, del Vco e del Cuneese, ma anche a qualche cantiere.

Un piano che ha come prerequisito e condizione imprescindibile la sicurezza sanitaria. Il Politecnico di Torino ha dato il via, insieme ad esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altri centri di ricerca, anche indicati dalle parti sociali e dal sistema delle imprese, ad un progetto che possa fornire un quadro di riferimento scientifico e tecnologico volto a minimizzare le probabilità di contagio tra persone che non presentano sintomi, così da consentire un rientro controllato ma pronto sui luoghi di lavoro. Domani sarà presentato, in una riunione convocata in teleconferenza dal prefetto di Torino Claudio Palomba, un primo report di un centinaio di pagine. “Siamo convinti che la massima protezione delle persone nel loro luogo di lavoro sia tanto imprescindibile quanto una rapida riapertura delle attività economiche del Paese”, aveva osservato nei giorni scorsi il rettore del Politecnico Guido Saracco, ribadendo come “la riapertura sarà un elemento chiave per la competitività delle aziende italiane, se non per la loro stessa sopravvivenza, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese”.

A centro dello studio la valutazione e la mitigazione del rischio di contagio nei mezzi di trasporto e nei luoghi lavorativi, la definizione di politiche di welfare e di gestione della privacy dei lavoratori che per le caratteristiche del virus Covid 19 dovranno con ogni probabilità essere trattati diversamente in base alla loro età e stato di salute, la stesura di protocolli e strumenti di informazione e formazione dei lavoratori, ad ogni livello dagli operai ai manager. E poi ancora la definizione di adeguate misure di supporto economico e logistico alle imprese per il loro adeguamento alle prescrizioni per il contenimento del rischio di contagio, così come la convalida della resilienza di misure, prescrizioni e protocolli.

La Regione per far fronte all’inevitabile aggravio di costi che comporterà l’introduzione di tali prescrizioni sta studiando di erogare risorse proprie, aggiuntive a quelle che dovrebbe destinare lo Stato, Per il momento la giunta ha riservato un milione di euro alla copertura delle spese finora sostenute dalle imprese per la riconversione, e altri finanziamenti saranno erogati attraverso la rimodulazione dei fondi del Por-Fesr. “Il provvedimento – spiega l’assessore Matteo Marnati – viene incontro all’esigenza di promuovere interventi immediati per consentire l’immissione sul mercato di dispositivi di protezione individuale, a supporto delle esigenze emerse a seguito dell’emergenza sanitaria, in particolare da parte di imprese che riconvertono le proprie linee di produzione”. Ma altre e ben più consistenti risorse saranno necessarie per assicurare quella che in piazza Castello definiscono “ripresa in sicurezza”.

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