EMERGENZA SANITARIA

Tamponi fatti e "spariti"

Dopo le mail dei medici di famiglia in Piemonte si perdono pure i test. In molti casi ospiti e personale delle case di riposo devono ripetere nuovamente gli esami. Ma capita anche a persone in quarantena. Che fine hanno fatto materiali potenzialmente infettivi?

Non si perdono solo le mail con le richieste dei tamponi. Spariscono pure quelli. Oggi in una Rsa dell’Alessandrino una trentina tra pazienti e personale saranno sottoposti nuovamente all’esame per accertare l’eventuale positività al coronavirus. I tamponi nella casa di riposo Lercaro di Ovada erano stati fatti lo scorso 3 aprile, un centinaio circa. Ma di un terzo non si è più saputo nulla. Spariti. Persi.

“In qualche struttura, mi è stato riferito, sono stati smarriti i tamponi”, dice Edoardo Tegani rispondendo a una domanda dello Spiffero in conferenza stampa dell’Unità di Crisi regionale. Il dirigente dell’Asl torinese spiega anche come “venga raccomandato alle Rsa così come alle Asl di tracciare il percorso dei temponi”. Un percorso che, però, in più di un’occasione si è interrotto e nessuno sa o dice dove.

Capita nelle case di riposo, i luoghi maggiormente a rischio, ma anche a pazienti in quarantena domiciliare. C’è chi aspetta l’esito del secondo tampone e dopo giorni d’attesa quell’esame viene rifatto. Certo, può capitare che il test non sia stato processabile dal laboratorio, ma che qualcosa non funzioni nel percorso, nei passaggi di mano, ormai pare assodato.

Quando su un centinaio di tamponi fatti sono arrivati due terzi di referti, nella casa di riposo di Ovada, un’Ipab gestita un consorzio di comuni, si è capito che c’erano stati dei problemi. Telefonate, richieste di chiarimento, poi dalla direzione sanitaria parte anche una lettera all’Unità di Crisi, il sindaco Paolo Lantero, che di fronte all’effettuazione oggi dei nuovi tamponi parla di un “epilogo positivo, in una situazione molto complicata”, si rivolge anche al prefetto.

Dov’è finito quel materiale, potenzialmente infettivo, nel percorso tra la casa di riposo e il laboratorio dell’Aso di Alessandria dove si fanno gli esami? Pochi chilometri dalla Rsa, in una struttura privata il direttore sanitario racconta di un tampone a lungo richiesto per un ospite, fatto e del quale poi non si sono più trovate la tracce. Anche in quel caso il test è stato ripetuto: negativo, per fortuna.

Nelle tre principali criticità affrontate nelle Rsa, l’assessore Chiara Caucino ha messo proprio i temponi, oltre al personale e le mascherine con altri sistemi di protezione. “Abbiamo messo grandi forze in campo”, ha detto. Ma la sparizione di tamponi è qualcosa che non dovrebbe accadere e che non dipende certo dalle strutture assistenziali, dove invece conoscere chi e quanti siano gli anziani positivi al virus è di vitale importanza, così come avere un quadro completo e attuale del personale rispetto al contagio. “Perché siano spariti è difficile comprenderlo – ha spiegato Tegani, senza riferirsi a un caso particolare – non abbiamo elementi oggettivi per dire cosa sia accaduto. Il tracciamento dei vari passaggi è una procedura che viene raccomandata e che deve essere sempre applicata quando si tratta di inviare dei campioni in laboratorio”.

Se la scomparsa delle richieste dei medici di medicina generale di effettuare i test su soggetti sospetti di positività, all’Asl di Torino, è stata causata da una casella di posta elettronica piena che nessuno si era premurato di verificare, più complicato sembra essere scoprire dove finiscano i tamponi che non si trovano più.

Sono “miracolosamente” comparsi quelli della casa di riposo di Sanfront, dopo la durissima protesta del presidente della struttura Silvio Ferrato.  Su 58 test effettuati, a ospiti e dipendenti della Rsa dove ci sono sei positivi al coronavirus, il 7 aprile erano arrivati solo 33. “L’Asl da giorni non sapeva dirmi dove si trovassero”, ha spiegato il presidente che aveva inviato una lettera al prefetto e una alla Regione. Ieri sono saltati fuori. A Casale Monferrato nei prossimi giorni saranno rifatti circa un centinaio di test di cui, anche in questo caso, si sono perse le tracce.

Insomma, che qualcosa non funzioni, anche laddove sono arrivati i commissari recentemente nominati dalla Regione, è difficile negarlo. Se con un clic è possibile vedere dov’è un pacco spedito, possibile non si riesca a scoprire dove siano finiti quei tamponi?

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