PALAZZO LASCARIS

Lega in panne sull'Autonomia

Il capogruppo Preioni pronto alla resa. Di fronte alla guerriglia delle opposizioni rimanda il varo della commissione a un provvedimento unico sulle modifiche statutarie. Ora gli interessano di più le concessioni idriche. Malumori anche tra i salviniani

La beffa ha il sapore del paradosso. O, se si vuole, l’immagine della zappata sui piedi. Mentre i governatori di centrodestra scrivono al Capo dello Stato e al presidente del Consiglio rivendicando uno spazio decisionale autonomo sulle prescrizioni per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus, uno di essi, Alberto Cirio, si vede costretto ad assistere all’ammaina bandiera del vessillo sventolato, con forza dall’azionista di maggioranza della coalizione, all’inizio della legislatura.

La commissione per l’Autonomia, totem leghista, sta per finire in un cassetto, almeno temporaneamente. Pronta ad essere tirata fuori quando le condizioni, emergenziali e politiche, apriranno la strada al disegno di legge per modificare lo Statuto della Regione e ampliare il numero degli assessori esterni. Lì, quasi certamente, ricomparirà quel che adesso pare destinato ad inabissarsi. L’ulteriore rinvio, sine die, del varo dell’organismo tanto voluto e altrettanto annunciato dalla Lega che ha da tempo pronto il nome, Riccardo Lanzo, di colui che lo dovrà presiedere, sarà quasi certamente sancito oggi nella conferenza dei capigruppo convocata per la calendarizzazione delle prossime sedute del consiglio regionale.

L’idea di metterci una pietra sopra, per poi toglierla quando arriverà il momento di preparare il terreno per un corposo rimpasto di giunta con generosi affidamenti di deleghe ad esterni, sembra ormai consolidata. Le circostanze, poi, non agevolano certamente il proseguimento di quel “muro contro muro” intrapreso dal capogruppo salviniano Alberto Preioni e ormai apertamente criticato, se non altro perché infruttuoso, dagli alleati, come ha fatto ieri sullo Spiffero il neo assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone.

Se il paradiso dei leghisti, l’eden dell’autonomia, può attendere lo si deve gran parte a lui. Il resto, è la politica bellezza, ce lo hanno messo e ce lo stanno mettendo le opposizioni. Incassata nell’ottobre scorso la commissione gemella in un parto complicato, quella sulla Legalità, andata al grillino Giorgio Bertola, le minoranze hanno disseminato il terreno di ostacoli, spesso impugnando l’arma dell’ostruzionismo. L’errore, almeno tattico, è stato quello di disgiungere il percorso dei due organismi, confidando troppo ingenuamento sul rispetto di patti firmati sulla sabbia, per definizione precari e transeunti in politica. E poi, va detto, a inasprire i rapporti e ad avvelenare il clima è stata la pervicace volontà di eludere le istanze provenienti dalle opposizioni, arrivando in alcuni casi a violare il galateo istituzionale. Persino la normale richiesta a maggioranza e giunta di discutere le misure per cercare di fronteggiare e gestire l’emergenza sanitaria si è scontrata con diniegi incomprensibili e arroganti. Da qui la recente guerriglia d’Aula, cosa che ha impantanato i lavori dell’ultima seduta in schermaglie procedurali.

Prima del Covid, con le sue corbellerie, sempre il leghista ossolano aveva dato più di una volta il destro a sinistra e grillini per allungare il brodo in cui cuocere il piatto principale annunciato nel menù leghista fin dall’esordio della legislatura. E adesso, consapevolmente o più probabilmente no, è ancora lui dopo aver mostrato assai poca dimestichezza nella gestione dei lavori dell’aula propendendo piuttosto a quelle che vengono ormai collezionate come preionate, a spingere l’autonomia più in là. Adesso Preioni vuole pigiare sull’acceleratore per il disegno di legge sull’idroelettrico e, insieme, su quello che dovrebbe portare un po’ di risorse economiche allo sport, ancor più in affanno a causa del lockdown. La prima è questione dibattuta da tempo e non indenne da complicazioni. Basti pensare che contro la regionalizzazione delle concessioni idroelettriche si sono, addirittura, trovati insieme sindacati e aziende del settore allarmati dal fatto che “la regionalizzazione delle procedure, in assenza di un coordinamento nazionale, comporta il rischio di generare disparità di trattamento a livello nazionale, alimentando distorsioni competitive”. Lo stesso centrodestra a livello parlamentare non pare certo compatto su questo punto, che invece è diventato un’altra bandiera per la Lega, ma soprattutto per il suo capogruppo a Palazzo Lascaris.

Spazio per inserire anche l’approvazione della legge istitutiva della commissione Autonomia sembra non essercene. Ma non è solo questo il problema. Come osserva un esponente della stessa maggioranza, i voti per approvarla ci sarebbero pure, ma è il percorso che si annuncia a dir poco accidentato senza un accordo preventivo con le minoranze. Essendo una legge di modifica dello statuto non si possono contingentare tempi e interventi, aprendo la via a un assai probabile ostruzionismo. Al confronto, quello accaduto per il Papetellum, sarebbe nulla, ammettono dai banchi di maggioranza dove la “comprensione” nei confronti del capogruppo leghista ormai è pressoché finita.

Non ha certo mitigato il nervosismo l’ultima sortita, la proposta fatta al presidente del consiglio regionale Mauro Salizzoni di far parte della task force dell’ex ministro Ferruccio Fazio, cortesemente rispedita al mittente. Proposta, peraltro, fatta da Preioni senza concordarla né con l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, né con il presidente della quarta commissione Alessandro Stecco, entrambi pure compagni di partito. Così l’opposizione ha avuto buon gioco a trasformarla in un boomerang. Insomma, per ora l’unica autonomia pare essere quella tra pensiero e parola del suo capogruppo. Non certo una bandiera da sventolare.