RETROSCENA

Cirio prepara la carica dei 101

Vertice nel castello di Guarene con Crosetto e Comba per definire gli ultimi dettagli del suo passaggio in Fratelli d'Italia. A Palazzo Lascaris prende parte alla riunione con lo stato maggiore del partito. Il governatore porterebbe in dote un centinaio di amministratori locali

La carica dei cento e uno. In quella che non è una favola come i protagonisti ancora si ostinano a voler far credere, l’uno è Alberto Cirio e i cento sono gli amministratori locali che il governatore è pronto a portare, un po’ dote e un po’ truppa cammellata, con sé in Fratelli d’Italia. E non basta certo ad accreditare come fiabesche le anticipazioni sul futuro politico del presidente e il ruolo in esso giocato da Guido Crosetto, lo spuntare di un castello. Anzi proprio nel maniero, sogno coronato nel Settecento dal Signore di Guarene, oggi resort di lusso, si è avuta la conferma di tutto ciò che i tre attovagliati fino ad oggi hanno teso a smentire, il rafforzamento di ciò che hanno cercato di sminuire.

Qualche giorno addietro il cofondatore di FdI che va ripetendo, creduto come un avvistatore di ufo, di non occuparsi più di politica, “figurarsi di quella regionale”, il coordinatore piemontese della stessa forza politica, Fabrizio Comba e lui, il governatore, si sono incontrati in quello che riuscirebbe difficile definire un convivio tra amici, dal quale la politica resta fuori. Già forse non basterebbe ricorrere alla motivazione prettamente istituzionale per spiegare la presenza di Cirio con la prima linea dei Fratelli, l’altro ieri, a margine della seduta del consiglio regionale, dove nel cortile di Palazzo Lascaris seduti a cerchio oltre a Comba c’erano l’assessore Maurizio Marrone e il capogruppo Paolo Bongioanni. Figurarsi rubricare a tre amici al ristorante l’incontro di pochi giorni prima in Langa.

Ormai l’operazione transumanza è avviata e gli stop imposti nelle scorse settimane così come i rallentamenti potrebbero essere superati, pur nel rispetto delle decisioni dei massimi vertici del partito di Giorgia Meloni, gli stessi che l’hanno gestita fino ad oggi anche suscitando comprensibili irritazioni tra i maggiorenti locali cui l’approdo di Cirio non suscita particolari entusiasmi, in particolare in quel ramo ex aennino dell’albero genealogico dei Fratelli piemontesi.

La regia dell’ex sottosegretario alla Difesa, smentita al pari del suo occuparsi di politica, sarebbe alle ultime pagine del copione. Protagonisti e comparse quei cento e magari più tra sindaci, consiglieri e assessori pronti a seguire Cirio nella nuova famiglia, giacché nell’attuale il governatore ormai non riesce a far mistero di non intravvedere solidi pilastri su cui poggiare future mete politiche.

Non sono pochi coloro che aspettano solo un cenno del presidente per cambiare casacca. Qualcuno aveva già incominciato a sfilarsi quella azzurra, come l’avatar parlamentare del governatore il cuneese Marco Perosino, prontamente stoppato nella falsa partenza. A smentire la sua uscita da Forza Italia per entrare in FdI, qualche giorno fa, era stato il consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, cui aveva fatto eco il coordinatore regionale azzurro Paolo Zangrillo spiegando che il suo partito non è affatto in via di disgregazione e che non ci sono forzisti pronti con la valigia in mano. Una raffigurazione realistica al pari del disinteresse alle faccende politiche di Crosetto, commensale con Comba e Cirio in quel pranzo di Babette nel castello e il governatore azzurro con già in tasca il biglietto della lotteria. Nel menù non risultano esserci state le quaglie en sarcophage, ma il salto del pennuto è stato comunque il piatto principale.

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