EMERGENZA SANITARIA

"La Regione ha già dimenticato i nostri morti nelle Rsa"

Durissime accuse del comitato vittime. La presidente Breda: "Dopo l'incontro con Cirio e Icardi, nessuna risposta alle nostre richieste. Neppure abrogata la delibera che consente il ricovero di positivi". E sulle visite non si è fatto abbastanza

“Non è stata revocata la controversa e contestata delibera del 20 marzo che permetteva e permette ancora il trasferimento di malati contagiosi dagli ospedali alle Rsa e che ha determinato una diffusione della patologia nelle strutture, con conseguenze letali su molti degenti. In caso di nuova pandemia, con l’attuale delibera sarà possibile operare nuovi trasferimenti, infettando i degenti ricoverati. Tanti morti non hanno insegnato niente?”. È questo forse il più grave, ma non unico, atto d’accusa rivolto alla Regione dal Comitato vittime Rsa, lo stesso i cui rappresentanti erano stati ricevuti lo scorso 18 giugno dal presidente Alberto Cirio, dal suo vice Fabio Carosso e dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi, ai quali era stato consegnato un elenco di richieste e proposte.  

“Sono passati due mesi da quel giorno in cui ci fu il sit-in dei parenti delle vittime e finora dalla giunta regionale e dal presidente Cirio, non è stato fatto nessun atto concreto rispetto alle richieste avanzate dai tanti che hanno perso uno o più cari nella drammatica strage delle residenze sanitarie assistenziali e dalle associazioni di tutela dei loro diritti”, lamenta Maria Grazia Breda a capo del comitato. “L’assessore alla Sanità ha incontrato i sindacati e i gestori privati delle Rsa, ma non ha trovato il tempo di incontrare i famigliari dei malati morti nelle Rsa e le associazioni che difendono i diritti dei malati non autosufficienti”.

I parenti delle vittime ricordano che “gli anziani malati non autosufficienti non sono scomparsi e restano 30 mila malati in lista d’attesa che hanno diritto alle cure sanitarie e socio-sanitarie in convenzione con l'Asl”. Di fronte a questa situazione estremamente grave e acuita dalla diffusione del virus “nessuna azione della sanità piemontese è stata messa in atto per dare priorità alle cure domiciliari ed erogare gli assegni di cura previsti dalla legge regionale”.

Il comitato chiede inoltre “nuove convenzioni per sostituire i posti liberatisi nel periodo Covid e almeno altre 6mila per coprire le quote sanitarie di chi sta pagando da anni la degenza privatamente in Rsa”. La spesa stimata per questi interventi si aggira sui 60 milioni, “da erogare subito”, anche considerando che “la Regione non ha attivato ingressi in Rsa per molti mesi, risparmiando le risorse che ora deve rimettere in blocco. Quei soldi non devono sparire, ma servire per un abbattimento secco delle liste di attesa”.

I parenti delle vittime e dei ricoverati attaccano la Regione anche per quanto riguarda le regole per gli accessi dei famigliari nelle strutture: “Non ci sono atti della giunta verso il Governo per rendere più umane le visite ai propri parenti in Rsa. Si tratta di una mancanza aggravata dal fatto che l’assessore alla Sanità Icardi è il coordinatore nazionale degli assessori alla sanità nella Conferenza Stato-Regioni e quindi avrebbe tutti gli strumenti per porre la questione a livello nazionale”. Qualche passo in avanti, spiega Breda, è stato fatto con le linee guida per le visite “ma non è ancora abbastanza”. Da qui la richiesta a Cirio “di confrontarsi sulle proposte avanzate a giugno. Non ci stiamo ad essere ignorati”.

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