ECONOMIA DOMESTICA

Industria al palo: produzione -15,3%

Il Piemonte subisce più di altre regioni gli effetti del Covid. L'economia arranca, settori come tessile e meccanico non vedono la luce. Tra le province tengono Cuneo e Alessandria, sprofonda Biella. L'indagine congiunturale di Unioncamere sul secondo trimestre

In tre mesi il Piemonte è ripiombato negli anni 2008 e 2009, quelli della più grave crisi economica del millennio. L’effetto Covid si è abbattuto sull’economia regionale nel secondo trimestre dell’anno, provocando un crollo della produzione industriale del 15,3% che segue quello del 5,7% registrato tra gennaio e marzo. È quanto emerge dall’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera di Unioncamere.

La contrazione della produzione industriale si è associata all’andamento negativo di tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi sono calati del 16,4% sul mercato interno e del 15,1% sul mercato estero.  La flessione del fatturato totale si è attestata al 15,3%, la componente estera è diminuita del 13,2%. Il grado di utilizzo degli impianti è sceso di 18 punti rispetto all’analogo periodo del 2019.

Dati che fanno il paio con quelli del Pil regionale che tra aprile e giugno è calato del 17,3%, addirittura oltre la media nazionale che ha fatto registrare un -15,9%. La ripresa è attesa già a partire dal terzo trimestre, il primo del 2020 senza neanche un giorno di lockdown, ma sarà da capire in che modo si concretizzerà il rimbalzo.

“Ora dobbiamo subito invertire la tendenza, affiancando la voglia di fare impresa, con politiche efficaci nazionali e locali di sostegno al credito e sburocratizzazione – afferma il presidente di Unioncamere Gian Paolo Coscia –. Dobbiamo puntare su trasformazione digitale e nuovi modelli produttivi che permettano di garantire i livelli occupazionali e consentano di far crescere i nostri territori”.

Fatta eccezione per l’alimentare, che ha mostrato una flessionepiù contenuta (-2,8%), tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato forti contrazioni produttive rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le più accentuate sono state quella delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-32,9%) e la meccanica, crollata dell’19,9%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-18,8%) e delle industrie elettriche ed elettroniche (-18,5%).

Non sono andati molto meglio il comparto del legno e del mobile (-16,3%), quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione dell’11,8% e quello della chimica/plastica (-11,4%). Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 74,6%, accompagnato da una contrazione a doppia cifra della componentistica autoveicolare (-24,2%).

Nel periodo aprile-giugno 2020, com’era prevedibile, le aziende manifatturiere piemontesi hanno evidenziato contrazioni produttive su tutto il territorio regionale. Il dato peggiore, a causa della specializzazione tessile, ha investito il Biellese, che ha registrato una flessione della produzione del 30,2%, seguito da Vercelli (-21,1%). Tra le province del nord del Piemonte anche il Verbano Cusio Ossola ha subito una flessione severa dei livelli produttivi (-20,9%), leggermente meno negativo il dato mostrato dalle imprese manifatturiere di Novara (-16,0%). Per Torino e Asti la contrazione produttiva si è attestata al -14,2% mentre, grazie alla specializzazione alimentare, è lievemente più attenuata l’intensità del calo riscontrato a Cuneo (-13,3%) e Alessandria (-11,2%).

Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Nel II trimestre 2020 tutte le classi dimensionali hanno infatti mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentuato per le micro (0-9 addetti; -17,5%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -16,4%). Le piccole realtà (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva dell’11,6% e le medie aziende (50-249 addetti) del 15,8%.

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