DIRITTI & ROVESCI

Ricovero obbligatorio per la Ru486,
Cirio (per ora) frena Marrone

Il governatore rubrica a "iniziativa personale, ancora da sottoporre all'attenzione della maggioranza" la posizione dell'assessore di Fratelli d'Italia sull'aboro farmacologico. E conferma: "Non c'è nessuna delibera". Scontro politico "ma non sulla pelle delle donne" (sic)

No alla somministrazione della pillola Ru486 nei consultori, ricovero obbligatorio per l’aborto farmacologico e collaborazione tra istituzioni e organizzazioni pro vita per aiutare le donne a evitare il ricorso all’interruzione della gravidanza. Sono i pilastri della delibera della Regione Piemonte che l’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone intende proporre all’approvazione della giunta. Una posizione, quella dell’esponente del partito di Giorgia Meloni, ben nota ed espressa lo scorso agosto quando il ministro della Salute Roberto Speranza aveva emesso una circolare per contestare l’obbligo del ricovero introdotto dalla presidente leghista della Regione Umbria Donatella Tesei.

Marrone si era allora rivolto all’Avvocatura di piazza Castello dalla quale avrebbe ottenuto un parere, a suo dire, confortante. “Abbiamo riscontrato che diversi nodi critici di incompatibilità con la legge 194 sollevati dalla Cei e al Family day avevano fondamento: dallo stravolgimento del ruolo di informazione per una scelta consapevole attribuito dalla legge ai consultori, trasformati in abortifici dove attuare direttamente l’Ivg, fino all’autorizzazione del day hospital in spregio dei rischi per la salute della donna, con il pericolo di emorragie e ostruzioni uterine”, dichiara dalle colonne della Verità, per nulla scoraggiato dal fatto che la decisione del Governo sia stata suffragata dal Consiglio Superiore di Sanità (Css). Secondo gli esperti del Css, infatti, l’aborto con mifepristone e prostaglandine può essere praticato fino a 63 giorni di gestazione superando la limitazione di 7 settimane in vigore finora ed essere somministrato sia in consultorio che in ambulatorio e la donna dopo mezz’ora potrà tornare a casa.

In verità, la battaglia ingaggiata da Marrone non sembra, almeno per il momento, accomunare tutto il centrodestra. A partire dal presidente Alberto Cirio che rubrica l’iniziativa del suo assessore a proposta personale “che verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali”. Una tesi sostenuta anche dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi che in merito alla questione sottolinea come “la Sanità del Piemonte non ha preso, al momento, alcuna decisione”. Poi precisa: “L’assessore regionale agli Affari legali sta verificando con l’Avvocatura regionale eventuali profili di illegittimità del provvedimento del Ministero della Salute rispetto alle disposizioni della Legge 194, in quanto sarebbero emerse delle criticità. L’argomento non è ancora approdato al tavolo della Giunta, né è stato oggetto di valutazioni etiche, in attesa di conoscere il quadro completo degli approfondimenti legali in corso”. Il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, dopo aver appreso dell’iniziativa di Marrone avrebbe contattato lo stesso Cirio esprimendo la propria preoccupazione e per capire se tale proposta fosse all’ordine del giorno della Giunta. Cirio avrebbe rassicurato il ministro spiegando come tale iniziativa sia al momento solo una proposta da parte dell’assessore.

La vicenda diventa facile (e scontato) terreno di scontro politico, con tutte le fazioni che, rinfacciandosi a vicenda di fare propaganda “sulla pelle donne”, alzano i toni. Scontato il sostegno della deputata Augusta Montarulli (sempre di FdI), che spiega: “Con questa proposta di contro linee guida, che stiamo sottoponendo ai nostri alleati Lega e Forza Italia, il Piemonte può diventare per l’intero centrodestra nazionale il laboratorio di contratto alla banalizzazione dell’aborto”. Prospettiva avversata dal centrosinistra che per bocca delle parlamentari del Pd Anna Rossomando, Chiara Gribaudo e Francesca Bonomo definisce “grave, gravissimo quanto rischia di accadere, in Piemonte, sul fronte della salute delle donne e dei loro diritti di autodeterminazione e libertà. Conquiste di decenni, confermate e aggiornate recentemente, potrebbero essere messe in discussione dalla giunta di Cirio”. Parla di “ bluff di un assessore di Fratelli d’Italia che non ha la minima idea di che cosa stia parlando” il ginecologo Silvio Viale, Radicale, promotore della battaglia sulla pillola Ru486 all'ospedale Sant'Anna di Torino. “Voglio rassicurare tutti – aggiunge – che non cambia nulla e che continueremo a dare la Ru486 in Day Hospital. Mi dispiace per Marrone e per il suo irrealizzato inconscio da ginecologo, ma indietro non si torna”.

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