GUERRE STELLARI

"Di Battista ha ragione, Cinquestelle sacrificati sull'altare del Governo"

Mentre nel mondo pentastellato si prepara la resa dei conti con gli Stati Generali di novembre, in Piemonte esce allo scoperto la prima voce critica. Intervista alla consigliera regionale Francesca Frediani

Entro un mese la resa dei conti, “ma forse siamo andati un po’ oltre”. Francesca Frediani è stata capogruppo del Movimento 5 stelle a Palazzo Lascaris, nell’aula del Consiglio regionale piemontese, dov’è al secondo mandato, è una No Tav convinta e anche tra le voci più critiche nei confronti della piega “governista” presa dal partito. Ci sono voluti quasi nove mesi di gestazione al gruppo dirigente pentastellato per partorire la convocazione degli Stati Generali, attesa da quel 22 gennaio in cui, scravattato, Luigi Di Maio annunciò le dimissioni da capo politico, passando il testimone nelle mani di Vito Crimi, il gerarca minore. E ora, mentre è in corso lo psicodramma, tra ipotesi di scissione, paventate da Alessandro Di Battista, e le minacce di  una battaglia legale fatte circolare da Davide Casaleggio riguardo la gestione del simbolo e il ruolo della piattaforma Rousseau, i grillini si presenteranno a congresso, il 7 e 8 novembre a Roma, per individuare una nuova leadership e anche per darsi una nuova forma.

Frediani, ci sono ancora spazi per una ricomposizione?
«Non so se a questo punto si possa ricucire lo strappo con la Casaleggio e con Di Battista. Mi pare difficile».

Dopo una lunga corvèe nel M5s, iniziata con le battaglie No Tav nella sua Val Susa, si è ritrovata sempre più isolata. Si sente ormai un’estranea?
«Io? Gli estranei sono quelli che vedo nei ruoli chiave e che per me hanno fallito».

Perché fallito?
«Da quando siamo andati al governo abbiamo perso la nostra identità, la nostra anima. Come si dice da queste parti,  abbiamo calato le braghe, prima alla Lega poi al Pd».

Si riferisce di nuovo alla Tav?
«Certo, ma non solo. Non abbiamo portato avanti le nostre battaglie, non abbiamo saputo coinvolgere i nostri elettori sulle grandi scelte strategiche. Possiamo mica continuare a considerarci diversi solo per aver introdotto il reddito di cittadinanza?».

Eppure durante questi due anni e mezzo di governo, le voci fuori dal coro sono state poche e subito marginalizzate. Evidentemente a molti andava bene così…
«Se si sono fatti certi errori è anche perché gli altri portavoce non hanno avuto la forza per mettere in discussione le scelte. Forse non c’erano neanche i luoghi di confronto per far emergere il dissenso. Insomma, da noi il dibattito è stato azzerato, sacrificato sull’altare del governo».

Non è più il “suo” Movimento 5 stelle?
«Ormai è diventato un ambiente invivibile. Ogni volta che scrivo un post sui social c’è chi mi insulta e chi spedisce lo screenshot ai probiviri».

Sembra sposare in buona parte la tesi di Di Battista...
«Lui e Casaleggio hanno sollevato dei temi che vanno discussi. Io innanzitutto ce l’ho con chi ha messo il governo prima di tutto. E qualche esempio lo abbiamo anche in Piemonte».

Oggi esiste un gruppo intorno a Di Battista? Almeno è stata creata una chat?
«Non so, non mi risulta. Se dovesse esserci, però, spero di essere coinvolta».

Pensa che saranno in tanti ad andarsene in caso di scissione?
«Molti stanno vivendo con disagio questa situazione, sia tra i portavoce, a ogni livello, sia tra i semplici attivisti. Però non so cosa decideranno di fare in caso di rottura definitiva».

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