TORINO 2021

Pressing su Damilano: "Ora decida"

Il vertice romano del centrodestra detta i tempi: il nome del candidato sindaco entro due settimane. La Lega punta ancora sull'imprenditore che però, dopo l'entusiasmo iniziale, pare intenzionato a sfilarsi. E poi piace poco a FdI. Il piano B con la Mattioli

Allargare il campo e stringere i tempi. Il vertice di ieri tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani sulle candidature per le comunali della primavera prossima nelle grandi città ha segnato sull’agenda il tema dei candidati “anche al di fuori del mondo della politica” e sul calendario i giorni per portare al tavolo del centrodestra i nomi. Meno di due settimane, quando i tre torneranno ad incontrarsi.

“I profili migliori saranno portati al tavolo nazionale che deciderà su capoluoghi di Regione e di Provincia e sulle presidenze dei municipi delle grandi città”, hanno spiegato in una nota congiunta al termine della riunione dove “non si è parlato di nomi, ma di metodo: saranno coinvolti i territori per trovare candidati di alto livello, anche al di fuori dal mondo della politica”. S’è capito ancor più chiaramente che, pur non escludendo candidature con la maglia del partito, la strada scelta anche e soprattutto da Salvini, è quella che per provare a raggiungere la vittoria elettorale passa attraverso figure civiche. Con una postilla non scritta, ma molto importante: decidere sul nome che possa portare più voti, aldilà dei confini dei partiti, senza voler mettere bandierine che rischierebbero di diventare bianche in una resa di fronte a interessi di parte ancor prima di incominciare la battaglia.

Non meno importante il fattore tempo. La coalizione vuole chiudere il dossier entro l’autunno. Per fare questo bisogna accelerare. Da qui ecco l’ulteriore ragione dell’ultimatum che la Lega è pronta a dare a Paolo Damilano. Chiamiamolo pure sollecito o esortazione a sciogliere una riserva che ormai si protrae da tempo. Sta di fatto che l’imprenditore su cui una parte della Lega punta, soprattutto la componente vicina a Giancarlo Giorgetti, dovrà dire se intende candidarsi oppure se il periodo di riflessione lo ha portato alla decisione di abbandonare il campo. Dovrà farlo anche se non avrà ancora il responso del sondaggio commissionato ad Alessandra Ghisleri per pesare il centrodestra in città, la sua stessa candidatura e quanto potrebbe ridurre il divario con il centrosinistra. Dati che, come fa notare più di un esponente del centrodestra, non potranno certo ribaltare una situazione nota e sulla quale un ritardo nella scelta della figura cui affidare l’impresa di conquistareil governo della città graverebbe come ulteriore difficoltà.

Che Damilano resti la prima scelta per il partito guidato in Piemonte da Riccardo Molinari non ci è dubbio, mentre qualche perplessità (per usare un eufemismo) la manifesta Fratelli d’Italia. Non è data sapersi la ragione, forse il suo tratto politico sfumato se non borderline che ha consentito al produttore di Barolo di ricevere nomine da amministrazioni di diverso colore lo rende indigesto a qualche captaz. Fatto sta che la scarsa convinzione dei luogotenenti della Meloni non agevola una decisione del potenziale candidato, almeno nel senso atteso dalla Lega.

Lo stesso entusiasmo mostrato fino a un po’ di tempo fa da Damilano di fronte all’ipotesi di scendere in campo, ha lasciato spazio a quella riflessione che giorno dopo giorno ha accompagnato un certo raffreddamento nell’uomo a cui ora viene chiesto di decidere se il suo futuro sarà verso Palazzo di Città. Anche con la prospettiva offertagli di un sostegno con una lista civica, operazione di cui si sarebbe preso l’impegno il governatore Alberto Cirio nel corso di un pranzo, tempo fa, presente anche Michele Coppola, candidato sindaco per il centrodestra nel 2011 oggi responsabile per la Cultura di Intesa Sanpaolo. E nell’indecisione ha pure un qualche peso la scarsa convinzione quando non una vera e propria contrarietà di alcuni famigliari, a partire dal fratello Mario, presidente del gruppo.

Non certo con un ruolo da riserva, ma come ipotesi in essere ormai da settimane, resta l’ex vicepresidente di Confindustria Licia Mattioli. Salvini in più di un’occasione ha palesato nei suoi confronti apprezzamento e, conseguentemente, il suo viatico nel caso la candidatura dell’imprenditrice orafa dovesse prendere corpo in maniera concreta. Ma se Damilano ha raffreddato gli entusiasmi iniziali, la signora dei gioielli non ne ha mai mostrato troppo e quindi il suo apparire ancor più defilata pur potendosi interpretare come strategia non può escludersi possa essere nei fatti una decisione, in cuor suo, già presa anche se per ora non richiesta.

A dover rispondere se intende candidarsi o meno, invece, è l’imprenditore che di passi in avanti verso la discesa in campo – dagli incontri con i vertici nazionali della Lega e con alcuni stakeholder cittadini fino al recente sondaggio – ne ha fatti non pochi. Adesso gli tocca decidere se proseguire o fare un passo indietro. 

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