"Chiara come Schettino"

Le opposizioni attaccano la sindaca di Torino dopo la sua rinuncia a un secondo mandato: "Abbandona la nave che ha portato a incagliarsi sugli scogli" dice il dem Lo Russo. Marrone (FdI): "Ha paura di farsi giudicare dai cittadini"

“Come una sorta di comandante Schettino in salsa sabauda che abbandona la nave che ha portato a sbattere sugli scogli”. È impietosa la metafora che il capogruppo Pd a Torino Stefano Lo Russo usa per commentare l’annuncio di Chiara Appendino di non ricandidarsi a sindaco. L’esponente dem parla di “cinque anni di fallimenti e una città più in difficoltà di prima che ormai conta i giorni che la separano dall’avvio di una nuova fase”. “Tocca al centrosinistra adesso mettere in campo un progetto di città forte e credibile con cui presentarsi ai torinesi – conclude Lo Russo –. Un progetto che, anche a partire dagli errori del passato, possa tornare a mettere in moto Torino. Avanti”. Per il segretario dem Mimmo Carretta oggi “si chiude una triste parentesi per Torino”. Gli fa eco Silvio Magliano (Moderati): “La giunta Appendino ha fallito. Torino soffre, ma chiede di tornare a crescere, a splendere e per questo servirà discontinuità netta”.

E se il centrosinistra attacca a testa bassa, anche le altre componenti dell’opposizione in Sala Rossa si guardano bene dal riconoscere alla sindaca l’onore delle armi. “Appendino non si ricandida e la sua maggioranza festeggia sui social. Ecco la fotografia plastica di cosa rappresenta per i 5 Stelle questa esperienza fallimentare alla guida della città” attacca Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega in Comune e assessore regionale. Il più duro nel centrodestra è Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia che riguardo la comunicazione della sindaca parla di “tanta fantasiosa retorica autocelebrativa e basta: un commiato coerente con i suoi cinque anni da sindaco, buono solo per social addomesticati”. “Neanche una parola sulle peggiori ferite per la Città di questi anni, dalla tragedia di piazza San Carlo alle Olimpiadi invernali perdute – prosegue Marrone –. Tanta fuffa su interventi di riqualificazione di cui le periferie non si sono nemmeno accorte. Insomma, la fragilità del suo commiato lascia intendere come la rinuncia a ricandidarsi dipenda dalla paura di farsi giudicare dagli elettori nelle urne invece che dai follower fake sui social, più che dalla condanna penale di primo grado”.

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