EMERGENZA SANITARIA

"La zona arancione è lontana"

I medici ospedalieri di Anaao contraddicono Cirio e insistono sulla trasparenza dei dati: "Quanti sono i degenti nei pronto soccorso? Come funziona il tracciamento? Quanto manca alla saturazione delle terapie intensive?". Ordine del giorno del Pd

«Parlare di flessione della curva e riduzione dei ricoveri e dei contagi è inappropriato se non si ha una visione completa e soprattutto trasparente della situazione. I ricoveri diminuiscono. Viene riferita una effettiva lieve riduzione della pressione sui Pronto Soccorso. Ma quanto diminuiscono veramente? Il numero dei pazienti fermi nei pronto soccorso non è noto fin da marzo. Non sappiamo quanti sono, dove sono, da quanto tempo attendono e quanti sono in attesa di ricovero». A chiedere chiarezza sui dati del Piemonte, riguardo all’emergenza sanitaria in corso, è il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed con una nota appena diffusa.

I dati, si sa, possono essere letti e interpretati in vari modi. Le persone in pronto soccorso, per esempio,  non rientrano nelle statistiche sui ricoveri, eppure esistono. «Nella maggior parte dei presidi, la scheda di ricovero non viene aperta, neanche dopo 36 ore di permanenza. E il numero di ricoverati su una lettiga è comunque un dato non noto – affermano la segretaria piemontese di Anaao Assomed Chiara Rivetti e Gabriele Gallone dell’esecutivo nazionale –. La pressione è diminuita ma poi si scopre che i dati vengono riallineati e quindi i ricoveri delle cliniche private per un determinato giorno non sono presenti perché “arrivano in ritardo”. Dove sono, di che tipo sono e quanti sono questi ricoveri non è noto».

Anche sulla riduzione dei contagi servirebbero delle spiegazioni perché «è evidente che il sistema di tracciamento è saltato dato che il numero di positivi in rapporto al numero dei tamponi è troppo alto e ben oltre la soglia del 5% raccomandata dall’Oms. Per stessa decisione del Dirmei, il tampone non viene più eseguito sui contatti stretti di soggetti sintomatici, per i quali viene solo predisposta la quarantena per 14 giorni. Valutare il numero di decessi è pressoché inutile perché fotografa una situazione generata da ricoveri vecchi di almeno dieci giorni. Valutare il numero di contagi quando essi sono sottostimati e si riferiscono a giorni prima per ritardi di processazione porta ad interpretazioni distorte e ardite soprattutto sul famoso indice Rt che ingenera false sicurezze» prosegue l’Anaao Assomed.

Considerazioni che portano a una conclusione: «La zona arancione è ancora lontana». Le criticità restano ancora molte: «Se si ricomincia a fare “selezione” sui grandi anziani lasciandoli nelle Rsa dove i contagi tornano ad aumentare, questo è un brutto segnale. Se si cercano nuovi spazi per i pazienti intubati chiudendo interi servizi di emodinamica, questo è un brutto segnale. Se gli ospedali più importanti di Torino hanno oltre dieci reparti Covid, che hanno stravolto tutta l’organizzazione assistenziale, la situazione è critica. Se un rianimatore prima di impugnare la lama di un laringoscopio deve contemporaneamente impugnare la cornetta del telefono per trovare un posto di rianimazione disponibile, c’è qualcosa che non funziona. Se la domenica sera si chiede a ciascun direttore dei Reparti di Rianimazione di allestire in tre ore ulteriori due posti letto intensivi, c’è un problema di posti letto. Se i medici delle Usca dichiarano di seguire a domicilio pazienti per cui prima avrebbero chiesto il ricovero, la situazione non è sotto controllo. La Regione nei giorni scorsi ci ha risposto che  fornirà i numeri richiesti, sarebbe un primo passo perché la fiducia si ottiene con la trasparenza».

I medici ospedalieri non sono gli unici a chiedere maggiore chiarezza sui numeri. Con un ordine del giorno che verrà presentato in queste ore i consiglieri regionali del Pd Daniele Valle e Domenico Rossi impegnano la Regione «a nominare urgentemente un Responsabile Unico dei Dati Covid19 e delle Informazioni Sanitarie che si occupi della raccolta e della pubblicazione dei dati quotidianamente sui canali della Regione, che sia punto di riferimento costante per chiunque debba ricevere informazioni sull’emergenza sanitaria» e «a fare in modo che la pubblicazione di tali dati avvenga in formati aperti, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini».

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