LITE IN FAMIGLIA

Ribelli in Azione contro Lubatti

Con un documento esce allo scoperto la minoranza interna del partito di Calenda in Piemonte. Più di cinquanta firmatari: chiedono maggiore trasparenza e condivisione nelle scelte. E mettono nel mirino il neo designato segretario regionale

Che partito siamo? Dove vogliamo andare? Nelle tante domande di un documento reso pubblico in queste ore, oltre cinquanta attivisti e quadri di Azione in Piemonte escono allo scoperto e puntano il dito su una gestione che considerano deficitaria. Tra i firmatari l’ex vicesindaco Pri di Torino Aldo Ravaioli, Giorgio Diaferia, un tempo socialista oggi a capo dell’associazione ambientalista Torino Viva, Elia Pinna, amministratore delegato di Radio Veronica One e un nutrito gruppo di referenti di zona. “Non vogliamo andarcene, chiediamo solo che vengano rispettati i principi che hanno ispirato la nascita di questa forza politica” spiega Diaferia.

Un gruppo eterogeneo che s’era avvicinato a Carlo Calenda sin dai primi passi della sua creatura, ma che ben presto è entrato in rotta di collisione con Claudio Lubatti, consigliere comunale di Torino, proconsole in terra subalpina del senatore Matteo Richetti, da poco designato segretario piemontese dal partito romano. “Nessun congresso, nessun coinvolgimento della base” battono i piedi i ribelli, solo un’investitura. All’ex assessore di Piero Fassino imputano i metodi spicci nella gestione dei rapporti con le altre componenti (e sì, anche in Azione ci sono le componenti), gli scivoloni, come l’aver imbarcato l’ex grillino Aldo Curatella, No Tav e No 5G e aver annunciato la nascita del gruppo in Sala Rossa che però non poteva essere costituito.

Un rapporto difficile sin dall’inizio, acuito anche dall’esclusione dei dissidenti dai vari incarichi a livello locale, mentre per gli ultimi arrivati era pronta una stelletta da appiccicarsi sul petto: l’ex parlamentare Alberto Nigra, trasmigrato da Più Europa, responsabile degli Enti locali a livello regionale, mentre Nino Daniel (ex assessore a Settimo), dai socialisti dello Sdi a Più Europa, lo stesso ruolo lo ha ottenuto a livello provinciale. E a guidare il partito cittadino dovrebbe essere indicato, con ogni probabilità, Fabio Cassetta, pure lui vicino a Lubatti.

Nel documento (LEGGI) il gruppo chiede maggior trasparenza nella gestione del partito, naturalmente condivisione, processi partecipati, maggiore attenzione verso la competenza delle persone e una serie di altri buoni principi. Dal punto di vista politico vorrebbero maggiore autonomia del partito locale rispetto ai vertici nazionali e la nascita di un’alleanza moderata per Torino con Gruppi civici, Più Europa e Italia Viva. Saranno ascoltati?