POST ALLUVIONE

"Nessun ritardo". La Regione fa argine, ma la polemica tracima

Cirio nega intoppi per i risarcimenti. Stato d’emergenza ancora da decretare per i comuni del Torinese e dell’Alessandrino. Gabusi contro il Pd: "Chieda scusa". Gribaudo al governatore: "Non basta mettersi la giacca della protezione civile, servono risposte concrete"

Sul dopo alluvione piovono critiche, accuse, difese, documenti e versioni che spesso non coincidono e tratteggiano un quadro confuso e per alcuni versi contraddittorio dell’importante fase emergenziale seguita alla calamità che si è abbattuta su una gran parte del Piemonte il 2 e il 3 ottobre. Tempi che dovrebbero essere rapidi tali non sono sempre stati e a tutt’oggi i timori di ritardi nella procedura per impiegare le risorse non possono venire considerati affatto ingiustificati. Insomma che tutto non sia andato come sarebbe dovuto, ormai è chiaro. Meno le ragioni.

Mentre nei territori stravolti dall’ondata di maltempo si aspettano i primi risarcimenti tra rabbia e preoccupazione, per cercare di dipanare la matassa di una vicenda dove secondo troppo entusiastici annunci non sarebbe dovuta comparire la solita burocrazia che tutto complica e i tempi erano annunciati rapidi, bisogna partire ancora una volta dalle date. Come abbiamo scritto ieri, il Dipartimento della Protezione Civile nazionale fissa al 30 ottobre “la richiesta di estensione dello stato di emergenza” da parte della Regione Piemonte “alla provincia di Alessandria e al territorio della Città Metropolitana di Torino”. Dunque quasi un mese dopo l’alluvione è la richiesta che porterà il Consiglio dei ministri il 22 ottobre a decretare lo stato di emergenza per le province di Cuneo, Biella, Novara, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola. Ricostruzione dei fatti che l’ente presieduto da Alberto Cirio, però, carte alla mano di fatto contesta.

“La Regione ha inoltrato richiesta della dichiarazione di Stato di Emergenza per tutto il Piemonte fin dall’inizio: la documentazione collegata alla richiesta è stata inviata al Dipartimento di Protezione civile in due note, una del 6 ottobre e una del 12 ottobre, inclusi anche i territori della Provincia di Alessandria e della Città Metropolitana di Torino”, spiega l’assessore alla Protezione Civile Marco Gabusi in una nota in cui ribatte agli attacchi del segretario regionale del Pd Paolo Furia e del parlamentare dello stesso partito Enrico Borghi. In effetti da piazza Castello il 6 ottobre parte una lettera indirizzata al presidente del consiglio Giuseppe Conte e al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli con la quale “si trasmette la prima stesura del rapporto di evento con allegati la prima stima dei danni e il rapporto preliminare Arpa”. In quella lettera si citano tutte le province poi inserite dell’ordinanza di Palazzo Chigi del 22 ottobre, meno la provincia di Alessandria che sarà aggiunta nella seconda lettera, firmata sempre da Cirio e partita il 12.

Perché il Governo non ha compreso né l’area interessata dall’alluvione della Città Metropolitana, né quei comuni della provincia di Alessandria colpiti dal disastro?  Una domanda più che legittima, anzi doverosa che come dice Gabusi è stata posta dalla Regione, anche se non risulta messa nero su bianco. E nessun accenno a quella “dimenticanza” del Governo si fa nella comunicazione che da Torino parte per Roma il 30 ottobre. Ricordando le due precedenti richieste del 6 e del 12 si scrive a Borrelli che “con la ricognizione dei danni in buono stato di avanzamento, si presenta la perimetrazione dei comuni alluvionati alla data del 29 ottobre e si chiede l’estensione dello stato di emergenza per i comuni in elenco della Città Metropolitana di Torino e per i comuni della provincia di Alessandria interessati dall’esondazione del fiume Sesia”. Quando il dipartimento diretto da Borrelli scrive di “richiesta di estensione dello stato di emergenza per il Torinese e l’Alessandrino” avanzata il 30 non fa che ribadire quel che è stato scritto a Torino. Resta la domanda sul perché a fronte delle due precedenti lettere il Governo ha lasciato fuori le due province. Mancava della documentazione? 

Ieri mattina nel corso della teleconferenza tra Regione e la Protezione Civile si è affrontata la questione. Il risultato lo spiega lo stesso Gabusi che ricordando come “tutto il materiale richiesto è stato trasmesso il 25 novembre”, riferisce: “abbiamo fornito al Dipartimento di Protezione civile chiarimenti in relazione alle dinamiche fluvio-torrentizie dei corsi d'acqua esondati nei territori delle due provincie riscontrando a questo punto, la disponibilità del dipartimento a valutare l'estensione dello stato di emergenza anche a questi territori”. Dunque, seppure in Regione si dicono ottimisti, lo stato di emergenza per i comuni alluvionati della Città Metropolitana e della provincia di Alessandria ancora non c’è.

Su quell’allargamento è il deputato del Pd Borghi a ricordare come “il tema dell’estensione territoriale dell’area colpita non è stata portata alla nostra attenzione. Del resto, quando con la collega Chiara Gribaudo presentammo il disegno di legge speciale per il Piemonte, intervennero sia il collega Federico Fornaro che pose il tema dell’allargamento alle realtà alessandrine e astigiane sia l’assessore regionale Marco Protopapa che manifestò la disponibilità da noi raccolta a cooperare. Nessuno – ricorda il parlamentare dem – sollevò il tema di una ulteriore richiesta di allargamento territoriale da parte della Regione". Per Borghi, "detto ciò, non servono le polemiche ma lo spirito di verità e la cooperazione istituzionale. E soprattutto un’accelerazione della spesa, perché imprese, famiglie ed enti locali danneggiati stanno attendendo e chiedono giustamente risposte”. E a ricordare che “purtroppo prima di gennaio non arriveranno altri soldi” è proprio la deputata cuneese Gribaudo.  “Siamo consapevoli di quanto sia ostica la burocrazia, ma il presidente Cirio è commissario già dal 9 novembre e ha quindi poteri eccezionali per poter intervenire e rapportarsi col Governo: dialoghi con i sindaci e le province e sblocchi le procedure”. Per la parlamentare del Pd, sempre rivolta al governatore “serve a poco girare con la giacca della protezione civile se poi non si affrontano i problemi fino in fondo. Vogliamo fare gioco di squadra per il territorio, ma il tempo scorre e adesso la Regione deve dare delle risposte”.