VERSO IL 2021

"No grazie", Giorgis si sfila

A Roma di fronte ai colleghi parlamentari, il sottosegretario pone fine al pressing per convincerlo a candidarsi a sindaco di Torino. Fassino mette sul tavolo il nome di Lo Russo, che intanto fuma il calumet della pace con Chiamparino: "Un lungo e fraterno colloquio"

“Grazie, ma non sono disponibile”. Ieri, attorno alle 18,30, in una sala di Montecitorio si sono riuniti tutti i parlamentari del Pd di Torino, unica assente Francesca Bonomo. È Andrea Giorgis a togliere tutti dall’impaccio sull’ipotesi di una sua candidatura a sindaco. “Anzi – prosegue – mi dispiace che la cosa sia uscita sui giornali, pensavo di essere stato chiaro”. Parole che a detta dei maggiorenti locali del partito mettono una pietra sulla questione, rendendo così vana ogni residua speranza che il pressing delle alte sfere del Nazareno riesca a far cambiare idea al sottosegretario alla Giustizia.

A questo punto, dopo il forfait del rettore del Politecnico Guido Saracco e il niet di Giorgis, i presenti sono stati tutti concordi, pur da posizioni diverse, a concorrere per individuare una strada unitaria. Particolarmente incisivo è stato l’intervento di Piero Fassino, tornato a essere “torinese” dopo l’elezione alle politiche di due anni fa in un collegio blindato dell’Emilia: “Bisogna partire dalla situazione esistente – è stato l’incipit dell’ex sindaco – dal fatto che ci sono dei candidati e tra questi c’è il capogruppo del Partito democratico nel Consiglio comunale della città”. Così, forse per la prima volta, il nome di Stefano Lo Russo è piombato in una discussione fuori dalla cinta daziaria. Certo, allo stato attuale tutto è possibile e nessuna strada è preclusa, ha subito precisato Fassino, secondo il quale di fronte a un’alternativa in grado di coagulare la maggioranza del centrosinistra lo stesso Lo Russo non potrebbe che apprezzarla, anche a costo di fare, responsabilmente, un passo indietro. “Ma al momento è una soluzione che non vedo” è stata la conclusione. 

Intanto, a Torino si registra un incontro tra Sergio Chiamparino e lo Russo: un faccia a faccia durato oltre due ore in cui, a quanto pare, sono state superate antiche ruggini in nome della realpolitik. Questo significa che l’ex governatore che in questi mesi nei panni del gran burattinaio ha tessuto trame dietro le quinte, prima in favore di Saracco e successivamente delineando alternative suggestive (Mauro Salizzoni) o pragmatiche (Giorgis), abbia dato il via libera al capogruppo della Sala Rossa? “Non faccio mica il capostazione”, risponde con la consueta verve, limitandosi a confermare, secondo il lessico del Comintern, di aver avuto “un lungo e fraterno colloquio con il compagno Lo Russo”. Che si prepari a rispolverare da vecchio ingraiano la celebre formula – “Non sarei sincero se dicessi a voi che sono rimasto persuaso” –, magari nella versione aggiornata di Ferrini: “Capisco e mi adeguo”

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