LOTTA DI CLASSE

La scuola perde il bus del rientro

La ministra Azzolina non cede sul 75% degli studenti in presenza dal 7 gennaio. Gabusi: "Non ci sono mezzi a sufficienza. O si scende al 50% o si scaglionano gli orari". Tre giorni di protesta davanti agli istituti. Confronto tra Regioni e Governo, domani si replica

“Le Regioni sono fortemente mobilitate per garantire la ripresa della didattica in presenza anche nelle scuole superiori”, dice Stefano Bonaccini il presidente della Conferenza delle Regioni dopo l’incontro dei governatori con i ministri Lucia AzzolinaFrancesco BocciaLuciana Lamorgese e Paola Demicheli. “Andiamo avanti con determinazione”, assicura. Intanto il Piemonte resta fermo. Per muovere il 75 per cento degli studenti, che la ministra dell’Istruzione vuole far tornare il classe il 7 gennaio, e assicurare quella capienza dimezzata sui mezzi di trasporto “servono bus che non ci sono e non potranno esserci”, come ripete da giorni e lo ha fatto anche ieri in teleconferenza l’assessore Marco Gabusi. Ai tavoli coordinati dai prefetti in tutte le province lo si è confermato e ribadito. “La ministra Azzolina si è impuntata fin dall’inizio sulla riapertura il 7 gennaio e sul ritorno alle lezioni in presenza del 75% degli studenti. Ma a scuola bisogna portarceli, rispettando le regole. E questo, lo abbiamo detto in tutti i modi, non è possibile”, ripete il titolare dei Trasporti della giunta di Alberto Cirio

La soluzione al problema, senza diminuire la percentuali della popolazione scolastica per cui è stato indicato in ritorno in classe, la Regione l’ha proposta, ma presidi e docenti l’hanno subito bocciata. “Scaglionare gli orari di ingresso e uscita, allungando le lezioni anche al pomeriggio, ci consentirebbe di garantire i trasporti in piena sicurezza”, spiega Gabusi ormai rassegnato a vedere questa via d’uscita bloccata dal mondo scolastico. Allarga le braccia e spiega che “a questo punto dovrebbe essere proprio il mondo della scuola a convincere la sua ministra che non può continuare a ostinarsi su quei numeri se non si possono modificare gli orari”. Se i numeri cambiassero, scendendo dal 75 al 50% degli studenti in presenza, il problema dei trasporti in Piemonte sarebbe superato, “ma se la ministra non modifica il suo piano e scaglionamento degli orari viene rifiutato, noi non possiamo fare i miracoli”.

Nel corso del confronto di ieri tra Regioni e ministri, dai governatori è arrivata la richiesta di una strategia graduale di ripresa partendo proprio da un 50 per cento in presenza e anche l'associazione dei presidi ribadisce la necessità che si aggiornino i protocolli auspicando “in merito alle imminenti proposte di riorganizzazione della rete dei trasporti, in vista della riapertura di gennaio, l'individuazione di soluzioni flessibili e concertate di volta in volta con gli enti locali e le istituzioni scolastiche autonome, per evitare soluzioni centralizzate non modulate sulle reali esigenze del contesto territoriale”. Un contesto che nel caso del Piemonte vede il nodo dell’aumento dei mezzi di trasporto come inestricabile, tanto più nell’arco di appena un paio di settimane. 

Sul fronte di studenti e famiglie, tuttavia, non si placano le proteste. Da oggi fino a mercoledì, ultimo giorno di scuola prima della pausa natalizia, sono previste numerose mobilitazioni in tutta Italia, organizzate e promosse dal movimento Priorità alla Scuola. “La ripresa delle lezioni in presenza per le scuole superiori, nei termini previsti dal Dpcm del 3 dicembre, non è negoziabile e il prolungamento della didattica a distanza per le scuole superiori è una scelta inaccettabile e irresponsabile – sostengono studenti e genitori –. A quasi 12 mesi dall'inizio dell'emergenza non è concepibile negare un altro anno scolastico e il diritto all'istruzione non può essere compresso da scelte politiche meschine, dall'incapacità e dalla scarsa volontà di risolvere i disservizi in nome dei quali le scuole sono state chiuse: la mancanza degli spazi, la scarsità dei trasporti pubblici e l'assenza di un sistema di monitoraggio sanitario”.

Di diverso avviso i sindacati, per i quali non è ipotizzabile al riapertura delle scuole prima dell’11 di gennaio e solo con la metà degli studenti in presenza. Lo hanno scritto CgilCisl e Uil al prefetto di Torino Claudio Palomba, quale sintesi di tutti i tavoli provinciali, bocciando di fatto la proposta delle Regione sull’allungamento degli orari ma al contempo aprendo con la presenza del 50% in classe all’alternativa indicata proprio dalla giunta Cirio per una sostenibilità del sistema dei trasporti. “Per costruire un serio piano del trasporto scolastico – spiegano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Piemonte Pier Massimo Pozzi, Alessio Ferraris e Gianni Cortese – servono dati omogenei dei bacini di utenza, numeri precisi degli studenti che utilizzano i mezzi pubblici, fasce orarie, tratte percorse, con soluzioni diverse per le aree metropolitane, i capoluoghi di provincia, i comuni di media e piccola dimensione. Già nel mese di luglio avevamo chiesto un raccordo tra Assessorato ai Trasporti e Direzione scolastica regionale, senza ottenere risposte”. I sindacati chiedono inoltre di “riconoscere il giusto ruolo alle autonomie scolastiche, per fare sintesi dei problemi della comunità scolastica e per modulare i profili orari possibili”.

Al di là delle dichiarazioni di intenti, l’incontro a distanza di ieri non ha portato ad alcun esito concreto e difficilmente accadrà domani quando Regioni e ministri torneranno a confrontarsi. “Se di fronte a una situazione sanitaria che richiede estrema attenzione e a problemi oggettivi e non risolvibili per quanto riguarda i trasporti la ministra non rivedrà la sua posizione, stante il rifiuto della nostra proposta, non vedo una soluzione”, spiega Gabusi.  “Possiamo continuare a fare tavoli e incontri, ma i mezzi pubblici sono quelli che abbiamo e con quelli dobbiamo fornire il servizio agli studenti, in sicurezza”.

print_icon